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Jefferson: “Quanto mi manca Salerno e i suoi tifosi”

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Jefferson: “Quanto mi manca Salerno e i suoi tifosi”

Prodotto delle giovanili dell’Udinese, arrivò a Salerno con un pò di scetticismo generale. Alto 193cm e con una buona tecnica nelle gambe, ha vissuto una carriera, purtroppo, tormentata da un brutto infortunio che, qui in Italia, l’ha condizionato e non poco. Abbiamo avuto il piacere di intervistare il doppio ex di Salernitana e Perugia, il brasiliano Jefferson…

Ciao Jefferson e grazie dell’invito: a che età hai iniziato a dare i primi calci ad un pallone?

“Ho cominciato a giocare a pallone all’età di sette anni. I miei genitori mi hanno portato in una scuola calcio del mio paese e lì ho cominciato”.

Quando sei arrivato in Italia chi ti ha notato come futuro calciatore?

“Il mio ex procuratore che mi ha visionato all’età di 13/14 anni. Mi chiese se volevo entrare nella sua scuderia per essere consigliato da lui. Così ci fu l’accordo con lui e i miei genitori… accordo che dura tutt’oggi”.

Hai sempre ricoperto il ruolo di difensore o hai iniziato diversamente?

“Assolutamente si. Come dicevo prima, fin dall’età di sette anni, quando entrai nella scuola calcio del mio paese, il mister mi schierò centrale soprattutto per via della mia altezza. Ogni tanto ho fatto il terzino a destra ma il ruolo principale resta il centrale”.

Hai avuto tante esperienze in Italia, quale la più significativa?

“Penso tutte, perché tutte hanno contato nella mia vita, sia come uomo che come calciatore. Calcisticamente sia stata quella di Salerno perché è la squadra che mi è rimasta più nel cuore, oltre ad essere stata la mia prima esperienza come calciatore professionista. Venivo dalla Primavera e vedere una piazza come Salerno da 20-30mila spettatori, poi la finale col Verona in 40mila persone, è stato fantastico”.

Il prossimo avversario della Salernitana è il Perugia. Il tuo ricordo più bello e quello più brutto durante gli anni a Perugia?

“Sono stato accolto bene, dai compagni di squadra al presidente, i tifosi e la città tutta. Il ricordo più brutto sicuramente l’infortunio perché giocavo da titolare e sono stato 50 giorni fermo”.

C’è qualcuno tra i vecchi compagni di squadra con cui ti senti ancora?

“Parlò un po’ con tutti a dire la verità. Grazie a questi “social” ogni tanto capita di commentare qualche stories di qualcuno almeno per tenerci in contatto. A livello di amicizia sento ancora Francesco Bombagi e Salvatore Burrai, anche le nostre mogli sono amici”.

Segui ancora il Perugia o la Salernitana?

“Seguo più i granata a dire la verità. Ho ancora qualche amico a Salerno e ogni tanto parliamo della Salernitana, soprattutto quest’anno, ho visto che ha allestito una rosa importante”.

Nel Perugia 2012-13 con te giocava anche Francesco Di Tacchio, oggi alla Salernitana. Che tipo di giocatore è?

“Molto forte fisicamente. Nel centrocampo lui è quello che ti da più fiducia. Nelle giovanili della Fiorentina, o meglio nella società viola, il centrocampo è abbastanza un fiore all’occhiello. Francesco è un bel giocatore, mi piaceva giocare con lui”.

Oggi giochi in Portogallo, nel Fàtima. Com’è il calcio lì?

“Non mi aspettavo questo livello a dire la verità. Pensavo che sarebbe diventato un passo indietro per la mia carriera visto che sono stato quasi due anni fermo per una pubalgia. All’inizio era un mettersi in gioco perché non ti nascondo che ho pensato di smettere: sono stato 6 mesi in Brasile solo per recuperare dall’infortunio e provare ad allenarmi. Abbiamo un mister a cui piace giocare come me, palla a terra, senza lanciare la palla in avanti senza senso. Questo mi aiuta molto perché so’ di avere piedi buoni nonostante la squadra abbia tanta qualità. Le strutture sono molto funzionali oltre che la città, molto pulita e turistica grazie appunto al santuario di Fatima”.

Sei cresciuto nelle giovanili dell’Udinese. Com’è il settore giovanile del club bianconero?

“Il settore giovanile bianconero è tanta roba. Già quando stavo io era fantastico, con ristoranti, aree relax per riposarsi, palestre. Ora sicuramente è migliorato ancor di più”.

Ti piacerebbe tornare a casa, in Brasile, e giocare per qualche squadra brasiliana?

“Sono stato per 5 mesi ma senza successo per via del mio infortunio. E’ come quando devi vendere una macchina rotta, nessuna se la compra. Ho pensato di tornare lì in quei mesi per stare anche con la mia famiglia. Non penso di tornare in Brasile né per giocare né per vivere… tornerei solo per stare vicino alla mia famiglia. Mi piacerebbe vivere o in Brasile o in Portogallo”.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

“Sicuramente quello di raggiungere gli obiettivi col Fàtima, raggiungendo i playoff promozione e magari andare avanti nella Taça de Portugal (la nostra Coppa Italia) perché la squadra è ben allestita, dal mister ai tanti giocatori di qualità. Oltre a questo progetto non so’ il futuro cosa riservi, spero sempre nel meglio possibile”.

Ti piacerebbe tornare in Italia?

“Torno già adesso spesso per fare un giro, l’Italia mi piace, magari potessi ritornare a giocare. Purtroppo tornare a giocare, dopo l’infortunio che mi ha bruciato un po’, penso che nessuno potrebbe ingaggiarmi. Chiedo sempre a mia moglie se l’Italia le manca, un po’ come a me, e lei risponde in maniera affermativa. Non ti nascondo che Salerno ci manca tanto, soprattutto i tifosi. Ma soprattutto ti svelo un segreto: il granata mi porta bene e sai perché? Perchè il Fàtima ha la divisa granata!”.

Grazie mille Jefferson e in bocca al lupo per questa nuova esperienza…

“Ciao e grazie a voi, mi ha fatto davvero molto piacere!”.

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