Intervista a Manolo Pestrin, doppio ex di Salernitana ed Ascoli. Esperienza dai due volti, quella dell’ex centrocampista in granata, capace di riconquistare i tifosi a suon di prestazioni importanti.
Manolo Pestrin, il faro del centrocampo
“Gioca come Zidane, picchia come Bruce Lee, il suo nome è Manolo Pestrin”. Un coro, cantato per anni dai tifosi del Cesena, che lascia poco spazio all’immaginazione. Pestrin è stato un calciatore completo, che ha fatto della cattiveria agonistica il suo segno distintivo. Tante le sue esperienze in giro per l’Italia in tutte le categorie. Dalla D col Monterotondo agli albori della carriera, fino alla massima serie con il Messina nella stagione 2007-2008. Stagioni intervallate dell’esperienza al Cesena dove, presumibilmente, trascorre le sue annate migliori sotto tutti i punti di vista. E poi ancora Lanciano e Castel di Sangro, passando per Palermo. Nel 2008, la prima esperienza, in chiaroscuro, in granata durata un anno e mezzo. Retrocessione dalla B e 6 mesi in C, dove diventa oggetto di pesanti critiche da parte dei sostenitori granata. Da uomo in più a “senatore indigesto” il passo è stato relativamente breve. Successivamente, sei mesi al Torino in B e un lungo girovagare tra Frosinone, Cremonese, Carrarese e, appunto, Ascoli. Nel 2014, poi, il ritorno in granata, voluto fortemente dal direttore Fabiani, ma accolto tra lo scetticismo generale. Quell’anno, però, Pestrin fu capace di riconquistare la fiducia dei tifosi a suon di prestazioni importanti, ottenendo la promozione in B con la fascia di capitano al braccio. Resta anche nella stagione successiva, dove contribuisce alla salvezza dei granata arrivata nella finale play- out contro il Lanciano.
L’intervista
Venerdì si affronteranno due squadre che hanno fatto parte del suo passato. Quali sono i ricordi più belli legati alle due piazze?
«Senza dubbio, visti i trascorsi, sono più legato a Salerno. Sono stati anni di vittorie e di grandi soddisfazioni. Ad Ascoli ho giocato appena sei mesi, anche se devo dire che mi sono trovato bene. In più, mi ha dato l’opportunità di tornare a Salerno, dunque, ho dei buoni ricordi».
Che partita si aspetta?
«Certamente combattuta. L’Ascoli, fino a questo momento, non ha ottenuto i risultati sperati. Vista la condizione di classifica, ha un bisogno disperato di punti. Al contempo, spero che la Salernitana possa dare continuità alla bella partita contro la Juve Stabia. Sarà una partita difficile e dal risultato incerto».
La Salernitana, dopo un inizio claudicante, è tornata alla vittoria nel derby. Secondo lei ha le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista?
«Credo che la Salernitana sia una squadra importante, anche se alla fine è sempre il campo a dare i verdetti. Per quanto mi riguarda, credo abbia le carte in regola per disputare i play-off e, da lì, vedere cosa riuscirà a fare fino alla fine».
Secondo lei, in questo “nuovo” calcio senza tifosi e con gare ravvicinate, quali sono le componenti fondamentali su cui basarsi per arrivare alla vittoria finale?
«Giocare senza spettatori può essere problematico per chiunque, specialmente per una piazza come Salerno in cui il tifo è una componente fondamentale. Bisogna cercare delle motivazioni date dalla classifica e dalla voglia di emergere, a prescindere dai fattori esterni. Il problema di giocare ogni tre giorni incide perché non è sempre possibile schierare la formazione migliore. C’è chi magari riesce a sopperire alle difficoltà grazie ad un organico ampio oppure con l’entusiamo e la voglia di far bene. Trovare la quadra è senz’altro difficile».
Oggi, appesi gli scarpini al chiodo, ha intrapreso la carriera da allenatore. Quali sono i suoi progetti futuri?
«Mi sto guardando intorno, cercando di capire quale possa essere la soluzione migliore. A dire il vero, non ho ancora le idee chiare in questo momento. Devo capire quale può essere il mio ruolo e cosa posso dare ancora al calcio».
Un saluto ai tifosi granata?
«Saluto tutti affettuosamente. Ai tifosi faccio il mio in bocca in lupo per il finale di stagione. Spero possano togliersi le soddisfazioni che meritano».