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Fabio Vignaroli: ‘Porterò Salerno e i suoi tifosi per sempre nel mio cuore’

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Soltanto tre stagioni vissute all’ombra dell’Arechi, ma quante emozioni. Fabio Vignaroli, rimasto nel cuore dei tifosi granata, fu il protagonista assoluto della prima Salernitana targata Zdenek Zeman, nella stagione 2001-2002.

Fabio Vignaroli, il centravanti “tascabile”

Estroso, elegante ed eclettico. Fabio Vignaroli ha vissuto, a Salerno, la sua migliore stagione in termini realizzativi. Schierato al centro dell’attacco nel canonico tridente di Zdenek Zeman, andò a segno in 21 occasioni nella stagione 2001-2002. Numeri mai più, neanche lontanamente, sfiorati dall’ex attaccante ligure nel prosieguo della sua carriera. Nonostante non fosse dotato di un fisico imponente, divenne fin da subito congeniale agli schemi del boemo. L’unico che seppe sfruttarne le doti (nascoste) di implacabile finalizzatore. Nell’ultima gara di campionato, la Salernitana è tornata a vincere a Cosenza dopo ben 17 anni, quando proprio Vignaroli, con una beffarda punizione nel finale, fissò il punteggio sul 2-3. Gara che valse la sesta vittoria consecutiva per gli uomini di Zeman, e che, purtroppo, illuse la torcida granata che sperava nella promozione. Nel corso dell’intervista all’ex attaccante granata, abbiamo parlato di quella emozionante vittoria… e non solo.

Ciao Fabio. Nell’ultima gara di campionato, la Salernitana è uscita vittoriosa dal “San Vito-Marulla” di Cosenza. Un campo storicamente ostico, dove proprio un tuo goal regalò la vittoria ai granata ben 17 anni fa. Che ricordi hai di quella partita?

«Fu una partita incredibile, in cui fummo bravi e fortunati ad avere la meglio. Il Cosenza era una buona squadra, difficile da affrontare specialmente tra le mura amiche. Noi, però, venivamo da 5 vittorie consecutive e viaggiavamo sulle ali dell’entusiasmo. Ancora non so come abbia fatto la mia punizione a finire in rete. Non vedevo l’ora che la Salernitana espugnasse di nuovo Cosenza».

Il 2001-2002, con Zeman in panchina, fu il tuo anno migliore in termini realizzativi. Quand’è che il boemo decise di schierarti al centro dell’attacco?

«La sua fu un’idea quasi istantanea, forse dopo il terzo giorno di ritiro. A Salerno, l’anno precedente, ho giocato da trequartista e, in alcune occasioni, persino da mezzala. Quando è arrivato Zeman, sinceramente, ero quasi sicuro di andar via. In realtà io sono nato calcisticamente attaccante, ma lui fu l’unico a schierarmi in quella posizione e, tra l’altro, con non poche critiche. Per fortuna fu il campo a smentire gli scettici».

Quella Salernitana non raggiunse la promozione per un soffio. Secondo te, quali furono i fattori che non vi consentirono di piazzarvi al quarto posto?

«Col senno di poi è facile arrivare alle conclusioni. Probabilmente, la nostra unica colpa fu quella di non aver creduto fino in fondo alla vittoria del campionato».

Qual è il ricordo più bello legato alla tua esperienza in granata?

«I ricordi piacevoli sono talmente tanti  che risulterebbe difficile sceglierne soltanto uno. Senza dubbio, i più belli riguardano i tanti amici di Salerno con cui ancora mi tengo in contatto. Persone dal cuore grande, che ricordo sempre con affetto. Per me Salerno è stata un’esperienza importante e formativa, sia dal punto calcistico che umano. I ricordi sono legati alla città e ai compagni con cui ho condiviso questa splendida avventura». 

Secondo te, la Salernitana attuale può competere per i play off? Cosa manca, a tuo giudizio, per avvicinarsi a squadre del calibro di Empoli, Benevento e Cremonese che puntano alla promozione diretta?

«Penso che dipenderà tutto dall’ambiente che si creerà attorno alla squadra. Se Salerno si compatta, anche se in rosa c’è meno qualità rispetto ad altre squadre, sono guai per tutto. Se una delle componenti viene meno, allora diventa difficile poter pensare di ambire alla promozione. Forse fu proprio questo che ci impedì di salire quell’anno».

Che ricordo hai dei tifosi?

«Porto sempre nel mio cuore Salerno e i suoi tifosi. Mi hanno dato forse più di quel che meritavo. Li ricordo sempre con affetto».

Grazie Fabio. Ti va di mandare un saluto ai tifosi della Salernitana?

«Con piacere. Saluto tutti e vi faccio gli auguri per il Centenario. Purtroppo non ho avuto la possibilità di essere presente fisicamente. Vi assicuro, però, che con il cuore ero lì, in mezzo a voi a festeggiare».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Le Cronache, TuttoSalernitana, Granatissimi e SalernoinWeb ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa e RCS75 e attualmente è corrispondete di Radio Punto Nuovo per lo Sport salernitano. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
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