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Una Salernitana in chiaro scuro: l’iperrealismo di Danila Trapanese

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È una Salernitana vista tra le luci opache e le ombre lucenti di una matita quella di Danila Trapanese, giovane tifosa del quartiere Pastena. E, attraverso il suo iperrealismo, racconta le emozioni granata, con richieste che ormai le arrivano a ripetizioni.

La Salernitana di Danila Trapanese

Il cuore di Danilo Iervolino e il pianto celato di Sabatini a salvezza centrata, poi l’abbraccio tra Nicola e Fazio dopo la vittoria nella Capitale. Sono icone, nuovi frammenti nella storia del nuovo club che si racconterà ai posteri. Chi la racconta a matita è una ragazza del cuore di Pastena, cresciuta a pane e Salernitana. Danila Trapanese ha riscoperto questo talento per il disegno nel periodo più difficile dell’umanità degli ultimi 80 anni, dal dopo guerra ad oggi, e ci ha concesso un’intervista in esclusiva.


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Chi è Danila

29enne del quartiere Pastena, ha fatto studi classici ed è laureanda in Filologia classica, con il desiderio di insegnare latino e greco al liceo. Il suo giorno zero è una finale, persa tra l’altro, contro il Verona. Quel giorno del 2011 c’era anche lei sui gradoni dello stadio “Arechi” a piangere per una Salernitana stoica, che contro tutto e tutti, era arrivata all’ultima porta.

I tuoi disegni stanno ormai facendo il giro del web. Quando è nato tutto questo?

«Nel periodo del primo lockdown. Ho ritrovato un’abilità che pensavo d’aver perso. Senza alcun allenamento, senza alcuna tecnica, mi sono ritrovata a disegnare come se nulla fosse. Era la cosa più naturale del mondo».

Perché la Salernitana?

«È la mia passione. Un giorno vidi il murales fatto a Ribéry, pensai che potessi fare qualcosa anch’io, e dai primi disegni, ho iniziato ad avere tante commissioni e feedback fino a… Iervolino. Disegnai il suo cuore del giorno della partita con l’Udinese, e lui mi contattò in privato per complimentarsi. È stato un momento di forte emozione per me quando l’ho incontrato in campo per consegnargli il mio disegno». 

E la Salernitana, un affare di famiglia? Quando avete iniziato a crederci…

«Assolutamente sì. Vado allo stadio con il mio papà e con mio zio. Andiamo sempre in tribuna con i posti prestabiliti, non siamo scaramantici, forse più per abitudine. A marzo però sentivamo che non c’era nient’altro da fare, nonostante l’impegno di Iervolino e Sabatini. Vedevo molta sfortuna in risultati che non arrivavano, anche per poco».

Uno dei tuoi disegni più apprezzati è proprio quello dell’ex DS granata. Cosa provasti quando non fu confermato?

«Rimasi scioccata. Il clima di gioia sembrò svanire in un attimo, mi dispiaceva per l’uomo e per il professionista. Sapevo che chiunque lo avesse sostituito, sarebbe stato all’altezza però».  

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