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Eddy Baggio: “Salerno piazza importante, la porterò sempre nel cuore”

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Intervista ad Eddy Baggio, ex attaccante, tra le altre, di Salernitana e Pisa. Ex calciatore, oggi allenatore, che ha indossato la maglia della Salernitana nella stagione 2002-’03 sotto la guida di Zdenek Zeman prima e Franco Varrella poi.

Intervista al doppio ex Eddy Baggio

Chiamato così da suo padre in onore di Edouard Louis Joseph Merckx, per tutti Eddy, detto il Cannibale, Eddy Baggio muove i suoi primi passi da calciatore nella Fiorentina. Fin dagli albori, il paragone con Roberto è impietoso ed inevitabile. Mentre il “Divin Codino” continuava ad incantare e a far innamorare le platee di tutta Italia con il suo calcio sublime, Eddy continuava a sgomitare nelle serie inferiori per trovare una sua identità. E si può tranquillamente affermare che, tutto sommato, un piccolo cannibale lo sia stato per davvero. 11 gol ad Ancona, 23 ad Ascoli e 18 a Catania, tutti in Serie C, lo consacrarono come una delle punte più forti della categoria. Nel 2002-’03, poi, arriva la chiamata dalla Serie B proprio dalla Salernitana. In tutto, Eddy colleziona 36 presenze e 6 gol in maglia granata, ma anche un’amara retrocessione, successivamente annullata dal ripescaggio dopo la riforma del campionato cadetto portato a 24 squadre. Dopo Salerno, ancora due esperienze in B con Vicenza e ancora Catania, prima di trasferirsi, dopo un anno allo Spezia, al Pisa in Serie C. In Toscana, Eddy Baggio rimane due anni e mezzo, contribuendo prima alla salvezza con un gol ai play-out contro la Massese al 98′ e, nell’annata successiva, alla promozione tra i cadetti. L’anno dopo, con l’approdo di Ventura sulla panchina nerazzurra, non fu inserito nella lista dei 21 rimanendo fuori rosa per 6 mesi, prima di trasferirsi al Portogruaro e chiudere la carriera tra i dilettanti dell’Amerina.

Finalmente il campo. Sabato si affronteranno due squadre che hanno fatto parte del suo passato, Salernitana e Pisa. Esperienze diverse, ma certamente significative…

«Di Salerno, nonostante la stagione sfortunata e negativa sotto certi aspetti, ho un ricordo molto positivo. L’ambiente, la tifoseria e il modo di vivere, nonostante abbia giocato lì solo un anno, mi sono rimasti nel cuore. Pisa è stata un’esperienza diversa dal punto di vista sportivo. Il primo anno ci salvammo ai play-out con un mio gol all’ultimo minuto, mentre l’anno dopo conquistammo la Serie B e indossai anche la fascia di capitano. Tutto sommato, a loro modo, sono state due esperienze estremamente positive».

In maglia granata, nonostante la retrocessione sul campo, il suo estro emerse lo stesso. Cosa andò storto quella stagione?

«Fino a dicembre, con mister Zeman, le cose andarono discretamente nonostante i risultati faticavano ad arrivare. Per quanto mi riguarda, mi ero anche adattato a giocare sull’esterno, cosa mai accaduta in precedenza, ma l’ho fatto molto volentieri. Purtroppo, con l’arrivo di Varrella, lo stile di gioco cambiò totalmente. Passammo dall’essere una squadra votata all’attacco a molto difensiva. Quasi tutti gli scontri diretti li giocavamo con una punta e al massimo una mezza punta, nonostante fossimo in una situazione di classifica che ci obbligava a vincere. Diciamo che con Zeman la squadra aveva un po’ più di anima».

A Salerno, così come in tanti altri posti, sarà stato accolto con l’etichetta del “piccolo” Baggio. Quanto ha pesato sulla sua carriera?

«Questo fa parte, tuttora, della mia vita in qualsiasi circostanza. Ovviamente, nell’ambiente in cui mio fratello è stato un fuoriclasse, è stata abbastanza dura. Dal canto mio, ho cercato di fortificare ancor di più il mio carattere. Certamente, se non avessi avuto un carattere forte, avrei fatto una carriera molto meno importante».

Mancano alcuni tasselli, ma l’Italia ha tutta la voglia di riprendersi la propria vita. Intanto, però, a Venezia ci sono già dei problemi. È stato giusto, secondo lei, riprendere?

«Considerando l’aspetto socio-economico, si doveva ricominciare in qualche modo, anche per alleggerire un po’ la vita delle persone dopo un evento inaspettato e molto pesante. Certamente sarà un percorso un po’ minato, ma mi rendo conto che attorno al calcio c’è un indotto che prima o poi doveva ripartire».

Un pronostico per la gara di sabato?

«Beh, per non scontentare nessuno, spero in un pareggio. In ogni caso, mi auguro il meglio sia per la Salernitana e sia per il Pisa, e spero possano ritornare presto in Serie A. Porterò per sempre nel cuore un ottimo ricordo di entrambe».

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Le Cronache, TuttoSalernitana, Granatissimi e SalernoinWeb ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa e RCS75 e attualmente è corrispondete di Radio Punto Nuovo per lo Sport salernitano. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.
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