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Raffaele Imparato: “A Salerno, il settore giovanile non esiste più”

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Intervista a Raffaele Imparato, ex prodotto del vivaio della Salernitana, nonché ex calciatore della Juve Stabia. Uno degli ultimi rimasti, si può dire, ad aver esordito in granata partendo dal settore giovanile.

Raffaele Imparato, il jolly difensivo

Nato, per caso, ad Avellino, ma salernitano nel sangue da generazioni, Raffaele Imparato è uno dei pochi ad aver avuto il privilegio di giocare per la propria squadra del cuore. Cresciuto calcisticamente nelle giovanili della Salernitana, ha avuto l’onore di indossare la maglia della prima squadra soltanto in 8 occasioni, tutte in Serie C. L’ex terzino destro granata è sceso in campo due volte nella stagione 2005/2006 e sei nella stagione 2007/2008. Nonostante lo scarno palmares in maglia granata, Raffaele Imparato è rimasto legatissimo ai suoi colori ed alla squadra che lo ha fatto crescere calcisticamente. La redazione di Salernosport24, in occasione della prossima sfida di Castellammare di Stabia, lo ha raggiunto telefonicamente per rivolgergli alcuni quesiti in qualità di doppio ex di entrambe le compagini. Questo il contenuto dell’intervista curata dal nostro caporedattore, Lino Grimaldi Avino:

Sabato si ripropone una partita molto sentita da entrambe le tifoserie, Juve Stabia-Salernitana. Domanda bruciapelo: per chi farà il tifo?

«Senza alcun dubbio, farò il tifo per la Salernitana. In ogni caso, devo dire che l’esperienza a Castellammare è stata un’esperienza bella e formativa. Grazie a quei sei mesi trascorsi con la maglia delle Vespe, attirai le attenzioni del Catania. Momenti che ricorderò sempre con piacere. Comunque, speriamo di assistere ad una bella partita, sia in campo che sugli spalti».

Hai indossato la prima maglia granata della “palla di pezza”. Com’era quel primo anno?

«Per un salernitano, indossare la maglia granata dà sempre emozioni particolari. Il mio rammarico è quello di non aver giocato nella Salernitana in un periodo di maggiore maturità, sia calcistica che umana, perché sicuramente le cose sarebbero andate in maniera diversa. In ogni caso, sono contento di quello che ho fatto nella mia carriera da professionista».

Tu però venivi dal settore giovanile della Salernitana?

«Il settore giovanile granata è sempre stato un fiore all’occhiello ma oggi, purtroppo, non esiste più. All’epoca venivano effettuati degli investimenti seri. Oggi, più che i soldi e la competenza, mancano le idee, la passione e la voglia. Nonostante tutto, non si può rimproverare granché a questa società. Hanno preso la Salernitana in Serie D e l’hanno portata in B in pochissimo tempo, quindi bisogna dividere il giusto».

Inevitabilmente ci spostiamo sui carboni ardenti. Salerno ha sempre fornito un vivaio di prim’ordine a livello nazionale, soprattutto durante la gestione Aliberti, passando anche per quella tribolata di Lombardi. Oggi, lo dicono i numeri, il settore giovanile della Salernitana è uno dei peggiori di Italia. Il calcio si sta impoverendo o si sta puntando su nuovi valori?

«Negli ultimi due anni, ho visto 4 o 5 prodotti del vivaio granata che hanno esordito a Rieti, ma con scarsissimi risultati. Sinceramente non riesco a capire come abbiano fatto ad arrivare tra i professionisti. Questo problema, comunque, non riguarda soltanto la Salernitana, ma è diventato un leitmotiv generale. Oggi i ragazzi vengono spinti a fare i calciatori più dai genitori che da loro stessi. In queste scuole calcio moderne, i ragazzini imparano molto poco. Non sono abituati al sacrificio, si chiedono troppi diritti con pochi doveri». 

È un dato di fatto che la Salernitana, nei momenti di difficoltà, ha sempre potuto contare sulle nuove leve, fino all’avvento della società romana. Sabato i granata avranno una falla enorme a destra con l’assenza quasi certa di Karo e nessuno di ruolo che possa sostituirlo.

«Il settore giovanile ha sempre rappresentato un serbatoio da cui attingere. A parte me, ricordo Schiavi, Piccolo, Molinaro, Cardinale, Parisi, Cammarota, De Luca e tanti altri che ora mi sfuggono. Come ho detto prima, bisognerebbe rivedere alcune scelte e puntare molto di più sui giovani, ma che siano validi e pronti all’occorrenza».

Qual è la tua situazione attualmente? Fino allo scorso anno ti sapevamo all’Agropoli.

«Oggi gioco in Eccellenza con la Vis Ariano in cui, però, oltre che da calciatore faccio anche da collaboratore tecnico. Visto che il fisico ancora me lo permette, mi fa piacere divertirmi e dare il mio contributo sul campo, poi si vedrà».

Manca ancora un bel po’ di tempo perché sei giovane, ma stai già pensando a cosa fare da grande?

«Ho già conseguito il patentino di allenatore di base Uefa B. Il mio sogno è quello di diventare un allenatore e sto già studiando per farlo. Grazie ai valori che ci furono trasmessi nel settore giovanile della Salernitana, penso che quando si fanno i sacrifici, alla fine, i risultati arrivano sempre. Con la giusta umilità, semplicità e, soprattutto, con la giusta consapevolezza, spero di togliermi delle soddisfazioni anche nella nuova veste».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Le Cronache, TuttoSalernitana, Granatissimi e SalernoinWeb ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa e RCS75 e attualmente è corrispondete di Radio Punto Nuovo per lo Sport salernitano. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
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