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Dal Cin: “Champions League? Mi aspetto una bolgia al PalaSele”

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Il recente successo della Feldi Eboli passa dalla solidità difensiva mantenuta nel corso dell’intera annata calcettistica. In particolare, dalle mani, e all’occorrenza dai piedi, di uno dei protagonisti assoluti della passata stagione, il capitano Carlos Dal Cin.

La storia del portiere della Feldi Eboli

Dalla cittadina brasiliana di Carazinho fino al parquet del PalaSele, il percorso di Dal Cin sembrava già scritto. Nasce nel novembre del ’92 in una famiglia di portieri. Seguendo le orme del padre e dei due fratelli maggiori, il piccolo Carlos, si fa strada nel mondo del futsal già all’età di cinque anni. Il trasferimento del fratello in Italia e la figura di Rafinha Lanziotti, caro amico di famiglia, rappresentano punti di svolta per la sua carriera.

Il 2008 è l’anno che proietta il calcettista verso un florido futuro. L’allenatore Sylvio Rocha vede in lui qualcosa di speciale e decide di lanciarlo tra i grandi. Il ragazzino di appena sedici anni che si allenava con la maglia del Marca, dopo tanto lavoro e sacrificio, esordisce in Serie A2 dando il via al suo sogno.

Oggi, con la fascia da capitano, ha guidato la Feldi Eboli alla conquista del campionato.

In una calda giornata di luglio, con un sorriso che non nasconde l’emozione, Dal Cin può dirlo a voce alta:

“Ora sono campione d’Italia”.


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L’intervista a Dal Cin

La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare il numero 3 dei Campioni d’Italia, l’estremo difensore brasiliano della compagine di mister Salvo Samperi.

Il riconoscimento di miglior portiere della stagione immagino sia un motivo di grande orgoglio per te.

«Sono contento di aver ricevuto questo premio. È il risultato di un grande lavoro stagionale da parte di società, squadra, staff e in particolare del mio poiché si tratta di un riconoscimento individuale. Va sottolineato il fatto che l’ottima annata disputata dall’intero gruppo abbia inciso affinché lo ricevessi. Sono felice di averlo ottenuto per il secondo anno consecutivo e non smetterò di lavorare per ricercare la vittoria».

Saracinesca nell’arco dei play-off, soprattutto contro Napoli. La tua parata al PalaCercola verrà ricordata negli annali di questo sport. Quanto credi abbia inciso quell’intervento sul risultato finale?

«Credo sia stata fondamentale perché loro avevano iniziato a giocare col portiere di movimento e, trovandoci sul 3-0, se avessero accorciato le distanze sarebbe stata di sicuro una partita totalmente diversa. È stata una parata di puro istinto, tutti pensavano fosse già gol. E proprio per questo motivo, l’emozione è stata unica. La reazione del pubblico è stata pazzesca: il palazzetto si è infatti zittito per qualche minuto».

Noti differenze nel modo di utilizzare il portiere da parte di Samperi rispetto agli allenatori precedenti?

«Sì, già lo scorso anno, prima della finale contro Pesaro, mi aveva detto di volermi rendere più partecipe dell’azione in avanti. Vedeva in me facilità di passaggio e tranquillità nelle scelte. In questa stagione abbiamo messo in pratica quanto accennato in precedenza, curando ogni dettaglio. Nella partita di esordio ho segnato e da lì ho preso maggiore fiducia. Abbiamo aggiustato tanti piccoli dettagli. Ho sempre apprezzato questo tipo di gioco e poterlo mettere in pratica mi dà molta carica. Mi fa piacere poter dare una mano anche in fase offensiva. Lui, rispetto agli altri tecnici, mi ha dato maggiore fiducia nel poter esprimermi al massimo. Se oggi sono arrivato a questi livelli, lo devo anche ad alcuni giocatori che mi hanno particolarmente ispirato. Penso a Tiago, portiere della nazionale brasiliana molto bravo coi piedi, e Alexandre Feller, una persona che mi ha aiutato tanto dal punto di vista sportivo. Menziono anche Higuita, una vera e propria fonte di ispirazione».

Cosa pensi delle partenze e dei nuovi arrivi?

«Perdere giocatori importanti rappresenta un duro colpo. I ragazzi hanno fatto parte della crescita della Feldi, dando il loro contributo, ma purtroppo determinate scelte vanno fatte. Sarebbe bello poter confermare tutti. La Feldi è sempre riuscita a mantenere una solida base su cui costruire il futuro. I nuovi arrivi? Marinovic non ha bisogno di presentazioni: ha giocato nella nazionale croata ed è un giocatore di assoluto livello. L’intento è sempre quello di creare un gruppo affiatato, inserendo i nuovi arrivi nel contesto e facendoli sentire a casa al più presto».

Qual è il vostro obiettivo in Champions League?

«Una volta disputata non vedi l’ora di poterla rigiocare. Lo scorso anno avevamo un approccio diverso ma, nonostante ciò, la squadra ha detto la propria dimostrando di poter crescere in questa competizione. Mi aspetto un miglioramento, abbiamo i mezzi per farlo. Nell’Élite Round abbiamo pagato l’ansia di giocare per la prima volta contro avversari di caratura internazionale, ma stavolta ci faremo trovare pronti. Il primo round si disputerà a casa nostra. Mi auguro che il PalaSele sia stracolmo come per Gara 1 della finale scudetto».

Pesa ancora la sconfitta ottenuta in Coppa Italia?

«Proveremo a vincere tutte le competizioni nazionali, a partire dalla Supercoppa. Di sicuro abbiamo voglia di rivalsa per quanto riguarda la Coppa Italia. Nella scorsa edizione avremmo potuto fare sicuramente meglio. Venivamo da un momento difficile tra infortuni e acciacchi fisici. Vogliamo rifarci. Desidero vincere questa manifestazione che considero davvero importante».

Eccetto voi, chi sono le favorite per lo scudetto?

«Tante squadre si sono rinforzate, investendo tanto sul mercato: l’L84 credo sia la società che si sia maggiormente mossa sulle entrate, così come l’Ecocity col colpo Mammarella. Napoli e Olimpus saranno ovviamente le squadre da tener d’occhio. Lo scorso anno ci davano per favoriti dopo aver disputato la precedente finale. Ma si sa, nello sport è sempre complicato ripetersi. Dovremo essere bravi a farlo, mantenendo la giusta concentrazione e restando focalizzati sull’obiettivo. Sarà una stagione molto lunga, ma bella da affrontare».

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Elio Granito
Elio Granito
Sono un ragazzo di 28 anni, laureato in “Scienze delle attività motorie, sportive e dell’educazione psicomotoria”, prossimo a conseguire il secondo titolo, quello specialistico. Creativo, perfezionista, ambizioso. Mi ritengo una persona educata, sensibile, assertiva e altruista. Aspetti risultati sinora determinanti nelle varie relazioni avute all'interno del mondo del giornalismo, con diverse figure di rilievo, e, soprattutto, per comprendere il reale valore, la potenza e il dono di ogni singola parola. Amo il giornalismo pulito, che ha necessità di essere raccontato. Generalmente parlo di calcio, ma ho piacere di spaziare su più fronti. Il mio desidero più grande resta quello di migliorare le mie capacità puntando all’eccellenza. Basi solide, pragmatismo e pensiero creativo: sono le peculiarità sviluppate principalmente in questi anni in cui ho compreso l'amore e la passione per la divulgazione di pensieri, messaggi e valori positivi, utilizzando come strumento lo sport e la mia "penna".

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