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Tumminello: “Crederò sempre nella possibilità di ritornare in Serie A”

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Dal rossoblù di Crotone a quello di Vallo della Lucania, il viaggio di Tumminello in Serie C, al servizio della Gelbison, potrebbe rappresentare più di una semplice avventura. L’attaccante siciliano, prodotto delle giovanili della Roma, squadra con la quale ha esordito in Serie A, si trova ad affrontare il suo secondo anno consecutivo nella terza serie professionistica italiana.

Un passo indietro necessario per la sua carriera, tormentata da qualche infortunio di troppo. A volte, però, è necessario perdersi per ritrovarsi. E questo, Marco Tumminello lo sa bene.

Chi è Marco Tumminello

Il classe ’98, nativo di Erice, si affaccia ai grandi palcoscenici del calcio italiano nelle giovanili della Roma. Il bottino di ben trentasei reti siglate in cinquantatré presenze rappresenta un biglietto da visita niente male per il giovane attaccante che, nel gennaio del 2016 fa il suo esordio ufficiale in prima squadra. L’anno seguente, passa in prestito al Crotone, dove arriveranno i primi gol in Serie A e, purtroppo, lo sventurato infortunio al crociato del ginocchio destro che lo terrà fuori per diversi mesi. Seguono le esperienze di Bergamo, all’Atalanta, SPAL e Reggina, prima del ritorno in Calabria.

Il Crotone bis non porta bene al giocatore che, nella finestra di mercato invernale, decide di sposare la causa cilentana. La prima gioia in maglia rossoblù arriva al “Pino Zaccheria” di Foggia. Un gol che Tumminello e squadra sperano possa essere solo il primo di una lunga serie, che conduca la società del Presidente Puglisi a una salvezza tranquilla.


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L’intervista a Tumminello, attaccante della Gelbison

Tra gioie passate e speranze future, la nostra redazione ha avuto il grande piacere di intervistare l’attaccante dei cilentani.

Hai avuto la grande fortuna e il merito di poterti confrontare in categorie professionistiche prestigiose. Ogni serie presenta aspetti differenti, al di là del valore tecnico superiore per ovvi motivi. Potresti definire, per ogni singola categoria, quali sono le differenze tra il calcio di A, B e C e quali aspetti vengono curati?

«Innanzitutto, la Serie A è una categoria troppo più elevata rispetto alle altre due, per la qualità dei giocatori presenti. Ovviamente, va allenato molto l’aspetto mentale, mentre tatticamente, le partite sono molto tranquille, ci sono più spazi, per tenere e controllare il pallone, però, una volta arrivati negli ultimi venti metri diventa più difficile, poiché lì diventa necessario avere qualità decisamente elevate. In Serie B, si prediligono lo sforzo fisico e le giocate di qualità dei singoli. In Serie C, categoria sicuramente più danneggiata rispetto alle precedenti, a causa delle strutture e i campi non ottimali, prevale lo sforzo fisico a discapito della qualità, non per demerito dei calciatori, bensì per questi aspetti di contorno che non consentono di poter preparare al meglio tecnicamente o tatticamente le partite».

Parentesi a Roma, Crotone e Atalanta. Qual è il ricordo più bello che ti porti dietro dalla Serie A e cosa hanno lasciato queste esperienze al Tumminello calciatore, ma soprattutto al Tumminello uomo?

«Le mie esperienze più belle in A, le ho vissute a Roma e Crotone. Con la Roma, ho esordito a sedici anni e ho avuto la fortuna di allenarmi con grandi calciatori e imparare cose nuove. A Crotone è arrivato il primo gol in Serie A, che non scorderò mai, così come gli altri. Per me, si tratta di un tipo di emozione che vorrei presto tornare a rivivere. Ovviamente, sono stato condizionato dagli infortuni. Il Tumminello uomo ha avuto dei ‘paletti’ lungo il percorso. Penso che la vita mi abbia insegnato che gli ostacoli sono presenti anche in questo sport e vanno superati. Fin quando non smetterò di giocare, crederò sempre nella possibilità di ritornare in Serie A. Molto dipenderà da me. Dovrò dimostrare di stare bene fisicamente, perché, purtroppo, la maggior parte di chi non mi conosce parla esclusivamente dei miei infortuni. Con l’Atalanta, a Bergamo, sono rimasto poco tempo, soli sei mesi, e non mi sono trovato bene né con lo staff di Gasperini, né con la società che non mi ha trattato nel migliore dei modi. Tra gli allenatori, ricorderò sempre Di Francesco e Nicola. Quest’ultimo mi ha aiutato molto, specialmente sul lato umano e mentale: mi ha fatto capire cosa vuol dire lottare e andare avanti».

