venerdì 26 04 24
spot_img
HomeFrontpageRoberto Merino: "Fondamentale puntare sui giovani. Valencia ha le doti per fare...
spot_img

Roberto Merino: “Fondamentale puntare sui giovani. Valencia ha le doti per fare bene”

spot_imgspot_img

La nostra Redazione ha avuto il piacere di intervistare Roberto Merino, ex calciatore della Salernitana. Il peruviano ha parlato dell’importanza del settore giovanile e di altri temi interessanti.

Dal Perù alla Salernitana, la carriera di Merino

Roberto Merino Ramirèz, fantasista classe 1982, nasce calcisticamente in Spagna. In particolare esordisce nel calcio professionistico nella serie cadetta iberica, dove colleziona 92 presenze e nove gol con le maglie di Mallorca B e Malaga B. In seguito, passa dapprima per il Servette e successivamente per il Ciudad de Murcia, prima di aprire la sua parentesi in Grecia.

Dal 2005 al 2008 si fa notare da diversi club europei grazie alle sue prestazioni con Akratītos e Atromītos. Soprannominato ‘Maradona delle Ande’, nel 2009 approda a Salerno dove lascia il segno grazie alla sua straordinaria tecnica. All’esordio lascia a bocca aperta migliaia di tifosi granata grazie ad uno straordinario pallonetto da 40 metri che ancora oggi viene ricordato da tantissimi appassionati di tutto il mondo.

Nella sua seconda stagione all’ombra dell’Arechi viene fermato da un grave infortunio rimediato nel ritiro precampionato ma nonostante ciò conta 47 presenze e cinque reti con la maglia della Bersagliera. Dopo due prestiti nel giro di pochi mesi si accada al Juan Aurich con il quale vince il Campeonato Descentralizado al termine della stagione 2011-2012. L’anno seguente fa ritorno in Italia, vestendo la maglia della Nocerina.

Negli ultimi nove anni della sua carriera Merino gioca per altrettante società, ovvero Deportes Tolima, Juan Aurich, UTC Cajamarca, Pattaya United, Union Commercio, Torres, Puteolana, Spoleto e Sora.

La società targata Iervolino ha deciso di puntare fortemente sui giovani sia cercando di creare un settore giovanile solido sia investendo su giovani promesse. Crede che sia la strada giusta per affermarsi in massima serie?

«Io, che vengo dalla scuola Barcellona, credo che il calcio italiano manchi di inventiva nonostante sia stato, tra gli anni 80′ e 90′, la massima espressione di questo sport. Dunque, al giorno d’oggi è sempre importante puntare sui giovani. Inoltre, proprio nella Salernitana manca un giocatore talentuoso originario di Salerno».

La Salernitana ha ormai chiuso per l’acquisto di Diego Valencia. Cosa serve ad un ragazzo sudamericano per compiere il salto di qualità in Europa?

«Valencia è una scommessa per il futuro, questo acquisto è sicuramente un grande segnale dato dalla società. Nonostante non abbia seguito molto questo ragazzo, apprezzo che sia un attaccante di razza che vede la porta, con Nicola può lavorare bene. Spero che riesca adattarsi bene al calcio italiano.

In ogni caso credo che una piazza come Salerno vada sempre bene per un giocatore sudamericano proprio per il calore che trasmette. Avendo giocato in Copa Libertadores io conosco bene questo tipo di passione e quanto sia importante questa atmosfera».

Cosa si porta dietro dalla sua esperienza alla Salernitana?

«Rimane il rimpianto per quel periodo, il primo anno riuscimmo a salvarci nonostante nessuno credesse in noi. Fu una soddisfazione arrivare a Salerno come un calciatore ignoto e poi riuscire a farmi conoscere grazie alle mie giocate e a quel gol da centrocampo. L’anno seguente decisi di rimanere nonostante le tante offerte proprio per l’amore che la piazza mi trasmise.

Durante la mia permanenza a Salerno dovetti cambiare casa per quattro volte perché molto spesso mi ritrovavo tanti tifosi ad aspettarmi. Lo scorso anno sono stato all’Arechi ed è stato emozionante, mi viene la pelle d’oca ogni volta».

Recentemente ha avuto l’opportunità di potersi approcciare al calcio giovanile nelle vesti di allenatore. Può raccontarci qualcosa di questa esperienza?

«A novembre ho preso il patentino Uefa b a Coverciano ma già da tempo avevo in mente di intraprendere questa strada. Successivamente ho deciso di cominciare dal basso perché io sono un ragazzo di quartiere cresciuto giocando per strada negli anni 90′. Purtroppo negli ultimi anni si è persa questa identità a causa della tecnologi.

Per quanto riguarda la mia visione del calcio, penso che il gioco sia cambiato molto sia in fase difensiva che offensiva ma io voglio trasmettere l’importanza della capacità di inventiva. Inoltre, per me è fondamentale anche mantenere un buon rapporto con i ragazzi».


Potrebbe interessarti anche:

spot_img
spot_img
spot_img

Notizie popolari