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ESCLUSIVA Il pensiero di un ex granata “Salerno merita chiarezza”

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I ricordi di Jaro Šedivec

Nella storia granata di “promesse” e “meteore” ne son passate molte e nessuno si ricorda di loro se non per aspetti negativi. Del ceco Jaroslav Šedivec, invece, ricordiamo l’ottimo attaccante che doveva far sognare la tifoseria. Sogno mai realizzato però a causa del prolungato infortunio che lo costrinse a giocare poco. Abbiamo incontrato Šedivec per voi e, a bruciapelo, gli abbiamo chiesto, come prima cosa, come mai scelse la nostra squadra nonostante avesse molte richieste da categorie superiori.

“Ciao, come dici avevo diverse richieste e dopo l’esperienza a Trieste presi tempo per non scendere di categoria ma, ormai trentenne, e con le regole nuove della Federcalcio che avvantaggiava economicamente chi puntava sui giovani, bisognava decidere in base a molteplici fattori. Così iniziò un tira e molla con il ds Nicola Salerno che conoscevo e grazie a lui e a vari amici come Polito, Montervino, Pestrin – per citarne alcuni – capii che si stava formando una squadra vincente e con un buon progetto, scendere di categoria divenne poco importante”.

L’esperienza in granata, però, non fu positiva.

“Sul piano fisico ebbi subito problemi. Non avevo fatto ritiro ma mister Breda mi voleva subito in campo quindi forzai troppo e iniziarono i guai. Un semplice stiramento, che normalmente si cura in tre settimane, me lo sono portato per mesi a causa anche dei problemi in società. Noi giocatori fummo lasciati soli, senza effettuare esami specifici, mal curati, e per la verità dovevamo occuparcene da soli”.

Un anno tremendo per voi e per tutto l’ambiente sportivo salernitano.

“Fu un anno bruttissimo per tutti. Posso dire però che fu una squadra di eroi visto dove si è comunque arrivati. Di più non si poteva fare; tra avvocati, stipendi non pagati e trasferte auto finanziate per poter scendere in campo. Orgogliosamente, ribadisco, abbiamo onorato la maglia da professionisti anche per non deludere la piazza che comunque ci seguiva sempre. Vivere da giocatore una piazza come Salerno è una fortuna ma è bella anche da affrontare. Quello stadio e quel tifo emoziona chiunque. Salerno è una città bellissima al di là del fattore calcistico, la gente è calorosa e sa amare la propria squadra anche quando non va bene. Non meritava certi personaggi prima come non li merita ora”.

Da spettatore amante dei colori salernitani sei quindi dalla parte della tifoseria che pensa di meritare di più?

“Capisco i tifosi perché non è semplice percepire le intenzioni di Lotito. Certo il calcio oramai è business, il patron porta soldi e la squadra è in B ma credo che, avendo altra formazione che porta maggiori introiti, sminuisca la squadra campana. Ribadisco che sia un mio parere al di fuori, magari ha le migliori intenzioni e attende il momento migliore per consolidare il progetto, del resto andare in massima serie per non restarci serve a nulla. Salerno merita chiarezza”.

Il calcio è cambiato, tu hai vissuto sul campo i tempi migliori ed anche quelli attuali. Questa serie B e tutto il calcio italiano è davvero così scadente?

“Il livello sia tecnico che tattico della serie B rispetto a tanti anni fa si è abbassato. Come si è abbassato anche il livello economico dei calciatori. Questo fa si che chi ha un tantino in più economicamente vince il campionato. E’ un sistema sbagliato, la Lega fa ben poco oramai. Il calcio italiano ha perso molto a cominciare dai settori giovanili dove troviamo molti stranieri e dove per entrare devi pagare o avere sponsor. E’ un sistema questo che andrebbe fermato perché ci sono tanti potenziali campioncini che non hanno alle spalle una famiglia facoltosa e quindi restano ‘a casa’. E’ un mondo di lecchini, anzi prostituzione, anche per allenare”.

Da “tifoso” granata cosa ti aspettavi e cosa ti aspetti da questa Salernitana?

“Mi aspettavo di più lo scorso campionato. Era partita bene, poi è calata anche se con l’arrivo di Colantuono pian piano è riuscita ad arrivare ben fuori dalla zona salvezza. Conosco molto bene il mister, è uno tosto oltre a saper motivare bene la squadra ed i calciatori, lo reputo adatto in piazze come Salerno. Un progetto va costruito anche con un allenatore come lui e penso che se lo accontentano con i giocatori che ritiene più idonei possono giocarsela se non quest’anno il prossimo, mantenendo continuità. Ci vuole un mix di calciatori con esperienza e giovani bravi. Giocatori di proprietà che restano senza dover ogni stagione cambiare meccanismi e gioco. E soprattutto, aggiungo, calciatori con gli attributi caratterialmente perché giocare a Salerno non è come giocare a Cittadella”.

Un monito finale da un calciatore di tanta esperienza per i neo acquisti e non solo. Salerno dà tanto ma, ovviamente, merita anche il rispetto e il “sudar la maglia”.

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