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Incarbona: “A Salerno due anni indimenticabili. I tifosi meritano la Serie A”

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Intervista a Bruno Incarbona, ex difensore granata, protagonista della promozione in Serie B della Salernitana nella stagione ’89-’90.

Intervista a Bruno Incarbona, il terzino goleador della Salernitana ’89-’90

Protagonista della promozione in B della Salernitana nella stagione ’89-’90, dopo quasi un quarto di secolo, Bruno Incarbona, a Salerno, è ancora oggi ricordato con affetto. L’ex terzino sinistro, nativo di Palermo, ha vestito la maglia granata per “sole” due stagioni, ma quanto basta per lasciare un segno indelebile. Un’esperienza, letteralmente condivisa con il grande Agostino Di Bartolomei, che ha portato in dote una storica promozione tra i cadetti. Un salto di categoria che, a Salerno, mancava da ben 24 anni. In tutto, l’ex difensore granata è sceso in campo in 62 occasioni realizzando 8 reti. Un bottino di tutto rispetto, considerando, soprattutto, che il compito principale era quello di difendere. Mai, infatti, successivamente, l’ex difensore palermitano ha più raggiunto numeri così alti in termini realizzativi. Un segno, se vogliamo, quasi distintivo, che colloca Incarbona tra i calciatori ricordati con maggior affetto dalla torcida granata.

Salve Bruno. Innanzitutto, come sta vivendo questo difficile momento di “reclusione forzata”?

«Purtroppo, nessuno si aspettava un’emergenza di tali proporzioni. Si rimane in casa rispettando le misure restrittive imposte dal Governo, con la speranza che tutto questo possa finire il prima possibile».

Cambiamo argomento. Sta seguendo la Salernitana?

«Sempre, non ho mai smesso di seguire le sorti della Salernitana. Quest’anno, come negli ultimi, il rendimento è stato un po’ altalenante, anche se, nelle ultime gare prima della sosta, sembrava aver trovato la quadra giusta. Per ora è lì, stabilmente nella zona play-off, sebbene non credo che riesca a raggiungere la promozione diretta. Senza dubbio, al contempo, potrà giocarsela fino alla fine, perché gli spareggi sono un terno al lotto. Spero che, con un po’ di fortuna e con le migliori condizioni psico-fisiche, possa raggiungere l’obiettivo».

Gli ultimi rumors parlano di un rinnovo del contratto di Gian Piero Ventura. Crede sia l’allenatore giusto dal quale ripartire anche nella prossima stagione?

«Sicuramente non è uno sprovveduto. Sebbene sia caduto “in disgrazia” negli ultimi anni, Ventura è uno di quegli allenatori che, non molto tempo fa, ha allenato la Nazionale, e di certo non la si allena per caso. Sostanzialmente, ha sempre fatto bene un po’ ovunque. A prescindere da Ventura, comunque, credo che se si vorrà puntare alla promozione diretta bisognerà muoversi sul mercato, altrimenti diventa difficile. A mio avviso, non si dovrà smantellare la squadra attuale, ma bensì puntellarla con dei calciatori funzionali nei ruoli chiave».

Torniamo indietro di qualche anno. Che ricordo ha dell’esperienza in maglia granata?

«A Salerno ho trascorso due anni fantastici. Il primo, in realtà, facemmo un campionato mediocre, anche se molti di quella rosa fecero parte di quella che raggiunse la promozione l’anno dopo. Una promozione voluta fortemente e sofferta, che arrivò dopo 24 anni. In sostanza, si tratta di un’esperienza impossibile da dimenticare».

Esperienza, tra l’altro, condivisa col grande Agostino Di Bartolomei…

«Eh già, il grande capitano. Agostino, oltre che un grande calciatore, era una persona di una cultura fuori dal comune. Con lui si poteva discutere di qualunque argomento. Era sempre disponibile, sempre pronto a darti una mano. Un uomo squisito sotto tutti i punti di vista, come se ne trovano davvero pochi in ambito calcistico».

C’è qualche aneddoto particolare che ricorda con maggior affetto e/o simpatia?

«Senza dubbio gli scherzi nello spogliatoio con la complicità di Ciro Ferrara. Ne combinavamo di tutti i colori. Ricordo che ci divertivamo a tagliare i pantaloni con le forbici a chi li indossava per più di due giorni consecutivi. Spesso, quando venivano fatti degli scherzi, la colpa ricadeva su di noi anche se non eravamo responsabili perché ormai avevamo la nomea di “teste matte”. Eravamo un gruppo unito e stavamo bene insieme. Ci divertivamo tanto».

Qualche anno dopo, quando lei vestiva la maglia della Juve Stabia, si ritrovò di fronte proprio la Salernitana nella finale play-off del San Paolo. Che ricordo ha di quella gara?

«Per me è un brutto ricordo perché fui espulso dopo mezz’ora per una sciocca doppia ammonizione. Sicuramente mi è dispiaciuto non aver disputato l’intera gara. Certamente la Salernitana era più fresca e più forte a livello di gruppo, anche se noi avevamo dei calciatori di categoria superiore come Musella e Lunetti. Il primo tempo, tra l’altro, seppur in 10 uomini, riuscimmo ad imbrigliare la manovra degli uomini di Rossi, anche se poi furono bravi ad approfittare dei nostri errori».

Grazie Bruno. Le va di mandare un saluto al popolo granata?

«Saluto tutti con affetto. Spero che possa ritornare in A quanto prima. Se dovesse accadere, faccio la promessa di venire a Salerno e di festeggiare la promozione insieme ai tifosi».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.

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