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Tedesco: “Mi auguro si riprenda a porte aperte. Il calcio è della gente”

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Intervista a Giacomo Tedesco, ex centrocampista della Salernitana protagonista della seconda, storica promozione in Serie A nella straordinaria stagione 1997-’98.

Giacomo Tedesco, il “ragazzino terribile” che fece impazzire l’Arechi

Giunto a Salerno nell’indimenticabile stagione del ’97-’98, Giacomo Tedesco è stato uno dei centrocampisti più forti che abbiano mai calcato il prato dello Stadio Arechi. Giacomino, come ribattezzato affettuosamente dai sostenitori granata, ha fatto parte di quei “ragazzi terribili” che hanno conquistato la Serie A. Una promozione, dopo cinquant’anni d’attesa, arrivata al culmine di una strepitosa stagione da parte del gruppo guidato dal “Profeta” Delio Rossi. E proprio il trainer romagnolo fece di Tedesco il motorino instancabile del suo centrocampo. Giacomo, infatti, agiva prevalentemente da interno destro nel collaudato, nonché spettacolare 4-3-3.

Per anni ha disegnato parabole impossibile e inanellato giocate d’autore. Nel primo anno e mezzo, tutto sotto la supervisione di suo fratello Giovanni, arcigno stantuffo di centrocampo dell’allora compagine del presidente Aliberti. In tutto, Giacomo Tedesco restò a Salerno per ben sei stagioni, scendendo in campo in 133 occasioni in campionato, condite da 13 reti complessive. Intervistato dalla nostra redazione, ha detto la sua sul delicato momento attraversato a causa dell’emergenza Coronavirus… con un doveroso tuffo nel suo passato granata.

Salve Giacomo. Innanzitutto, come sta vivendo questo difficile momento di “reclusione forzata”?

«Con la speranza che tutto finisca presto e, soprattutto, con il minor numero di vittime possibile. Mi auguro che possa finire tutto da un momento all’altro. Certamente, rimanere chiusi in casa è uno sforzo non indifferente, ma è doveroso per poter riprenderci presto la nostra vita».

Con lo stop forzato dei campionati, presumibilmente i calciatori, all’eventuale ripresa delle ostilità, dovranno effettuare una sorta di preparazione. Secondo lei questo aspetto quanto potrà influire?

«Sicuramente tanto. Fermarsi completamente e poi riprendere causerà non pochi problemi. Speriamo si possa ripartire regolarmente entro maggio perché il calcio manca a tutti, dai campionati alle competizioni europee. Comunque, la partita più importante da giocare in questo momento è quella contro il Coronavirus, da cui l’Italia dovrà uscirne vincente. La scelta di ricominciare o annullare spetterà agli organi competenti, e certamente non sarà facile perché non si può rischiare con la vita delle persone. Ciò che mi auguro, però, è che si ricominci con gli stadi pieni perchè vorrà dire che tutto sarà finito. Continuare a porte chiuse solo per business non avrebbe senso. Il calcio è della gente».

Cambiamo argomento. Sta seguendo la Salernitana? Se la aspettavi così in alto in classifica?

«Sinceramente sì, me lo aspettavo. La Salernitana ha una buona rosa e, soprattutto, un allenatore importante. Come ho già detto qualche tempo, mi aspettavo anche che Cerci potesse diventare determinante nell’ultimo scorcio di stagione… e spero lo possa ancora essere. Mi auguro che la Salernitana possa raggiungere quanto prima la Serie A perché la piazza lo merita».

Facciamo un tuffo nel passato. Lei fu uno dei protagonisti dei due derby contro il Napoli della stagione 2001-2002, con il gol di Lazzaro al ’94 al San Paolo e quello dei “dieci piani di morbidezza” dell’Arechi in cui andò anche a segno. Che ricordi ha di quelle due partite?

«Bellissimo. Il derby non si dimentica mai. E’ sempre bello ricordare il mio gol sotto la Curva e la zampata di Lazzaro al San Paolo dopo il palo di Di Vicino. Ricordo la gioia della gente e la nostra soddisfazione. Ancora oggi mi capita di parlarne, e quando lo faccio mi si riempie il cuore di gioia».

Ancora oggi è ricordato con affetto a Salerno. Qual è il ricordo più bello legato ai tifosi granata?

«Sicuramente la promozione in Serie A con la festa che durò per mesi interi. Salerno era tutta granata, da Mercatello al centro storico. In città si viveva e si vive tuttora di calcio minuto per minuto, 365 giorni all’anno. La passione dei tifosi granata è impossibile da dimenticare».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.

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