Walter Sabatini ha parlato in conferenza stampa durante il secondo appuntamento di presentazione del suo libro. Tanti gli argomenti trattati, tra cui il periodo a Salerno
Walter Sabatini alla presentazione del suo libro
Durante il secondo appuntamento di presentazione del proprio libro, l’ex direttore sportivo granata ha parlato approfonditamente della sua avventura a Salerno e non solo. Un appuntamento a cui sono state presenti varie figure di spicco dello sport di Salerno. Tra questi il commissario allo Sport del Comune Rino Avella, il team manager della Salernitana Sasà Avallone e Riccardo Santoro, presidente del CCSC (Centro Coordinamento Salernitana Club).
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La conferenza stampa
Quello visto oggi può dirsi un Walter Sabatini visibilmente emozionato per il ritorno in città. Come confermato da lui, infatti, sono tante “le emozioni provate a Salerno non sono replicabili. Tutto quello che ho vissuto qui e i mesi qui non lo sono. Ogni volta che sento nominare Salerno penso sia la mia città, come se avessi un primato qui. Le cose passano ed è una cosa passata, ma mi darà la forza per tutta la vita. Ci sono tante cose nel libro, è una sorta di epistolare indirizzato a mio figlio e che lo legga. Ora ha 18 anni e non lo voglio appesantire, ma nella speranza che andando avanti con l’età voglia leggerlo. Ci sono concetti intricati, non è facile la lettura di questo libro“.
Un intermezzo anche per Ciro Romano, presente all’appuntamento: “Salerno è visceralmente legata alla propria squadra di calcio, la propria maglia, prima che ai tesserati. Questa è la città che, a memoria mia, ha perso la testa due volte. Una volta per un allenatore, una per un direttore sportivo. L’allenatore era Delio Rossi, il direttore Walter Sabatini. Quale occasione migliore affinché l’uno ci parli dell’altro“.
Detto, fatto. Walter Sabatini risponde alla richiesta di Romano, parlando dell’attuale tecnico del Foggia: “È un allenatore molto, molto preparato. Ho visto la sua partita contro il Lecco, gli ho visto prendere gol su calcio di punizione e mi sono detto che non fosse possibile. Contro Delio è impossibile farlo, perché lui passa ore nella preparazione. Con me è stato un allenatore strepitoso, abbiamo fatto due stagioni alla Lazio. Prima dovevamo, nel 2004, arrivare alla salvezza. Era il primo anno di Lotito, un presidente davvero importante. L’anno dopo con prestiti e parametri zero abbiamo fatto una squadra temibile. Delio ha fatto un lavoro incredibile e siamo andati in Champions League. Quella Lazio è andata in Champions League“.
