La Salernitana, a Salerno, a porte chiuse. Un evento eccezionale, capitato pochissime volte nell’ultracentenaria storia della società. Lo stadio “Arechi” un acquario, un silenzio assordante che squarcia il cielo. Gli spalti vuoti, e quella sensazione di abbandono. Come si facesse per finta. Come se non fosse vero. Come a dire che non esiste calcio senza la sua gente. Gridandolo con il silenzio. Ricordando che senza boato un gol non sarà mai lo stesso.
Salernitana a porte chiuse. L’ultima volta fu un successo sul Piacenza
Era la sciagurata stagione 2009-2010, quella dell’ignobile ultima posizione. Quella delle sconfitte, degli stipendi non corrisposti. Quella di Lombardi al timone di una nave che affondava. Quella nave che non sarebbe più riemersa. Eppure quella volta fu vittoria. Contro il Piacenza, a porte chiuse. Due momenti anomali di quell’annata. Successo e stadio vuoto. Era stato squalificato per le intemperanze di 15 giorni prima contro la Triestina. Fu Merino a punire i biancorossi emiliani siglando la rete del definitivo 1-0. Tre punti che, alla fine, si rivelarono inutili.
