Intervista a Samuele Olivi, ex difensore di Salernitana ed Ascoli. Viaggio tra i ricordi di uno dei calciatori con più presenze con la squadra del Cavalluccio… e con il granata nel cuore.
Olivi e Salernitana, un legame indissolubile
Samuele Olivi, per tutti Sam, fu uno dei colpi migliori della Salernitana del nuovo millennio. “Strappato” alla concorrenza appena ventenne da patron Aliberti, il difensore romagnolo ha scritto pagine importanti della storia granata. Per lui cinque anni, intervallati da un prestito proprio all’Ascoli, con oltre 100 presenze in maglia granata… e un legame indissolubile con Salerno e la Salernitana.
Cinque anni in granata ed oltre 100 presenze l’hanno fatta entrare di diritto nella storia della Salernitana. Cos’ha rappresentato per lei Salerno?
«Salerno è stata una seconda casa per me, ciò che ho trascorso, come uomo e come calciatore, è indescrivibile. Ha rappresentato la mia crescita personale soprattutto a livello umano e, di conseguenza, non posso far altro che dire grazie alla città e ai tifosi che mi hanno sempre voluto bene. Cinque anni sono una fetta di vita importante, non si dimenticano».
Ed Ascoli?
«Sono stato ad Ascoli appena sei mesi in prestito, più che altro a causa di alcuni problemi che ebbi con Zeman. Sono stato bene, questo senz’altro, ma ovviamente le due esperienze non si possono paragonare».
Che partita sarà, secondo lei, quella di domani?
«L’Ascoli arriva qualche risultato negativo ed ha bisogno di punti per portare a casa la salvezza. D’altro canto, la Salernitana, se vuole raggiungere una posizione migliore all’interno dei play-off, è obbligata a vincere. Sarà una partita a scacchi, dove basterà un episodio a favore o a sfavore per essere decisa. Certamente i granata, guidati da un ottimo mister come Ventura, sapranno come affrontare la gara e sicuramente avranno modo di trovare il momento giusto per pungere. A mio parere, la Salernitana dovrà partire forte per far capire “chi comanda”».
Secondo lei, dove può arrivare questa Salernitana?
«La squadra ha molte potenzialità, deve soltanto crederci fino in fondo. Ora come ora, bastano due o tre vittorie consecutive per ritrovarsi in una posizione di classifica piuttosto favorevole».
Per lei che ha vissuto gli anni d’oro del tifo granata, quanto incide l’assenza del pubblico sugi spalti?
«Il pubblico, spesso e volentieri, rappresenta l’ago della bilancia. Per quanto mi riguardava, avvertivo il bisogno della spinta dei tifosi per dare quel qualcosa in più, e non nego che la Curva Sud mi dava almeno il 25-30% in più a livello di prestazioni. Non nascondo che, al contempo, per tanti calciatori il pubblico ha rappresentato e rappresenta un problema. Per chi si fa condizionare dai mugugni a qualche passaggio sbagliato o sente troppo la pressione, magari in questo particolare periodo riesce ad esprimersi al meglio. In ogni caso, penso che la maggior parte dei calciatori abbiano bisogno del tifo, dell’affetto e del calore della propria gente, anche se le cose dovessero andare male. Il tifo è una componente fondamentale, specialmente in uno stadio come l’Arechi che ti spinge a lottare costantemente per i colori granata».
Oggi lei è ancora un calciatore in attività. Quali sono i suoi progetti futuri?
«Mi diverto ancora a giocare a calcio, e fino a quando le gambe mi sorreggeranno, voglio continuare a farlo. Una volta appesi gli scarpini al chiodo, mi piacerebbe allenare. Negli ultimi anni ho avuto un’esperienza da secondo allenatore di Nicola Campedelli, altro ex granata. Per fortuna il regolamento mi permetteva sia di giocare e sia di allenare. Certamente è un mestiere interessante, molto diverso da quello del calciatore, ma che mi piace molto».
Un saluto ai tifosi granata?
«Saluto tutti con grande affetto. Spero di poter ritornare al più presto a Salerno per poter salutare i tanti amici con cui ancora oggi mi mantengo in contatto. Un abbraccio forte a tutti e… sempre forza Salernitana».