Il calcio è malato e questa in verità non rappresenta più una novità. Il popolo della Salernitana lo sta vivendo e comprendendo sulla propria pelle.
La Salernitana alimenta le statistiche
Nell’anticipo del venerdì sera la Salernitana viene condannata a subire l’ennesima umiliazione. L’inter capolista rifila cinque reti agli uomini di uno sbandato Colantuono ed asfalta la Bersagliera a domicilio. La partita vale per i tre punti agli uomini di Inzaghi e per gli annali: è la terza peggior sconfitta di sempre in serie A (segue solo Torino nel ‘47-48 e Lazio nel ‘98-99).
Deludente la Curva Nord Milano
Passeggiata a Salerno per i nerazzurri, grandi sul rettangolo verde, molto meno sugli spalti. Il disgusto per l’incoerenza dei saltimbanco pervenuti nel settore ospiti resta solo una nota a margine. Non è da ultras esporre uno striscione di solidarietà alla fazione opposta. Poi inveire senza motivo contro la tifoseria granata, già sopraffatta dalla drammaticità degli eventi operati nella stanza dei bottoni, oltre che sul terreno di gioco.
Gravina mantiene la promessa?
Partita quasi inverosimile per certi versi, l’atmosfera è a tratti riscaldata dai cori di rabbia della Curva Sud Siberiano, che non espone vessilli e bandiere in segno di logica protesta. Gli ultras invitano la FIGC a porre fine al teatrino andato ancora in scena negli ultimi giorni per la mancata cessione societaria. Con la proroga fino a giugno, senza fondi per fare un mercato dignitoso, senza alcuna competenza di categoria, senza una società solida per convincere qualche giocatore scettico a tuffarsi nella disperata impresa di salvare questa squadra, il destino è inevitabilmente segnato. La Salernitana continuerà solo a ricevere mortificazioni e la tifoseria sarà costretta ad assistere impotente a questo strazio sportivo.
Salernitana-Inter: partita senza storia
La partita non si può nemmeno commentare visto l’enorme gap tecnico tra le due compagini, appartenenti a due galassie calcistiche differenti. La Salernitana è carente sotto tutto gli aspetti: incapacità di effettuare investimenti redditizi, incapacità di tessere rapporti consolidati con club di alto profilo, incapacità a costruire un vivaio tecnico adeguato da cui poter attingere risorse nel tempo, incapacità gestionali, incapacità negli adempimenti degli oneri delle strutture (stadio Arechi in primis).
Con questo scenario di fondo non si può costruire alcun futuro, il calcio a Salerno è destinato a morire, principalmente perché i disponenti e le figure istituzionali coinvolte nella farsa del trust non hanno la passione per le sorti del Cavalluccio. A questi mendicanti di potere e affaristi da pollame (con ogni rispetto per gli imprenditori avicoli) interessa solo il bieco ritorno economico. A qualsiasi costo.
La compagnia cinematografica del capolavoro
Il regista dell’opera cinematografica è il signor (appellativo inteso solo come genere) Lotito assieme al (Mezzo) cognato (“Mr Thanksgiving”) punta -da sempre- al massimo introito nelle casse societarie con l’orizzonte paracadute retrocessione fisso nella mente. I simpatici e riservatissimi trustee rappresentano le comparse, nel ruolo di moderni servi della gleba del sistema, ovvero i parafulmini del duo burino suddetto. Uno degli attori protagonisti, candidato all’Oscar, è il Luogotenente (o, forse meglio, lungodegente) Fabiani, nelle vesti dell’Angelo Salvatore della patria. C’è chi sta frettolosamente rivedendo il voto in pagella per il secondo trimestre, mentre dall’altra parte la Curva ha iniziato con forza a ratificargli gli avvisi di sgombero.
Il Deus ex machina della compagnia teatrale è la pariolina FIGC, la stessa federazione affaccendata a rincorrere per la seconda volta consecutiva con affanno una qualificazione mondiale. I padroni del calcio italiano, capitanati dal condottiero Gravina si occupano soltanto di ratificare le scelte dei seduti al tavolo della Lega A. L’istituzione di Dal Pino, nel ruolo di attore non protagonista della produzione, punta, a sua volta, a contabilizzare i fondi dei diritti tv e degli introiti già sottoscritti per la stagione. Sul fronte squisitamente sportivo la Salernitana sarebbe anche già la prima retrocessa pressoché dichiarata, aspetto che motiva ancor di più la richiesta di proroga di sei mesi per la cessione (con ogni probabilità fittizia).
Le istituzioni locali dormono: solo i tifosi accanto alla Salernitana
In questo “splendido e ben articolato” sistema di interessi spregevoli raffrontati alla passione vera per la maglia i tifosi salernitani possono far solo da spettatori. Le istituzioni locali, mosse dal rantolo del coccodrillo dopo 7 mesi, iniziano e bisbigliare qualche timida parola. Ma è troppo tardi è troppo poco per non lasciar affondare la barca. Nessuna presa di posizione poderosa, seppur possibile. Una vile resa.
La Salernitana è stata già condannata a morte e si avvia verso il patibolo ma la fede per un simbolo di un’intera città e provincia resterà eterna ed indelebile…in ogni dove ed in ogni categoria.
Macte Animo!