La Salernitana cade in casa anche contro la Juventus. I bianconeri si impongono per due reti a zero nel match serale del turno infrasettimanale.
Palo di Ranieri, errore di Belec sul raddoppio
Eccessivo il divario tecnico tra le due squadre in campo per poter sperare di assistere ad una n match equilibrato. La Juve, pur senza strafare, riesce ad ottenere il massimo risultato facendo leva sul palleggio e sulla qualità dei singoli. Granata capaci di reggere l’urto solo per metà primo tempo, poi la reazione è inconsistente. Solo dieci minuti della ripresa hanno messo gli ospiti all’angolo grazie all’incursione di Ranieri. Il palo del terzino, ancora l’unico elemento pericoloso in fase offensiva dell’organico intero, rappresenta l’ottavo legno stagionale centrato dalla Salernitana. Nemmeno la Dea bendata sostiene Belec e compagni. A proposito del portiere, anche lui si è rivelato non esente da colpe significative in occasione del raddoppio avversario e sarebbe opportuno operare delle attente riflessioni su motivi e soluzioni del caso.
Nell’arco dei novanta minuti lo spettacolo ancora una volta è prorompente solo sugli spalti, almeno per la gloriosa Bersagliera, apparsa inerme sul terreno di gioco.
La Curva Sud Siberiano sugli scudi
La Curva Sud Siberiano mette in scena un altro pezzo forte alla categoria “migliori coreografie calcistiche”. L’occasione non è dettata dalla partita contro la Vecchia Signora bensì dal momento di difficoltà vissuto dal club in termini di risultati sportivi e dall’attaccamento indiscusso dei propri tifosi alla maglia. Ci sarebbe solo da inchinarsi ed applaudire per tanto amore profuso, l’ammore overo, così definito dai sostenitori granata, mai domi nonostante una sfida scarsamente coinvolgente dinanzi agli occhi e l’ennesima mortificazione. Anche le orde di rinnegati e disadattati sparsi nei sobborghi di provincia senza identità possono dire di aver assistito ad uno spettacolo unico nel suo genere in Italia e all’estero, non una semplice partita di calcio.
Lo scempio dei risultati resterà negli almanacchi ma la storia non cancellerà mai i sentimenti e la passione per la causa del Cavalluccio. Mai.
La sensazione è che nemmeno i tifosi della Salernitana riescano più a spingere psicologicamente i propri beniamini, giunti alla sconfitta numero 11 in campionato.
La gara non cela sotto l’aspetto mentale una certa disarmonia a tratti disarmante, la squadra appare demotivata e spenta. L’immagine di un Colantuono sdraiato sfiduciato in panchina è l’emblema del momento vissuto nello spogliatoio. Il gruppo non è la semplice somma dei valori dei singoli giocatori ma è la perfetta sincronia degli stati emotivi e fisici di ogni elemento della rosa con quella dei propri compagni di squadra. E rappresenta maggiormente il riflesso dei pensieri e dell’aspetto emotivo del proprio allenatore, come da più parti osservato nelle ultime uscite.
La stucchevole vicenda trust da sfondo allo scempio tecnico
I factotum della sedicente società U.S. Salernitana 1919 hanno costruito una squadra semplicemente indecente per giocare ai livelli della massima serie e i ragazzi che indossano la casacca granata sono gli ultimi colpevoli di questo disastro che sta ridicolizzando un’intera città agli occhi della Nazione e del mondo. I responsabili hanno nomi e cognomi ed un chiaro curriculum: nessuna capacità nel saper costruire un organico competitivo, nessuna capacità nello scovare talenti, nessuna capacità nel puntare su calciatori validi fuori dalle “scuderie amiche”, nessuna capacità di investire sui giovani, nessuna capacità nel compiere il proprio lavoro senza oscuri interessi a contorno. Il generale, dopo l’eroico comunicato su Castori, autore del miracolo calcistico solo lo scorso maggio, è scomparso dai radar. Intanto si contano le ore verso la scadenza ennesima della proroga relativa alla cessione delle quote societarie. Una farsa pazzesca il trust, una pagliacciata che non ha eguali nella storia calcistica, adottato da una FIGC senza dignità e una Lega Calcio piazzata alla cassa del supermercato. Un disastro purtroppo annunciato.
L’inversione di rotta attesa
La strada appare ormai segnata ma ogni tifoso ha l’obbligo di crederci sempre, per la fede che lo differenzia da uno spettatore occasionale. Se non si inverte la rotta si andrà a sbattere inevitabilmente contro il muro della rassegnazione e ci si considererà dovunque come le vittime sacrificali di turno, pallottoliere alla mano. E Salerno non merita questa ulteriore ed incommensurabile vergogna.