Francesco Oddo, ha iniziato come calciatore, militando nella Serie C fino a diventare allenatore sia della Salernitana che del Pescara.
Francesco Oddo, dal Pescara alla Salernitana
La carriera dell’ex tecnico granata si è sviluppata soprattutto in Serie B. Le esperienze in massima serie si dividono tra Reggiana, Salernitana e Venezia. E lo Sport in casa Oddo è sempre stato di casa grazie al papà Giovanni, campione italiano universitario di salto triplo ed di Massimo, Campione del Mondo 2006.
Ha allenato grandi giocatori. Alcuni sono diventati dirigenti o allenatori. Immaginava di poter parte della loro ‘crescita’?
«Da qualcuno me lo aspettavo e da qualcun altro no. Però nella vita a volte si maschera e altre volte s’impara. Alla fine nessuno di loro mi sorprende perché sono ragazzi intelligenti e quindi con l’intelligenza si va avanti».
Come vede Breda sulla panchina del Pescara?
«Adesso è un momento difficile per il Pescara, è chiaro che per Breda ritornare a Salerno sarà una profonda emozione, è stato diversi anni, e ha vinto due campionati con Delio Rossi. Anche quando allenavo io la squadra ha fatto molto bene».
Che ricordi ha di quel campionato, con l’attaccamento di Aliberti alla squadra ed il rammarico per l’impresa sfiorata?
«Ho ricordi importanti, ho guidato la Salernitana sia in Serie A che in Serie B. Però in massima serie sono rientrato a otto giornate dalla fine e quando sembravano che i giochi fossero fatti. Nonostante ciò sfiorammo un’impresa. Ricordo le partite con la Juventus e l’Inter. Mancava un punto per la salvezza ed è fu una grande amarezza. Per non dimenticare il rientro a casa con i quattro ragazzi venuti a mancare».
Com’è cambiato il calcio negli ultimi vent’anni?
«Lo stadio “Arechi”, le quaranta mila persone… una bolgia infernale. Stiamo attraverso un un periodo molto difficile. Il fattore campo non esiste più, prima giocare allo stadio “Arechi” era un problema per le squadre avversarie».
Da allenatore, visto che siamo nel periodo del calciomercato, l’asse con la Lazio come la vede?
«Salerno è una città grande. Salerno deve avere una società per ‘conto proprio’ e possibilmente fatta di salernitani. In questo momento si creano solo equivoci inutili che non fanno bene alla squadra».