Intervista all’indimenticata ala destra della Salernitana dei mitici anni ’90 Carlo Ricchetti. Protagonista del doppio salto, a cinque anni di distanza l’uno dall’altro, dalla C1 alla Serie A con Delio Rossi in panchina.
“Il re del taglio” Carlo Ricchetti
Quando si torna indietro col pensiero ai “bei tempi che furono”, in modo particolare ai cori più in voga del passato, uno che senza dubbio alcuno balza alla mente è questo: “Ricchetti… làlàlàlàllà. Ricchetti… làlàlàlàlàllà. Ricchetti, va sulla fascia… s’accentra e crossa e Pisano fa goool”. Un coro, ancora oggi ricordato tra i supporter della Salernitana più e meno giovani, che descrive appieno le caratteristiche dell’ex numero 7 granata.
Cresciuto nel Foggia, città che gli ha dato i natali, Ricchetti giunse a Salerno nel ’93-’94 dopo una fugace, nonché infruttuosa, esperienza al Monza in Serie B. Arrivato in punta di piedi, partita dopo partita si trasforma da centrocampista a padrone assoluto della fascia destra nel 4-3-3, modulo allora tanto caro al “Profeta” Delio Rossi. Carlo Ricchetti era un’ala destra imprendibile, dotato di colpi da autentico campione. Un calciatore che, grazie all’intuizione di un allora esordiente Delio Rossi, fece le fortune sue e della Salernitana dei gloriosi anni ’90. Quasi impossibile arginare le sue sgroppate, il suo dinamismo e, soprattutto, i suoi tagli dalla mediana. Caratteristica che gli valse il soprannome di Re del taglio, come ancora oggi viene ricordato a Salerno. In totale, il CR7 granata ha collezionato 140 presenze condite da 24 reti, molte delle quali di ottima fattura. Uno degli eroi che trascinarono la Salernitana dapprima in B nel ’94 e, successivamente, alla storica promozione in massima serie dopo 50 anni di attesa.
Nel corso dell’intervista, gli abbiamo rivolto alcune domande sull’attuale, difficile momento a causa dell’emergenza Coronavirus… con un doveroso tuffo nel passato.
Salve signor Ricchetti. Innanzitutto, secondo lei, quanto potrà influire l’emergenza Coronavirus sul mondo del calcio?
«Mi auguro che possa creare meno danni possibili. Sicuramente la situazione attuale è tutt’altro che rosea, ma occorre prima risolvere altre situazioni ben più importanti. Ora come ora, credo che l’aspetto sanitario sia predominante su qualsiasi altra cosa».
Quante sono le possibilità che la stagione si concluda regolarmente?
«Non saprei, dipenderà molto da come si evolverà la situazione nelle prossime due settimane. In questo momento è difficile persino paventare una data plausibile. Sicuramente, se si dovesse tornare a giocare, vorrà dire che gli altri problemi sono i via di risoluzione. In ogni caso, credo che annullare totalmente la stagione sia alquanto improbabile».
Cambiamo argomento. Cosa pensa del cammino effettuato dalla Salernitana fino allo stop forzato?
«La Salernitana sta conducendo un campionato tra alti e bassi, anche se ultimamente stava trovando una certa continuità di risultati. La B è lunga e faticosa. A mio parere, a fare la differenza, sarà la condizione atletica, sempre ammesso che si ritorni a giocare. A prescindere da ogni discorso, come dissi ad inizio stagione, la Salernitana ha una buona rosa che può ambire a traguardi importanti».
Tutt’oggi, a Salerno, la gente la ricorda ancora con il soprannome di “Re del taglio”. Per lei che ha vissuto ben due promozioni da protagonista, qual è il ricordo più bello legato all’esperienza in maglia granata?
«A Salerno ho trascorso sei anni meravigliosi. Mi fa piacere che la gente mi ricordi ancora con affetto. Ogni volta che, molto volentieri, mi capita di tornare a Salerno, non perdono mai occasione per dimostrarmelo. Ciò che ricordo con maggior soddisfazione, ovviamente, sono le due promozioni dalla C alla B e dalla B alla A, arrivata dopo un’annata strepitosa. Di partite che porto nel cuore ne ho diverse. La prima è, senza dubbio, la finale play-off del San Paolo contro la Juve Stabia e la semifinale contro la Lodigiani all’Arechi dinanzi ad un pubblico straordinario».
A suo parere, la tifoseria granata, determinante quando gremisce gli spalti, può tornare ai fasti di un tempo? Se sì, in che modo?
«Penso proprio di sì. Salerno e i suoi tifosi danno sempre quel qualcosa in più. Probabilmente devono soltanto ritornare a “sentirsi parte della squadra” e riconoscersi all’interno di essa. Remare verso la stessa direzione non può fare altro che portare al trionfo… specie in una piazza come Salerno».
Oggi, appesi gli scarpini al chiodo, è un collaboratore tecnico. Per anni è stato il vice di un’altra, eterna bandiera della Salernitana, Roberto Breda. Ci si vede, magari, un giorno sulla panchina della Salernitana?
«Da più di un anno, le nostre strade si sono divise. In questa stagione ho iniziato alla Sicula Leonzio come vice ma, purtroppo, le cose non sono andate granché bene. Ora sono in attesa di ricominciare. Farlo a Salerno sarebbe certamente un sogno. In ogni caso, a me piace lavorare anche nel settore giovanile. L’ho fatto per diverso tempo e, chissà, magari servisse una mano… sarei ben lieto di darla»