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Cori razzisti da debellare, l’arbitro ammonisce il calciatore

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La nuova usanza di festeggiare un gol in barba ai tifosi che sporcano le gare di cori razzisti, non sembra trovare il gradimento di alcuni arbitri. L’ultima vittima è Vlahović  ammonito da Doveri in Atalanta-Juventus, finita 0-2.

Cori razzisti da debellare, l’arbitro è pro o contro?

Questa stagione sportiva 2022-2023 verrà ricordata per tante cose, oltre che per il tricolore che torna a bagnare il Golfo di Napoli. La squadra di Spalletti ha dominato dall’inizio alla fine il campionato ma non è l’unica sorpresa della stagione. Altro sta accadendo, soprattutto da qualche mese a questa parte, specie da quella esultanza di Romelu Lukaku che rispose ai cori razzisti degli pseudo tifosi della Juventus -, e i susseguenti 171 DASPO inflitti agli ultras della Vecchia Signora -. Big Rom, subito dopo il gol rispose agli esasperati con l’indice sulla bocca, come per zittirli.


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L’arbitro Massa estrae da regolamento il secondo giallo per il belga, e il Giudice sportivo ne conferma la squalifica salvo poi accogliere il ricorso dell’Inter. Verrà chiusa la curva dei tifosi bianconeri, ma anche in questo caso con un ricorso verrà riaperta. Questi quindi i fatti. Si potrebbe dire che in questi casi un arbitro abbia un sasso al posto del cuore, agisce secondo il regolamento e non secondo coscienza.

Chi sono i veri colpevoli?

Il calcio è la vetrina più importante dello sport italiano ma anche nel basket, seppur in maniera molto più controllata, si sono verificati analoghi e beceri comportamenti da parte degli spettatori. La pallacanestro è uno sport di inclusione anche più forte rispetto al calcio, e forse per questo comportamenti razzisti sono più rari, ma ci sono. Questa è la prova che il nostro giornale può testimoniare e ciò che avvenne in Scafati-Brindisi.

Per cui tutto il mondo (o Sport) è paese? Sicuramente sì, ma se chi potrebbe agire in favore degli atleti oggetto di scherno dagli spettatori, finisce per essere un altro pezzo dell’ingranaggio, tutto diventa più difficile ed ecco che un Vlahović è costretto, sicuramente agendo di impulso, a zittire chi fino a quel momento si era divertito provocandolo. Ancora più grave poi si tali gesti dei propri tifosi vengono minimizzati, come accaduto con Gasperini, il quale ha dichiarato nel post partita: “È stata maleducazione […]. Il razzismo è una cosa più seria”. Ma si sa che il tecnico dei bergamaschi non è il nuovo ad uscita di questo genere.

Quando Zoro voleva lasciare il campo

Una testa per dividere le orecchie, questo è uno spettatore che lancia cori razzisti agli atleti in campo. Senza mezze misure, perché questo è l’insegnamento che trasmetteranno i loro figli, e saremo sempre un cane che vuol mordersi la coda, senza possibilità di evolverci. Uno dei casi che favorì lo scalpore davanti alle telecamere della calcio nazionale fu quanto accade a Marc André Zoro.

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Marc André Zoro | © Il nobile del calcio

Il calciatore ivoriano, che fu portato in Italia a 16 anni dalla Salernitana, in una gara di Serie A tra il suo Messina e l’Inter, prese il pallone tra le mani con l’intento di lasciare il campo dopo che i tifosi nerazzurri lo bersagliarono con cori razzisti. Furono Martins e Adriano a scusarsi con il collega e a convincerlo a desistere. Solo da allora si iniziò a fare qualcosa di più incisivo come penalizzazioni e le campagne No Racism, che però in vent’anni non ha ancora dato i suoi frutti evidentemente se la mamma degli imbecilli è ancora incinta, parafrasando un vecchio detto molto caro al compianto Maurizio Costanzo.

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Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino
Lino Grimaldi Avino, giornalista, editore e scrittore. Ha lavorato presso Cronache di Salerno, TuttoSalernitana, Granatissimi ed è direttore di SalernoSport24. Alla radio ha lavorato presso Radio Alfa, e attualmente conduce due programmi sportivi a RCS75 - Radio Castelluccio, Destinazione Sport e Destinazione Arechi. Ha pubblicato due libri: Angusti Corridoi (2012) con la casa editrice Ripostes, e La vita allo specchio - Introspettiva (2020) con la Saggese Editori, con prefazione dello scrittore Amleto de Silva.

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