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Giovanni Pisano: “Salerno è la mia seconda casa. Sogno di ritornare”.

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Intervista a Giovanni Pisano, indimenticabile bomber della Salernitana e, da pochi giorni, nuovo osservatore della Fiorentina. L’obiettivo dell’ex numero 9 granata, grazie alla sua esperienza, sarà quello di scovare giovani talenti da portare in prima squadra.

Pisano e la Salernitana… un’amore a prima vista

Si chiama Giovanni Pisano… e segna sempre lui! Un coro, cantato nei gloriosi anni ’90, che riecheggia nelle menti e nei cuori dei tifosi della Salernitana. Giovanni Pisano, per i supporter granata, è stato molto più che un semplice calciatore. Giovanni è l’idolo di quella generazione di tifosi cresciuta a pane e Salernitana. Impossibile non innamorarsi dei suoi gol, delle sue giocate e del suo attaccamento alla maglia. Le sue reti hanno trascinato quel meraviglioso gruppo guidato da Delio Rossi alla conquista della Serie B nella stagione ’93-’94. Un simbolo di quel calcio romantico che, purtroppo, non esiste più. Il suo legame con Salerno è indissolubile, frutto di un amore scoppiato già all’esordio in maglia granata all’Arechi, quando pronti-via rifilò una doppietta al Palermo. Un uomo, insomma, che non ha bisogno di presentazioni. In occasione del nuovo prestigioso incarico affidatogli da pochi giorni dalla Fiorentina, lo abbiamo contattato per scoprire umori e sensazioni in vista della nuova avventura… tornando per un attimo indietro nel tempo.

Ciao Giovanni. Da pochi giorni sei entrato a far parte dello staff della Fiorentina con l’obiettivo di portare giovani talenti in maglia viola. Quali sono le sensazioni e gli auspici in vista del nuovo incarico?

«Ho accettato il nuovo incarico con entusiasmo. Si tratta di un lavoro che mi piace perché mi consente di assistere a tante partite, con l’obiettivo di scovare nuovi talenti. I dirigenti viola, data la mia esperienza, fanno molto affidamento su di me e ci tengo a ripagare la fiducia che mi hanno concesso. Sarà una bella scommessa».

Quest’anno la Salernitana annovera nel suo roster diversi giovani di prospettiva. Chi ti ha colpito di più in questo primo scorcio di stagione?

«Chi mi ha fatto un’ottima impressione è Gondo. Mi è sembrato un calciatore sicuro e smaliziato, pronto per il salto di qualità. Credo che, nel prossimo futuro, possa arrivare a fare calcio ad alti livelli».

Come giudichi il cammino effettuato fin qui dagli uomini di Ventura? A tuo avviso, la Salernitana può ambire al raggiungimento di traguardi importanti?

«In questo momento, vedo una squadra che non ha continuità di risultati. A mio parere, è necessario trovare la cosiddetta quadra, sia nei risultati che nel gioco che, finora, ho visto a sprazzi. Non è possibile regalare un tempo intero come successo a Pisa. La Serie B è un campionato difficile, dove al primo errore subito paghi. Sicuramente la squadra va rinforzata nelle zone nevralgiche del campo. Manca un bomber e un centrocampista di qualità, che darebbero quella spinta in più necessaria per poter ambire al raggiungimento di traguardi ambiziosi».

A Salerno, negli anni 90’, i bambini e i ragazzi di allora si sono innamorati della squadra granata anche grazie ai tuoi gol. Alla Salernitana attuale, senza dubbio, manca un bomber dalle caratteristiche di Pisano. Se potessi consigliare un attaccante da acquistare nel prossimo mercato di gennaio al direttore Fabiani, che nome gli faresti?

«Difficile fare un nome in particolare, anche perché il direttore Fabiani sa fare il suo mestiere e saprà certamente scegliere quello che fa al caso della Salernitana. Certamente ci vuole un attaccante con la A maiuscola. Parto da un presupposto: l’attaccante deve giocare in funzione del gol. Uno che riesce a mettere a segno 18 o 20 reti , ti porta quei 15-20 punti in più che alla fine possono risultare determinanti. Inoltre, ne trae beneficio tutto il collettivo, perché se riesci a creare diverse palle gol sai che se non alla prima, alla seconda occasione l’attaccante la butta dentro. Fermo restando che, comunque, gli attaccanti presenti in rosa sono ottimi, solo che ne manca uno con il fiuto del gol che possa cambiare le partite. Devo dire che, oggi come oggi, è una problematica comune. Vedo diversi attaccanti costretti a giocare stabilmente a centrocampo per ordini tattici e, una volta sotto porta, mancano di lucidità a causa del dispendio di energie. I tempi, purtroppo, sono cambiati».

Pisano e la Salernitana: un amore destinato a perdurare in eterno. In occasione della festa del centenario, sei stato tra i più acclamati dai tifosi. Cosa ti ha lasciato l’esperienza vissuta in maglia granata?

«Sono stati 6 anni intensi, indimenticabili, in cui ho avuto la fortuna di trovarmi in un gruppo che faceva grande calcio e divertiva. La squadra era un tutt’uno con i suoi tifosi. Tutto il gruppo viveva la città e non esisteva ritiro. Ricordo che il sabato sera eravamo in giro tra la gente, oppure al Bar Verdi a giocare a biliardo con i tifosi. Nel bene o nel male, si vinceva o si perdeva, si viveva la città. Anche se c’era da prendersi dei fischi o dei rimbrotti eravamo sempre in prima linea. Anche allo stadio si respirava un’aria positiva. Oggi non c’è più l’entusiasmo di un tempo. Salerno è la mia seconda casa. Quando mi trovo in città, ho la sensazione di non essere mai andato via».

Qual è il tuo ricordo più bello legato ai tifosi?

«Con i tifosi ho avuto un rapporto fantastico sin dal primo giorno. Ho dato tanto a loro, e loro hanno dato tanto a me. Anche nei momenti in cui le cose non giravano nel verso giusto, c’è sempre stata stima e rispetto reciproco. Non si scappava dalle contestazioni e si cercava di risolvere in prima persona. Oggi è tutto diverso. Dopo 2 sconfitte si parte per il ritiro e ci si allontana dalla città. Tutto questo è sbagliato perché, nonostante tutto, le squadre sono principalmente dei tifosi».

Di gol a Salerno ne hai realizzati tanti. Ce n’è uno a cui sei particolarmente affezionato?

«In termini di importanza, il gol su rigore nella semifinale play-off all’Olimpico contro la Lodigiani, di fronte a una marea di tifosi granata, resterà per sempre nel mio cuore. Tra i più belli, ricordo il gol contro l’Atalanta in casa e quello contro il Como sempre all’Arechi, quando segnai con una girata dal limite dell’area che si stampò sotto l’incrocio. Per fortuna, la lista è lunga».

Ti rivedremo un giorno, questa volta in altre vesti, alla Salernitana?

«Me lo auguro, è sempre stato il mio sogno. Non capisco perché l’attuale società non ha mai dato la possibilità di lavorare a me e a tanti altri ex calciatori che vogliono il bene della Salernitana. Sinceramente, queste sono cose che fanno male. Oltretutto, non potrebbe far altro che giovare alla proprietà. Siamo persone che hanno dato tanto alla Salernitana e abbiamo un ottimo rapporto con la tifoseria. Ovviamente, ognuno segue la sua linea di gestione ed ha i propri uomini, ma sinceramente mi dispiace e non sono d’accordo con questa scelta».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.

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