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Il doppio ex Colomba: “Cagliari squadra quadrata. Alla Salernitana è mancato il gruppo”

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Il doppio ex di Cagliari e Salernitana, Franco Colomba, si è raccontato ai microfoni di SalernoSport24, in vista del fondamentale scontro salvezza in terra sarda.

Franco Colomba analizza il momento della Salernitana

Franco Colomba, allenatore della Salernitana nel biennio 1995-1997 e protagonista di una parentesi sulla panchina del Cagliari, ha lasciato un buon ricordo nella città campana, sfiorando la promozione in massima serie. Anni dopo, è tornato a parlare dei granata.

Per Salernitana e Cagliari si avvicina un disperato scontro salvezza. I granata partono con gli sfavori del pronostico.

«È una partita non facile. Il Cagliari a differenza della Salernitana non ha cambiato allenatore, puntando sul miglioramento del proprio gruppo. Ranieri è un allenatore esperto e navigato, che oltre tante capacità tecniche e morali ha carisma da vendere. Questo fa del Cagliari una squadra sì in difficoltà, ma che offre prestazioni quadrate e da compagine che ha voglia di salvarsi».

A proposito di Cagliari, cosa ricorda della sua esperienza in Sardegna?

«La mia esperienza sarda è durata pochi mesi. Ho fatto da tappabuchi in un momento di crisi della squadra, e pur affrontando a testa alta partite contro avversari forti come Fiorentina, Inter e Lazio, le “non-vittorie” portarono al mio esonero. D’altronde il presidente era Cellino, e per lui era quasi un habituè».

Nella ‘sua’ Salernitana ha allenato calciatori dal carisma di Giovanni Pisano e Roberto Breda, dei veri e propri leader. Crede che nell’organico attuale manchi un elemento con le stesse caratteristiche?

«Non è questione di un uomo o due. Le squadre vanno viste nel loro insieme. Noi per la categoria dell’epoca avevamo buoni giocatori e il primo anno siamo riusciti a fare buone cose. Breda era un giocatore importante, come Pisano che per lungo tempo non ho avuto a disposizione. Per fortuna Ferrante ha fatto i gol di cui avevamo bisogno.

Certo, i leader sono importanti, ma quello che poi fa la differenza è il gruppo. Quello della Salernitana è un gruppo che quest’anno è cambiato spesso, negli allenatori e nei giocatori. Non si è riusciti a recuperare Dia, che non ha tirato fuori le sue qualità. E’ un discorso più di gruppo che di uomini».

A proposito di quel campionato, cosa ricorda di quel pareggio amaro di Pescara che costò la promozione in Serie A?

«Avevamo la speranza di farcela, ma eravamo legati ai risultati degli altri. Abbiamo tirato fuori il meglio di noi, pur col pensiero che una vittoria poteva non bastare. Dopo una rimonta incredibile dal quartultimo posto nel girone di andata siamo arrivati quinti. Avevamo bisogno che gli altri si fermassero per recuperare terreno, abbiamo dato tutto ma non è bastato». 

A proposito di vittorie che potrebbero non bastare e di terreno perduto, quali crede siano le effettive chance salvezza della Salernitana?

«L’esperienza di due anni fa della Salernitana dimostra che tutto si può fare. Certo, non bisogna mancare gli appuntamenti importanti e portare a casa un filotto di risultati positivi, sperando che gli altri crollino. Non è facile, a mio avviso è una lotta dura, ma la speranza è l’ultima a morire».

Ai suoi tempi la Salernitana godeva dell’appoggio di un patron entusiasta come Aliberti. Ad oggi il presidente della Salernitana è Iervolino, il cui grande entusiasmo dell’inizio sembra essere messo alla prova dalle critiche degli ultimi mesi.

«Nel calcio tutto cambia. Anche Aliberti dopo essere stato osannato per le vittorie e per la promozione in Serie A è stato costretto ad andarsene. Il calcio è mutevole, così come nel corso di una partita così nel corso degli anni. Quello che va bene oggi non va bene domani. È lo stesso per Iervolino, che ha fatto grandi cose ed ora riceve critiche. Fa parte del mondo del calcio. Bisogna stringere i denti e provare a superare i momenti difficili».

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