Abbiamo intervistato il cestista Nicholas Crow, capitano, fino a pochi giorni fa, della Givova Basket Scafati. L’atleta, al momento in quarantena presso la sua casa di Rimini, ci ha parlato del suo presente e futuro prossimo.
Nicholas Crow: “Scafati importantissima per me”
Nicholas Crow, figlio dell’ex cestista NBA Mark, è stato capitano e punto cardine della Givova Scafati per ben 4 stagioni. Con la canotta gialloblù ha giocato oltre 100 incontri e vinto, nel 2016, la Coppa Italia di Serie A2.
Con la conclusione dei campionati a causa del Coronavirus, il 30enne romagnolo ha visto scadere il suo contratto ed ha deciso di trascorrere la quarantena presso la sua casa di Rimini. In attesa di sapere cosa accadrà in futuro, sia per il basket che per la sua carriera lontano dal parquet, abbiamo scambiato una piacevole video-chiacchierata.
Per quanto riguarda la tua esperienza a Scafati. Ci confermi che è ufficialmente conclusa?
«Sì. Purtroppo con la chiusura anticipata dei campionati il mio contratto è scaduto anzitempo e non è stato rinnovato. Al momento sono a Rimini, a casa mia con la mia famiglia, e vedrò per bene dove ricominciare a giocare. Nel frattempo lavorerò anche sul mio lato imprenditoriale: ho delle attività commerciali qui a Rimini».
Come stai e come stai vivendo questa quarantena forzata?
«Fortunatamente stiamo tutti bene in casa, ci godiamo quanto di più possibile il giardino ed i raggi di sole degli ultimi giorni. Sono però molto preoccupato per ciò che accadrà in seguito, l’economia verrà danneggiata moltissimo e non so quante persone sapranno rialzarsi. Tieni conto che la Riviera romagnola, così come la Campania, vive moltissimo di turismo, io stesso ho dei locali e ad oggi, il primo maggio, non so in che condizioni potrò riaprire le attività. Bisogna sperare che tutto si concluda in fretta e nel migliore dei modi. Temo che questo virus non potrà essere debellato al 100%, dovremmo anche imparare a conviverci, altrimenti resteremo relegati in casa, per sempre, nella speranza di portare a 0 i contagi».
Tornando a ciò che concerne il parquet e la palla a spicchi. L’annullamento dei campionati è stata una giusta soluzione oppure si sarebbe potuto aspettare, come nel caso del calcio?
«Il calcio italiano è uno dei pilastri dell’economia italiana e credo che gli organi di competenza stiano aspettando nel farlo ripartire proprio per provare a limare le perdite. L’annullamento dei campionati di basket è stato giusto, giocare a porte chiuse sarebbe stato un peccato ed un rischio. Il futuro, invece, credo sarà pieno di punti interrogativi, perché le risorse economiche che ci sono potrebbero coprire la A1 e la A2, ma si vocifera che già la Serie B rischi di scomparire. Un peccato, la situazione è drammatica e spero che vengano prese decisioni che possano aiutare tutte le realtà della pallacanestro».
Possibili soluzioni per il rientro in campo?
«A quanto pare dal 2021 dovrebbe tornare la tranquillità, me lo auguro. Tieni conto che la nostra stagione comincia ad ottobre, quindi potremmo giocare un paio di mesi a porte chiuse e poi accogliere i tifosi nei palazzetti. Così facendo torneremo alla normalità e tutto potrà essere lasciato alle spalle. Occorre però molta chiarezza da parte dello Stato, prevenzione, norme ad hoc ed anche un vaccino per tutelare tutti quanti».
Il tuo futuro, invece, è lontano dalla Campania?
«Credo di sì, condizionale d’obbligo, ma vorrei rimanere vicino la mia famiglia. Sono stato benissimo a Scafati, una città meravigliosa che ho vissuto per 4 anni. Sono stato capitano della squadra e posso dirti con convinzione che una parte del mio cuore è gialloblù. Tra l’altro in casa mi alleno ancora con la divisa di Scafati, impossibile dimenticarla. Anzi, colgo l’occasione per salutare tutti i tifosi scafatesi e tutti i vostri lettori, a presto».
Il video saluto a tutti i tifosi e sostenitori di Scafati
https://www.facebook.com/salernosport24/videos/882760108853938/