Gigi Cagni: “Ci sta perdere a Cittadella, con Aliberti…”
Solo un anno di Salerno per Gigi Cagni, un allenatore e un signore come ce ne sono pochi. Perché se l’esonero un allenatore deve sempre metterlo in conto, quello che lui subì… sedotto, abbandonato e poi ripreso, è degno del peggior film del surrealismo italiano. Da Monza a Genova, tre giornate di campionato in cui si perse la gara interna con il Savoia che diede ai torresi la soddisfazione di vincere un derby che non avranno più dimenticato. Se Aniello Aliberti fece degli errori a Salerno, quello di mandar via Cagni (in favore di Cadregari che aveva iniziato il campionato salvo essere esonerato proprio in favore del tecnico lombardo), merita sicuramente il primo posto. E Gigi Cagni è proprio di Brescia: dalle giovanili fino all’esordio in prima squadra nel ’69. Poi ancora Brescia, questa volta da allenatore delle giovanili nell’88, e allenatore della prima squadra quasi trent’anni dopo quando li salverà da una difficile situazione di classifica nel 2017.
Ciao Mister! Nel prossimo turno incroceranno i tacchetti Brescia e Salernitana. Partita dura per tutte e due le squadre, così diverse. Togliamoci subito lo sfizio di un pronostico…
“Una partita dal pronostico davvero difficile, da tripla direi!”.
Il Brescia sta facendo un gran bel campionato dal cambio tecnico. Eppure Suazo sembrava promettere bene. Pensa che fosse ancora acerbo per la Serie B?
“Sì. Delle volte si prendono allenatori giovani pensando che questi possano quindi proporre un calcio altrettanto innovativo. Suazo probabilmente farà una bella carriera ma, se vuoi vincere, devi prendere un allenatore che ha vinto e che sa come si vince un torneo così logorante come può esserlo quello di Serie B”.
Le rondinelle, partita dopo partita, hanno acquisito una certa consapevolezza nei propri mezzi. E’ una squadra già pronta per lottare apertamente per la promozione diretta o manca ancora qualcosa?
“Il presidente, che di calcio ne capisce, ha fatto investimenti importanti prendendo giocatori di categoria e un attaccante del calibro di Donnarumma. L’intenzione, credo, sia quella di centrare la massima serie in due anni. Già ora però ha i mezzi per giocarsela grazie ad un impianto di base importante per fare bene”.
E la Salernitana?
“La Salernitana ha una rosa completa. Non ho visto tutte le gare ma vedo in attacco bei giocatori. Il problema è che però una squadra, per ambire a classifiche importanti, deve subire pochi gol. Ci sta perdere a Cittadella, è una bella squadra quella veneta, ogni anno trovano giocatori giovani che fanno entrare nell’undici base e ha lo stesso allenatore da 4-5 anni”.
A Salerno fu protagonista di un insolito caso, suo malgrado. Cosa accadde con Aliberti?
“Bisognerebbe chiederlo a lui. Credo, ed è solo mia opinione, volesse un allenatore più spregiudicato. Pareggiammo a Monza, fui esonerato e richiamò Cadregari. All’indomani della sconfitta interna con con il Savoia mi chiamò Diodato Abagnara e mi chiese ‘Gigi mettiamo che il presidente domani fosse a casa tua, tu che faresti?’. Venne Aliberti a casa e mi fece le sue scuse, mi disse di aver fatto un errore di gioventù e mi chiese di tornare. Gli dissi che sarei tornato solo per i ragazzi e non per lui. Probabilmente fu la frase che segnò poi il mio futuro a campionato finito. Tornai e vincemmo a Genova con la Sampdoria. Una partita memorabile, con una tripletta di Di Michele che la gente ricorderà ancora. Fossi rimasto non gli avrei mai permesso di mandar via gente come Di Michele, Giacomo Tedesco, Vannucchi e Marco Rossi. Era una gran bella squadra e di sicuro avrei vinto il campionato l’anno successivo. Avevo un contratto di due anni ma credo che mi mandò via proprio perché mi sarei opposto alla partenza di quei giocatori. Salerno, nella mia carriera, rappresenta il mio più grande rammarico”.
Un saluto al popolo granata?
“Di vero cuore! Sono legato a Salerno, una città meravigliosa e accogliente. Quando posso scendo per ritrovare quell’aria del sud così diversa dal Sud”.