Intervista a Vladimiro Caramel, ex centrocampista della Salernitana nella stagione ’92-’93 con il “mentore” Giuliano Sonzogni in panchina.
Caramel e Salerno, un amore a prima vista
Quella di Vladimiro Caramel, era la Salernitana del ’92-’93. Una squadra che, dopo l’abbandono del presidente Soglia, “navigava a vista” in C1 sotto la guida di Giuliano Sonzogni. Una stagione che, oltre all’innesto del riccioluto fantasista nativo di Asmara (Eritrea), portò in dote quelli di Massimiliano De Silvestro, Claudio Grimaudo, Pietro Strada, Francesco Tudisco e Giovanni Pisano. Cinque/undicesimi di quella Salernitana che, nella stagione successiva, sbaragliò la concorrenza ai play-off del campionato di C1 contro ogni pronostico. Ma che, soprattutto, diede il via al ciclo di successi che portarono la squadra del Cavalluccio fino alla massima serie, a distanza di cinquant’anni dall’ultima volta.
Inizialmente, però, Caramel non accetta da subito le lusinghe della Salernitana e soprattutto del professor Sonzogni, che lo stesso riccioluto centrocampista aveva già avuto come allenatore a Licata. Il buon Vladimiro, infatti, prima di approdare a Salerno, si accasa al Cosenza. In serie B tra i rossoblu, però, Caramel trova poco spazio collezionando appena sette presenze. Richiamato con insistenza proprio dal mentore Sonzogni, l’8 novembre esordisce in maglia granata nel big match contro la capolista Palermo. Un esordio con gol sotto l’allora Curva Sud, l’unico in maglia granata, che fece “scoppiare l’amore” tra Caramel e il popolo granata. Di lì in poi, però, il lento declino, personale e di squadra, smorzò i sogni di gloria della piazza e, con loro, anche la storia di Vladimiro Caramel alla Salernitana. Un’esperienza, condita da 25 presenze e una rete, che nonostante tutto evoca buoni ricordi nella tifoseria granata.
Salve Vladimiro. Innanzitutto, come sta vivendo questo difficile momento di “reclusione forzata”?
«Come tutti, chiusi in casa sperando che tutto finisca il prima possibile. Per noi che siamo abituati a stare in campo con i bimbi, il pensiero inevitabilmente va sempre a loro. Speriamo si possa tornare alla vita normale quanto prima».
Cambiamo argomento. Segue ancora le sorti dei granata?
«Certo, il cuore è sempre là. Seguo tutte le squadre in cui ho giocato, anche se è difficile vederle tutte. Quest’anno, tra l’altro, prima che tutto si fermasse sembrava aver intrapreso la strada giusta. Spero che alla ripresa si presenti più forte di prima».
Se il campionato dovesse ripartire, crede che la Salernitana possa ambire a traguardi importanti?
«Credo proprio di sì. La squadra è ottima, ha un buon allenatore ed è sempre seguita dai meravigliosi tifosi. A mio parere, ha tutte le carte in regola per disputare un campionato importante».
Facciamo un tuffo nel passato. Che ricordo ha dell’esperienza a Salerno?
«Anche se, nel complesso, non è stata una stagione positiva, porto sempre un bel ricordo. Purtroppo venivo da una squadra (il Cosenza) che, per usare un eufemismo, non era tanto amata, e il rifiuto iniziale non fu subito perdonato. Per quanto mi riguarda, ho dato sempre il massimo e, per fortuna, con i risultati della prima parte di stagione, la gente si era ricreduta. Successivamente, purtroppo, venni preso di mira per i motivi elencati prima e fui additato tra i responsabili della mancanza di risultati. Dopo un ottimo avvio, in cui siamo stati in testa per buona parte della stagione, i tanti pareggi ci hanno condizionato. Siamo venuti meno fisicamente e non abbiamo retto rispetto alle altre squadre».
Lei ha indossato la maglia granata per una sola stagione, eppure i tifosi la ricordano ancora con affetto…
Ho dato il massimo, ma purtroppo non si possono ottenere sempre i risultati sperati. Ero uno di quelli che sentiva tanto la pressione delle partite, ma l’impegno non è mai mancato. A prescindere, porto sempre un bel ricordo di Salerno. L’anno dopo, seppur lontano fisicamente, rimasi molto vicino alle sorti della squadra partecipando anche alla colletta per la festa promozione dei tifosi. A Salerno si vive di calcio 365 giorni all’anno, dai più piccoli ai più anziani. Si vive di passione, ed è proprio quella che un calciatore vuole percepire intorno a sè».
La stagione del ’92-’93 fece da preludio ai “gloriosi anni ’90” della Salernitana. Ha qualche rimpianto?
«Senza dubbio la partita contro l’Acireale. Purtroppo fui messo quasi subito fuori causa da un paio di interventi duri degli avversari che mi provocarono un infortunio al ginocchio. Devo dire che, in quell’occasione, anche l’arbitro ci mise del suo. Purtroppo, il rigore parato da Amato a Pietro Strada a dieci minuti dalla fine, non ci permise di tornare in testa e, da lì, iniziò il declino. Quella, comunque, era una squadra fortissima guidata da un ottimo allenatore. Probabilmente, anche alcuni screzi tra Sonzogni e il preparatore atletico ci causarono il calo fisico che, alla fine, fu determinante».
Grazie Vladimiro. Le va di mandare un saluto al popolo granata?
«Saluto con affetto tutta la tifoseria granata. Anche se la stagione non terminò come tutti speravano, ho un bellissimo ricordo e sono rimasto molto legato ai colori granata. Seguo sempre la Salernitana e la porterò per sempre nel cuore».