Come mai hai sposato il progetto Gelbison? C’è stato interesse da parte di altre società, durante la finestra di mercato invernale?

«Come ho detto a molti giocatori qui presenti, andare via da Crotone è stata una scelta personale. Volevo mettermi in gioco, ma non mi è stata data la possibilità. Ci sono state tante altre squadre che mi hanno cercato durante il mercato. La mia priorità, però, è sempre stata quella di giocare e stare bene fisicamente e la Gelbison è stata la società che mi ha dato più garanzie. Ho trovato un ambiente molto trasparente, con ragazzi molto simpatici, quindi credo di aver fatto una scelta più che giusta».

Prima De Sanzo, seppur per un breve periodo, ora Esposito. Credi che la sua idea di calcio possa mettere in risalto il tuo gioco?

«Mister Esposito è un allenatore molto preparato tatticamente, ci dà input molto precisi. Ogni tecnico ha pretese diverse, io resto sempre a completa disposizione della squadra. Lui e De Sanzo hanno due modi di lavorare differenti. Ho avuto poco tempo per relazionarmi con De Sanzo, appena tre-quattro partite, tra cui un turno infrasettimanale. Dunque, non l’ho conosciuto bene come persona, però, grosso modo, mi sono trovato bene con entrambi».

La squadra ha bisogno dei tuoi gol e della tua esperienza per raggiungere la salvezza. Cosa possiamo aspettarci da te, in vista del rush finale di campionato?

«Sono felice di essermi sbloccato a Foggia, soprattutto per una questione mentale: l’attaccante ne ha bisogno. In queste ultime due partite, il gol è mancato perché ho avuto poche occasioni. Spero di fare altri cinque-sei gol e portare, con l’apporto dei miei compagni, la Gelbison alla salvezza il prima possibile».

La prossima trasferta di Andria potrebbe rappresentare un punto di svolta per la stagione dei salernitani che, dal ritorno in panchina di Esposito, hanno conquistato quattro punti in due gare disputate. Una vittoria risulterebbe fondamentale per poter continuare a credere nel raggiungimento dell’obiettivo che l’intera società si è prefissata.

Questo sarà possibile solo grazie al totale contributo del collettivo, formato da grandi giocatori, grandi uomini e, soprattutto, da coloro che, come Tumminello, hanno grande voglia di rivalsa.

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Elio Granito
Elio Granito
Giornalista, classe ’95, iscritto all’Albo nazionale dei Pubblicisti, laureato in “Scienze delle attività motorie, sportive e dell’educazione psicomotoria”, prossimo a conseguire il secondo titolo, quello specialistico. Creativo, perfezionista, ambizioso. Mi ritengo una persona educata, sensibile, assertiva e altruista. Aspetti del mio carattere risultati sinora determinanti nelle varie relazioni avute con figure di rilievo all'interno del mondo del giornalismo e, soprattutto, per comprendere il reale valore, la potenza e il dono di ogni singola parola. Amo il giornalismo pulito, che ha necessità di essere raccontato. Generalmente parlo di calcio, ma ho piacere di spaziare su più fronti. Il mio desidero più grande resta quello di migliorare le mie capacità puntando all’eccellenza. Basi solide, pragmatismo e pensiero creativo: sono le peculiarità sviluppate principalmente in questi anni in cui ho compreso l'amore e la passione per la divulgazione di pensieri, messaggi e valori positivi, utilizzando come strumento lo sport e la mia "penna".
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