L’associazione di promozione sociale Macte Animo 1919,presieduta dal giornalista e collezionista Umberto Adinolfi, ha riportato a Salerno un cimelio storico di altissimo valore. È stato infatti rinvenuta una locandina che rende noto il fatto che il primo club di tifosi d’Italia sia nato proprio a Salerno.
Umberto Adinolfi: “Cimelio motivo d’orgoglio per Salerno”
Noi di SalernoSport24 abbiamo avuto la possibilità di intervistare il collezionista salernitano e farci raccontare qualche segreto sulla accurata ricerca della locandina, e dell’importanza di questo cimelio per il tifo salernitano, oltre che per la storia di quello del calcio italiano.
Che significato ha questa scoperta nel panorama del tifo del calcio italiano?
«Ha un significato importante perché questo documento attesta un club di tifosi organizzati già nel 1921. E già questo è una scoperta importante poiché consente di anticipare di ben sette anni la presenza di un club di sostenitori in Italia. Prima di questo cimelio, il club più recente era a Bari ed era nato nel 1928.
Abbiamo, cosi, la possibilità di portare a Salerno il primato della passione organizzata del tifo già dal 1921, ed anche se, magari, un domani ci saranno nuove scoperte, è bene che ci godiamo questo bel primato».
Quali sono i punti principali della vostra ricerca?
«Quello mio, che svolgo con l’associazione Macte Animo 1919, è un lavoro di condivisione e di connessione con tanti altri collezionisti, che consente di avere poi ad arrivare sempre ad una definizione cronologica definitiva.
La ricerca si base su passione, risorse, tempo, e sacrifici. Non é facile andare in giro per l’Italia e ritrovare cimeli storici. A maggior ragione se questi sono inerenti ad una realtà come Salerno e sulla Salernitana. Partiamo, ovviamente, svantaggiati rispetto a posti dove vi sono squadre più blasonate, con gli annessi collezionisti che hanno più possibilità di scovare oggetti di loro interesse. Al sud, dove non c’é mai stata cultura della memoria, viene ancor più complesso.
Sicuramente sarebbe interessante che in ogni gara casalinga ci fosse un’esposizione di cimeli, con le società avversarie invitate a rievocare bei momenti storici».
Come ha convinto il collezionista a cedere il cimelio?
«I collezionisti bisogna corteggiarli, come le belle donne. Quella per questo cimelio è stata una lunga trattativa. Bisogna anche saper trovare le corde giuste, dato che in genere i collezionisti difficilmente vendono i cimeli, piuttosto preferiscono scambiarli, come accaduto in questo caso».
Che valore ha questo cimelio per la tifoseria granata?
«Il valore è soggettivo. Per me, ad esempio, ha un valore incredibile da appassionato e collezionista.
Ma penso che anche per i tifosi salernitani è sicuramente un orgoglio poter dire che già dopo due anni dalla fondazione della squadra c’era un importante seguito organizzato, con la quale si cantava e si andava insieme allo stadio. È una matrice di identità sociale e territoriale molto bella e forte, oltre che motivo di vanto».