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Enzo Fusco: “A Zeman non interessava il cognome importante, giocava solo chi lo meritava”

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Intervista ad Enzo Fusco, ex calciatore della Salernitana, nonché ex pupillo di Zdenek Zeman ai tempi dell’Avellino. Un solo anno alle dipendenze del boemo, ma quanto basta per essere classificato dall’ex centrocampista granata come il miglior allenatore mai avuto in carriera.

Enzo Fusco… e il suo rapporto con Zdenek Zeman

In queste ore, in occasione del suo 73esimo compleanno, sono tanti gli attestati di stima fatti pervenire al tecnico nativo di Praga. Tra questi, di certo, non poteva mancare quello di Vincenzo Fusco, ex “allievo” del boemo ai tempi dell’Avellino. Voluto fortemente dal Boemo, Enzo Fusco fu uno dei perni imprescindibili dell’Avellino targato Zdenek Zeman del 2003-’04 in Serie B. Una stagione che, nonostante si sia conclusa con la retrocessione dei “Lupi” in Serie C, ha in qualche modo segnato (in positivo) la carriera dell’ex centrocampista, tra le altre, di Avellino e Salernitana.

Oggi è il compleanno di Zdenek Zeman, suo allenatore ai tempi dell’Avellino. Che ricordi ha del tecnico boemo?

«Innanzitutto, colgo l’occasione per fargli nuovamente gli auguri. I miei ricordi su di lui sono tanti, dalla sua prima telefonata, che pensai che fosse uno scherzo, prima di acquistarmi all’Avellino, ai suoi metodi di allenamento e ai suoi modi di fare. Un allenatore che ha indiscutibilmente segnato la mia carriera in positivo e che non potrei mai dimenticare».

Tutti, bene o male conoscono lo Zeman allenatore. Dal punto di vista umano, invece, qual è la sua opinione?

«Dal punto di vista umano non posso che parlarne benissimo. In carriera ne ho avuti di allenatori, ma per me Zeman resta il migliore sotto tutti i punti di vista. A parte il suo carisma, è un uomo vero, sincero e con i cosiddetti attributi. Quello che pensa, dice, e soprattutto, quello che dice, fa, senza mai smentirsi. Un un uomo dai grandi valori umani e professionali».

Ha un aneddoto particolare legato alla sua figura?

«Ricordo che aveva un fischietto che gli aveva regalato uno zio che lavorava come capotreno in Cecoslovacchia circa quarant’anna prima. Durante gli allenamenti usava sempre quello, non se ne separava mai. In più, ricordo le “famose” caramelle che teneva in tasca regolarmente e le sigarette regalate da un tifoso dietro la panchina prima delle gare perchè, come spesso capitava, terminava le sue nel giro di pochi minuti».

Oggi lei è un allenatore. Quanto c’è di Zeman nelle sue scelte tattiche?

«Mi piacerebbe imitarlo in tutto e per tutto. Cerco spesso di insegnare ai miei ragazzi ciò che lui mi ha trasmesso, ma ovviamente lui è unico e inimitabile. Oltre al lato tecnico, cerco sempre di attuare soprattutto la sua meritocrazia. A lui non interessava il cognome importante. Giocava soltanta chi lo meritava».

Un’ultima domanda. Dal 18 maggio, come annunciato dal ministro Spadafora. Secondo lei sarebbe giusto riprendere i campionati?

«Ovviamente bisognerebbe farlo, in primis, con le dovute precauzioni. Prima o poi bisognerà iniziare, anche perchè in gioco ci sono anche interessi economici di un certo spessore. A prescindere, penso che sia giusto riprendere. Se ricominciano i campionati europei di prima fascia, deve automaticamente ricominciare anche il nostro. Rispettando tutti i protocolli si può fare tranquillamente».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.

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