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Urban: “Alla Cavese serve gente di categoria per tornare in Serie C”

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La redazione di SalernoSport24 ha avuto il piacere di poter intervistare l’ex fantasista della Cavese, Alberto Urban.

Chi è Alberto Urban

Conosciuto come il Baggio del Cosenza’ per via della sua fantasia e delle qualità mostrate nella sua esperienza in Calabria, Alberto Urban, nel corso della propria carriera ha trascorso una doppia avventura tra le mura di Cava de’ Tirreni. In entrambe, il classe ’61 ha lasciato il segno non solo sul campo, ma anche nel cuore dei tifosi.


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Lei ha militato nella Cavese degli anni ’80 e di fine anni ’90. Quanto crede sia cambiato il modo di intendere il calcio tra le due esperienze in biancoblù e come vede il calcio di oggi?

«Tra la prima e la seconda esperienza a Cava, le cose sono cambiate per vari motivi: nella prima, durata tre anni, precisamente nell’ ’83, ho disputato la Serie B ed ero ancora giovane; nella seconda, sono tornato con più esperienza, nelle vesti di allenatore in seconda di Liguori. Poi, a causa di varie difficoltà sono sceso nuovamente in campo e, ciononostante, è stata anche questa una bella esperienza. Il calcio si è evoluto man mano, già da fine anni ’80 quando mi trovavo a Genova. Ciò che vediamo oggi è ben diverso: al tempo, ad esempio, c’era Sacchi. Quest’oggi difficilmente assistiamo agli uno contro uno, ai tentativi di saltare l’uomo. Vi è mancanza di qualità e ciò comporta un minore divertimento. O meglio, vengono suscitate emozioni esclusivamente nei tifosi che sostengono la propria squadra in seguito a un trionfo. In caso contrario, il sostenitore torna a casa deluso per la mancanza di spettacolo. Si è giunti a un cambiamento in negativo. Ora si predilige maggiormente la corsa a dispetto della qualità».

In quale calciatore si rivede?

«Io occupavo la posizione di trequartista. Divertivo e facevo divertire la gente con il mio modo di giocare. Sarebbe stato più facile per noi calciatori di un tempo trovarci nel calcio di oggi perché prima veniva praticato un gioco più fisico, per certi versi ‘scorretto’, con continui contatti e falli. Oggi, invece, gli attaccanti e i fantasisti sono maggiormente tutelati; meno i difensori, che vanno in difficoltà dopo aver ricevuto un’ammonizione, e che dunque evitano l’avversario pur di non riceverne un’ulteriore. Ciò favorisce chi attacca. Mi rivedo, per qualità e corsa, nel Papu Gomez. Un giocatore in grado di fare l’esterno e giocare anche dietro le punte».

La delusione è sicuramente tanta per quanto riguarda la mancata promozione in Serie C. Crede che i ragazzi abbiano pagato l’eccesso di fiducia?

«Difficile valutare il tutto dall’esterno. Certo che, con sei punti di vantaggio a tre partite dalla fine del campionato, è inimmaginabile andare allo spareggio. La svolta è avvenuta nell’ultima partita disputata in casa: perdere con una squadra che necessita di un punto in chiave salvezza non è ammissibile. La Cavese aveva e ha, tuttora, un grande organico. La sconfitta di Brindisi è lecita, si trattava pur sempre di uno scontro diretto. Lo spareggio, invece, è un terno al lotto: si affrontavano due squadre di livello, con giocatori importanti. Anche se ritengo che la Cavese avesse calciatori di maggior qualità, direi probabilmente i migliori della categoria».

Nello spareggio contro Brindisi e nella finale play-off contro Nardò, che tipo di Cavese ha visto?

«Arrivi a queste due gare con una testa diversa. Vorresti spaccare il mondo, ma non trovi più la forza mentale. Tra l’altro, hanno affrontato queste due sfide senza i propri tifosi che rappresentano l’arma in più. Il tifo è da ammirare ed è invidiabile in tutta Italia, specialmente per quanto riguarda queste categorie».

Da dove bisogna ripartire in vista della prossima stagione?

«Servirà apportare alcune modifiche all’organigramma: è necessario prendere un DS di categoria che conosca giocatori adatti, pronti; dovranno scegliere un tecnico preparato, esperto, che abbia carattere e responsabilità. Cava è una piazza difficile: il pubblico pretende molto, anche perché si tratta di una società ricca di storia, che ha disputato per diversi anni Serie B e Serie C».

Il nativo di Saint-Avold ha terminato l’intervista con uno speciale augurio per il futuro della squadra blufoncé e dei suoi fantastici sostenitori:

«Io abito a Cava de’ Tirreni, nel corso della mia carriera ho avuto modo di vivere questa realtà da vicino. Ci sono particolarmente affezionato, grazie al calore della gente. Dunque, con tutto il cuore, mi auguro la Cavese possa ritornare in Serie C, perché è la categoria che merita. Non parlo solo della squadra, ma anche del suo magnifico pubblico».

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Elio Granito
Elio Granito
Sono un ragazzo di 28 anni, laureato in “Scienze delle attività motorie, sportive e dell’educazione psicomotoria”, prossimo a conseguire il secondo titolo, quello specialistico. Creativo, perfezionista, ambizioso. Mi ritengo una persona educata, sensibile, assertiva e altruista. Aspetti risultati sinora determinanti nelle varie relazioni avute all'interno del mondo del giornalismo, con diverse figure di rilievo, e, soprattutto, per comprendere il reale valore, la potenza e il dono di ogni singola parola. Amo il giornalismo pulito, che ha necessità di essere raccontato. Generalmente parlo di calcio, ma ho piacere di spaziare su più fronti. Il mio desidero più grande resta quello di migliorare le mie capacità puntando all’eccellenza. Basi solide, pragmatismo e pensiero creativo: sono le peculiarità sviluppate principalmente in questi anni in cui ho compreso l'amore e la passione per la divulgazione di pensieri, messaggi e valori positivi, utilizzando come strumento lo sport e la mia "penna".

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