La nuova proprietà targata Danilo Iervolino si è insediata da appena due giorni ma in tema mediatico sono già drasticamente mutate le opinioni e i punti di osservazione sulla Salernitana e le sue prospettive.
Sette mesi di fango sul Cavalluccio
Dal 10 maggio scorso il club del Cavalluccio è stato oggetto di un focus dirompente da parte dei media, molto poco per i meriti sportivi attribuiti alla Castori band, autrice di una vera e propria impresa in termini calcistici, per le capacità a fronte della concorrenza agguerrita.
La storia della multiproprietà causata dal duo Lotito e Mezzaroma ha offuscato tutto quanto realizzato sul campo di gioco e in parte anche i sogni della tifoseria. I primi mesi sono stati caratterizzati dalle considerazioni negative circa l’iscrizione in massima serie della Bersagliera. Il periodo fu acuito dal semaforo rosso iniziale della FIGC, che aveva interpretato con rigore l’applicazione delle norme federali in vigore. Mentre la Lazio non era mai stata in pericolo per la partecipazione al campionato di serie A la sorella “minore” di Salerno ha dovuto trascorrere i mesi estivi al cospetto del tira e molla per l’iscrizione. Alla fine il risultato raggiunto sul rettangolo verde con merito ha prevalso, al pari del buon senso, grazie però all’invenzione del trust per la cessione societaria. La tardiva decisione e la vendita a tempo subordinata alla permanenza in A nel girone di ritorno non hanno assolutamente contribuito a poter allestire un organico adeguato e nemmeno pronto per l’inizio delle ostilità. Tanti i giocatori arrivati in riva al Golfo in ritardo di condizione e con scetticismo per le ambigue vicende societarie. Il mercato estivo, quello fondamentale per le sorti di una stagione, non si è svolto in maniera opportuna e con gli investimenti necessari a rendere competitiva una matricola della categoria e i risultati sono stati inevitabilmente quelli sotto gli occhi di tutti.
Di conseguenza a livello mediatico la Salernitana ne è uscita a dir poco con le ossa rotte, massacrata ogni settimana dai giudizi negativi di addetti ai lavori e dei giornalisti di turno. Un danno d’immagine enorme, che non ha contribuito a far avvicinare e motivare imprenditori volitivi e facoltosi. Il club granata era una polveriera, attanagliato tra le delusioni calcistiche per le sconfitte in ogni dove e la mancanza di un futuro, abbandonato nelle mani di due trustee nominati dai disponenti romani, ormai defilati. Giornali e tg nazionali non hanno perso occasione per fotografare lo stato dell’arte impietosamente: una città ed una tifoseria mortificate a più riprese, salvate solo dalla dignità, in tutti gli stadi d’Italia.
La nuova immagine di Salerno e della Salernitana
L’avvento di Iervolino, deciso dall’imprenditore di Palma Campania solo allo scadere del gong nella notte di San Silvestro, ha mutato drasticamente lo scenario in pochi giorni.
L’immagine di Salerno e della Salernitana si sono rivalutate grazie alla passione e ad una progettualità che oggi appare seria e concreta per il futuro. Città e tifoseria, sebbene incolpevoli per i misfatti accaduti, sono state riabilitate ed ora possono sognare davvero. Il tempo perso non si recupera ma con i giusti investimenti si potrà tentare di recuperare almeno il terreno perso in classifica. La scelta di Sabatini come direttore sportivo è certamente elemento di garanzia per provare a fare bene e non lasciare nulla di intentato.
Arriva la Lazio di Lotito a Salerno
Ironia della sorte: alla prima di Iervolino all’Arechi giungerà proprio la Lazio dell’ex proprietario granata, Claudio Lotito. Il burino laziale gongolerà nell’affrontare una Salernitana di Colantuono decimata da contagiati e infortunati, al cospetto di una compagine corazzata. Ma il pallone resta rotondo, Verona insegna.
L’autore di quattro promozioni a Salerno ha fatto bene nel complesso del decennio in termini assoluti di risultati ma ha sfasciato in poco tempo tutto quello che si poteva distruggere. Il presidente della Lazio non ha mai legato con la piazza granata a causa del proprio carattere arrogante e del proprio ego. La scelta di vendere con la modalità del trust, abbandonando la nave per sette mesi in mano ad uno sprovveduto reggente come Fabiani e ad un generale che mai aveva visto o gestito il calcio, è stato il colpo fatale inferto alla passionale tifoseria del Cavalluccio. Che mai dimenticherà.
Incrocio tra il passato ed il futuro granata
Oggi il sedicente imperatore Claudio si annuncia come il defraudato della vicenda: diffida ai trustee per una cessione a cifre inaccettabili e risentimento verso la piazza, che, a suo dire, gli avrebbe volto le spalle. Accuse gratuite, a fronte di una sola verità: soltanto una persona ha vigliaccamente voltato le spalle ad un popolo che desiderava sognare ed essere amato. Si chiama Claudio Lotito, ma ormai rappresenta il passato.