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Evans Soligo: “Un anno fa non avrei mai pensato di smettere”

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Evans Soligo: “E’ stato un piacere ed un onore indossare la fascia di capitano”

Finito il campionato, dopo un meritato riposo, è tempo di bilanci e scelte sportive per i protagonisti del calcio. Noi di SalernoSport24 abbiamo appreso la notizia dell’addio al terreno di gioco di uno dei protagonisti della serie B granata del 2008. Alla soglia dei 40 anni, il centrocampista Evans Soligo ha deciso di “appendere gli scarpini”, così lo abbiamo ascoltato per parlare della sua carriera e, ovviamente, del legame fortissimo che lo lega alla nostra Salernitana.

Ciao Evans, come stai?

“In questo momento – esordisce –  ho sentimenti contrastanti. Un anno fa non avrei mai pensato di smettere nonostante la carta d’identità. Giocando da protagonista, con la fascia di capitano e stando bene fisicamente. Ho fatto parte di un progetto importante ed ambizioso.  Nell’ultimo campionato ho avuto più difficoltà e trovato meno spazio, e quindi credo che alla fine sia arrivato il momento giusto per concludere, in un momento d’oro, sul campo, la mia carriera e programmare un nuovo inizio”.

Da protagonista con la tua formazione hai vissuto questo ultimo anno di serie B, cosa pensi dei risultati finali?

“Per me la classifica finale rispecchia il valore espresso in campo dalle formazioni. Sicuramente alcune che hanno avuto problemi durante l’anno son corse ai ripari ma non hanno fatto in tempo a recuperare quei punti che avevano perso in precedenza. Episodi, nel bene e nel male, ne accadono ogni anno ma gli stessi alla fine si equilibrano. Sembra strano ma la serie B è più facile da affrontare per le formazioni che salgono dalla C. Le squadre sono già organizzate in un progetto e basta puntellare la rosa nei ruoli giusti. Chi milita già in cadetteria da qualche anno, invece, cambia abbastanza e ciò diviene un limite che alla fine paga meno. Per questo anche questo campionato ha visto neo promosse arrivare in alto”.

Siamo ancora all’inizio del calciomercato e ciò non può far avere ancora un quadro totale, almeno sulla carta, di cosa potrà essere il prossimo campionato. Tu, con la tua esperienza, hai già un’idea su cosa potrà accadere?

“Chi retrocede dalla massima serie è un passo avanti soprattutto economicamente ma non sempre ciò da certezze di disputare campionato al vertice e quindi risalire. Il campo può essere fautore di molteplici sorprese”.

Torniamo indietro di qualche anno… Salerno.

“Salerno è la mia seconda città. E’ stato un piacere ed un onore indossare la fascia di capitano. Mi lega a quella maglia un sentimento fortissimo. Sono arrivato ad indossarla a venticinque anni, nel pieno della carriera, e mi ha dato modo di crescere tantissimo sia dal punto di vista sportivo che umano. Lì ho vissuto tutto ciò che si può vivere da calciatore: tante vittorie ahimè anche sconfitte. Salerno è una città e una piazza che ha dato tanto a me ed anche alla mia famiglia, come ti dicevo è la mia seconda casa. Porterò sempre quei colori nel cuore e sarò sempre tifoso anche da lontano. Quando sono andato via, e purtroppo in un brutto momento, mi sono ripromesso di tornare prima della fine della carriera. Avrei preferito, onestamente, tornarci indossando la casacca granata ma quel desiderio mi ha dato la spinta a conquistare la promozione col Venezia per tornare in B e tornare  a Salerno. Purtroppo da avversario ma quel giorno, quello stadio, quella curva mi hanno emozionato come sempre”.

Conoscendo la piazza tanto calorosa quanto pretenziosa, pensi sia giusto volere arrivare ai massimi livelli dopo soli tre anni di cadetteria?

“Penso sia giusto attendere con pazienza, vincere subito per poi retrocede e magari anche fallire serve a ben poco. Bisogna costruire piano piano cercando di avere continuità nei risultati, quindi la politica di Lotito, un passo alla volta, vedi anche Lazio, alla fine paga. Bisogna puntellare ogni anno, trovare i tasselli mancanti giusti, e poi godersela alla fine arrivando in massima serie e restandoci. Cosa che Salerno merita”.

Una lunga carriera, 39 anni di calcio, quale conquista ricorderai con più emozione?

“Non voglio far torto a nessuno visto che ogni esperienza mi ha dato tanto, per tal motivo ti dico l’emozione maggiore è il primo anno da professionista. Giocavo con il Sandonà calcio in C2 e nessuno scommetteva su di noi. Quella esperienza mi ha insegnato che l’unità d’intenti, la dedizione, il sacrifico, la passione e l’amore per ciò che si fa sopperisce alle mancanze tecniche. E tutto ciò serve per arrivare a certi livelli e togliersi soddisfazioni”.

E ora il futuro…

“Il mio futuro? La società Venezia mi ha offerto un ruolo in società. Ci sto pensando…”.

Mentre “capitan Soligo” pensa se accettare di restare nel mondo del calcio, noi ci auguriamo che lo faccia, così anche il prossimo campionato potrà godersi l’Arechi ed i suoi tifosi. Dagli spalti questa volta ma, sicuramente, non con meno emozione.

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