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Alfonso Camorani, quando la passione e l’emozione per il calcio non ha età

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Il calcio è uno sport, e come ogni sport, individuale o di squadra, va praticato con stimoli e passione; va amato con ogni poro della propria pelle e soprattutto bisogna metterci abnegazione e voglia di sacrificio altrimenti il fallimento è dietro la porta. Ed il fallimento non è solo un atto dato da una sconfitta o nel non arrivare al massimo del successo. Il fallimento è uscire dal campo, nel caso del calcio, con la consapevolezza di non aver dato e ricevuto emozioni. Quelle emozioni che invece, ancora oggi, in una età non certo giovanissima alcuni calciatori provano e fanno provare ad i propri tifosi. Basta pensare ad un Quagliarella in massima serie, ad un Buffon, a Totti e pochi altri. E non è la stoffa da campione o lo stimolo della top squadra che fa si che giocatori “da pensione”, come li chiamano i più stolti acculturati di calcio, abbiano quella voglia di continuare ad indossare scarpini su di un rettangolo di gioco. Basta non allontanarsi troppo per vedere ex giocatori granata rimettersi in gioco per amore e passione come Ighli Vannucchi o come Alfonso Camorani. E proprio con quest’ultimo abbiamo scambiato due chiacchiere sulla bellissima vittoria che domenica scorsa ha portato la sua squadra, la Tre Pini Matese, alla conquista della Coppa Italia Molise.

“E’ sempre una grande emozione – commenta Camorani – poter alzare un trofeo, al di là della categoria di appartenenza. Ho provato la stessa emozione dell’esordio in A, e del resto ho ancora oggi, a 41 anni, gli stessi stimoli di allora. Lo scorso anno la finale è stata persa, quest’anno anche per merito della squadra, siamo riusciti a portare a casa questa coppa ed andare avanti”.

Ancora oggi come tu stesso hai dichiarato hai gli stimoli di quando eri bambino. Come mai oggi molti calciatori invece sembra che giochino senza quell’amore e passione che trapela dalle tue parole?

“E’ qualche anno che i giovani che si avvicinano o praticano questo sport non hanno più “fame”. Una volta si facevano sacrifici, io ho abbandonato scuola, amici, divertimenti vari, per poter fare ciò che davvero mi faceva emozionare e regalava gioia. Certo oggi anche ai miei figli dico di studiare ma ciò non significa che se amano uno sport non debbano farlo. Oggi i giovani giocano più per poter poi mettere una foto sui social, per poter dire “io gioco al calcio” anche se parliamo di una categoria inferiore. Oggi uno su dieci davvero ha voglia di fare sacrifici per allenarsi e sacrificarsi perché oggi comunque la vita è più semplice e si hanno tanti divertimenti rispetto al passato. Il livello per questo si è anche abbassato rispetto ad anni fa. In serie A e in B molti di oggi avrebbero forse fatto panchina, per non parlare della Lega Pro. Io ho abbandonato il professionismo qualche anno fa ma posso assicurarti che per la passione, la fame e l’abnegazione che ancora ho a 41 anni potrei giocare tranquillamente nella terza serie. Però sarebbe anche giunta l’ora di capire cosa fare da grande perché intraprendere la carriera da allenatore ad esempio, non mi permetterebbe più di giocare. Prima o poi deciderò”.

Il mercato invernale di riparazione in casa granata ha portato due non giovanissimi, Lopez e Calaiò. Cosa ne pensi?

“Come ti ho già detto giorni fa per me la Salernitana aveva già un ottimo organico e che i play-off sono alla portata. Io dal canto mio sarei intervenuto più a centrocampo visto che ancora oggi manca l’uomo in più che riesca a creare gioco ma per quanto riguarda i due acquisti sono ottimi giocatori e di esperienza. Lopez ha giocato a Brescia nella sua prima esperienza italiana ed in serie B. Ha fatto bene a Benevento, allo Spezia, è un giocatore che può dare il suo contributo a questa squadra e se come penso gli stimoli sono quelli giusti è una pedina importante. Per Calaiò parla la carriera. E’ stato fermo per squalifica ma se riesce a tornare in forma velocemente è uno che i gol li fa. È un attaccante d’area ma sa anche mettersi a disposizione della squadra. Gregucci è un allenatore che sa adattare i moduli ai calciatori e troverà sicuramente il modo per permettere a Calaiò di esprimersi al meglio. Certo serve far arrivare in area quante più palle possibili. Credo che Emanuele sia arrivato a Salerno con gli stimoli giusti, ossia rimettersi in gioco per poter chiudere la carriera al massimo. Non è uno che si accontenta dello stipendio e di fare tribuna, altrimenti restava a Parma. Lui è uno dei vecchio stampo, ha fame di calcio e lo dimostra ciò che comunque ha fatto prima del blocco forzato, Può tranquillamente essere la pedina in più in questa Salernitana che è avara di reti”.

Quindi i play-off sono ancora possibili?

“Ma certo, lo erano anche senza questi acquisti. Basta vedere comunque il campionato in sé. Ci sono squadre su che nessuno si aspettava o che non sono state costruite, come il Lecce, per lottare eppure resistono. Poi c’è Palermo che però ha difficoltà differenti quindi sta ovviamente calando. Credo che i tifosi, seppur delusi, debbano restare vicini alla squadra e continuare a sostenere i ragazzi perché vi assicuro che giocare dinanzi ad un pubblico come quello della Salernitana è ben diverso che giocare altrove. Il malcontento verso la società volendo devono dimostrarlo ed attuarlo dopo perché ad oggi il campionato è ancora apertissimo e non credo assolutamente che la società non voglia provarci. Non avrebbe speso soldi oggi per un Calaiò come non li avrebbe spesi per altri. A Salerno ci sono giocatori da contratti importanti e senza obiettivi nessuno li avrebbe stipulati. Errori di valutazione o calciatori che non esprimono quello che si aspettava purtroppo esistono ma le somme meglio tirarle alla fine. Oggi serve sostenere perché ripeto, i play-off sono alla portata e le Noif , oggi, non sono il vero problema”.

 

Foto di Alessandra Ravone

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