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In esclusiva il doppio ex Dino Fava Passaro: “Ho dato tutto per la maglia”

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In esclusiva a SalernoSport24 l’attaccante classe 1977, Dino Fava Passaro, ex Salernitana e Bologna, ha commentato la stagione delle due squadre in vista del match di lunedì.

Le parole del doppio ex Dino Fava

Nel lunch match del primo di aprile, la Salernitana di Colantuono sfiderà il Bologna al “Dall’Ara”. Un doppio ex della gara è Dino Fava Passaro, che attualmente gioca nella Sessana, squadra campana militante in Promozione. Nell’agosto del 2007, il centravanti si trasferisce al Bologna, dove va a segno solo due volte. Le reti sono decisive e permettono ai rossoblù di tornare in Serie A. Nel mercato estivo del 2008 passa in prestito alla Salernitana e ritorna nel 2009, firmando un contratto biennale. Con la maglia dei Granata, in 79 presenze ha collezionato 17 reti e 2 assist.

L’intervista all’ex attaccante dei granata

Hai degli idoli o dei modelli a cui ti sei ispirato durante la carriera? Secondo te, ad oggi, ci sono degli attaccanti con le tue caratteristiche?

«Il mio idolo è stato sempre Marco Van Basten, però purtroppo le mie caratteristiche non sono proprio come le sue. È stato un giocatore elegante, bellissimo da vedere. Ero innamorato di lui, insomma, quindi per me è stato l’attaccante più forte in assoluto.

Oggi come oggi trovare un giocatore con le mie caratteristiche è difficile, perché più si va avanti, più si ha difficoltà a trovare un attaccante d’area di rigore, forte di testa. Non lo so, è veramente difficile. Forse anche perché il calcio oggi è cambiato, magari non si vedono più».

Cosa ti ha spinto a continuare a giocare a calcio nonostante l’avanzare dell’età? Una volta ritirato, pensi di continuare nell’ambito sportivo?

«Purtroppo è questa passione infinita per il calcio. Diciamo che a me, fondamentalmente, oltre al piacere del calcio, mi piace comunque mantenermi in allenamento, stare insieme ai ragazzi, perché da solo non riesco ad allenarmi. Abituato a fare un certo tipo di vita calcistica, adesso ho notato che comunque riesco ancora a stare a livello di questa categoria, anche perché ad oggi si è abbassata di livello. Come si è abbassato il calcio in Serie A, si è abbassata anche la categoria in cui gioco.

Sì, mi piacerebbe creare una scuola di calcio qui dove abito, anche se è un po’ complicato perché, purtroppo, non abbiamo una struttura ancora dove poter esprimere al meglio la tipologia di idea che ho in mente. Però sembra che oggi abbiano trovato i fondi per poter stanziare il campo sintetico e quindi, magari, potremmo riuscire a realizzare questo mio sogno».

Qual è il tuo ricordo più bello con la maglia dei Granata e dei Rossoblù?

«Per quanto riguarda la Salernitana ho vissuto dei momenti davvero molto belli. Sono più quelli belli che quelli brutti, nonostante la retrocessione. Però ho vissuto un momento straordinario quando abbiamo fatto quell’annata in cui siamo arrivati secondi e poi perdemmo la finale contro il Verona. Nonostante, purtroppo, il Presidente ebbe problemi economici e non ci pagò più, si creò una sintonia stupenda con i tifosi, che ci aiutavano e venivano in tantissimi a vedere le partite e con il Comune che ci pagava le trasferte. Peccato che perdemmo la finale in maniera anche secondo me immeritata, perché i due rigori al Verona erano inesistenti. Però io di Salerno non posso far altro che parlarne bene. Nonostante tutti dicevano che era una piazza difficile, io sono sempre stato bene perché ho sempre dato tutto per questa maglia. Io abitavo in centro, non ho mai avuto difficoltà a camminare per strada, anzi i tifosi hanno sempre apprezzato, anche se non ho fatto tantissimi gol, però sono stato sempre molto bene.

Sono stato solo un anno a Bologna ma abbiamo vinto il campionato, passando dalla Serie B alla Serie A. Ho vissuto un anno molto bello, una piazza importante, quindi sono stato anche lì bene, ma mai come a Salerno».

Avendo vissuto una retrocessione, secondo te qual è l’elemento che non deve mai mancare in una squadra che sta lottando per la salvezza?

«Abbiamo visto l’anno scorso quello che è successo e perché non può succedere anche quest’anno? È difficile, alla fine non ci dobbiamo dire bugie, però io penso che fino a quando la matematica non condanna, è fondamentale crederci e lottare. So che alcuni giocatori hanno avuto delle problematiche, chi ad esempio non ha voluto entrare in campo… queste per me sono cose inaccettabili, non esiste. Non fanno altro che destabilizzare lo spogliatoio e l’ambiente».

Guardando, invece, la grande annata del Bologna, si può notare quanto sia importante per un calciatore la figura dell’allenatore. Thiago Motta sta compiendo un capolavoro

«Sono d’accordissimo. Come l’anno scorso tra Spalletti e il Napoli, quest’anno si è creata una sinergia tra Bologna e Thiago Motta perché riesce a esprimere un buon calcio trovando la sintonia. Quando c’è sintonia tra allenatore e giocatori si può fare tutto, poi quando le cose vanno bene diventa tutto più facile, quindi sono contento per il Bologna, invece sono molto dispiaciuto la Salernitana».

Infine un messaggio per i giovani calciatori: quanto è importante mantenere costanza e determinazione nel percorso sportivo, senza mai arrendersi? Al Bologna hai dimostrato che anche due gol possono fare la differenza nel raggiungere traguardi importanti.

«Assolutamente. Per me quell’anno a Bologna è stato anomalo, perché per la prima volta, pur giocando sempre, ho fatto pochissimi gol. Nello stesso tempo, ogni partita, io uscivo tra gli applausi. Facevo tanti passaggi e assist a Marazzina. Mi ricordo che a Bologna mi hanno voluto tutti bene. Tra l’altro, in molti hanno predetto che io segnassi il gol più importante, con cui raggiungevamo la promozione. Così è stato, perché la rete a Mantova è quella che poi alla fine ci ha fatto andare in Serie A. Sì, io dico sempre di non mollare mai, di crederci sempre. Mi ricordo che il martedì quando ci vedevamo al ritorno degli allenamenti, il primo a cui l’allenatore faceva i complimenti ero sempre io, perché vedeva che facevo di tutto per la squadra e mi mettevo sempre a disposizione. Per me era un grande motivo di orgoglio ed era bellissimo».

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