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Notte fonda anche a Empoli, Salernitana cercasi disperatamente

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Cade anche ad Empoli nel turno infrasettimanale la Salernitana di Paulo Sousa.

Al Castellani i granata si arrendono di misura ai padroni di casa, all’asciutto di punti e gol prima di incontrare la Salernitana.

Gara difficile anche da commentare tecnicamente ed emotivamente poiché gli ospiti sostanzialmente non sono mai stati in partita. Il solito Ochoa tiene a galla i suoi fino al 96esimo minuto, Cabral timbra il quarto palo stagionale, unico brivido in fase offensiva.

La Salernitana appare allo sbando più totale, o forse più semplicemente non c’è né con la mente né con il corpo. Almeno nella delicata fase di avvio di campionato, durante la quale i granata hanno racimolato solo tre punti (frutto di 3 pari e 3 sconfitte).

Candreva e compagni sono riusciti anche nell’impresa di rianimare una squadra in grande difficoltà, adagiata sul fondo della classifica. Nonostante i limiti di organico i padroni di casa sono rinati col cambio allenatore e quantomeno ci hanno messo il cuore per conquistare l’intera posta in palio. La Bersagliera neanche ha lottato per non perdere ed ecco che sono puntualmente arrivati i fischi di delusione al triplice fischio finale da parte dei 1000 sostenitori giunti da Salerno.

Le responsabilità sono senza dubbio generalizzate e da suddividersi tra società e staff tecnico. Quelle dell’allenatore sono evidenti e probabilmente vengono da lontano perché la squadra appare sfiduciata, senza mordente e pure atleticamente sottotono. Le dichiarazioni e le lamentele fin da luglio gli hanno permesso di crearsi le attenuanti ma hanno anche tolto fiducia al gruppo. L’organico è ad oggi certamente più debole dello scorso anno nel complesso, in attesa che i nuovi si inseriscano al meglio. Tuttavia, anche gli elementi già in rosa lo scorso anno stanno rendendo molto al di sotto delle aspettative, chi più chi meno. Ed il cocktail letale è servito, ben condito da diversi musi lunghi e malumori.

Le colpe della società non sono inferiori a quelle di Sousa e del suo staff, a partire dalle scelte avventate del DS De Sanctis in sede di mercato, ma operate nel rispetto delle indicazioni e volontà di budget della dirigenza. La gestione del caso Dia si è rivelata grottesca ed ha alimentato inevitabilmente la crisi in termini tecnici e di fiducia del gruppo.

Indubbiamente, d’altro canto, la sostenibilità economico-finanziaria del club è importante e va pienamente condivisa ma formare e rinforzare un roster a fine agosto non agevola il compito della guida tecnica. Gli investimenti profusi sono certamente apprezzati dalla piazza ma non è nemmeno da dimenticare che l’acquisto della US Salernitana 1919 è stato nettamente inferiore al valore di mercato, grazie alla nota querelle del trust in atto. I modelli da seguire sono quelli di provinciali di successo come Atalanta, Sassuolo e Udinese ma oggettivamente il percorso da compiere è ancora lungo per arrivare a simili livelli di organizzazione e competitività. Gli investimenti in termini di strutture e figure professionali di spessore sono un buon di partenza nelle intenzioni ma non bisogna perdere la via maestra del rendimento in campo. Sono i risultati a determinare lo stato di salute del club effettivo e le prospettive future, al netto del colore verde nei conti in banca e degli stipendi onorati ai dipendenti.

La difficoltà dei vertici aziendali è oggettivamente importante. Dopo le (“legittime”) trattative a tavolino con il Napoli del trainer lusitano ha deciso di confermarlo affermando che Sousa è il fulcro del progetto sportivo del club e ha operato un mercato basato quasi esclusivamente su giovani scommesse senza cercare di accontentare l’allenatore. Una controversia di cui oggi si pagano le conseguenze malgrado le smentite di rito e i cumuli d’acqua gettati sul fuoco negli ultimi mesi.

Oggi la Salernitana sembra in crisi profonda, è forse la squadra più in difficoltà della serie A, un bagno di umiltà, come suggerito anche dall’acciaccato capitan Candreva, dovrebbe essere il primo passo per uscire fuori da questa situazione.

L’alibi dell’assenza del perno di mediana Coulibaly e di un Dia a mezzo servizio non reggono. Anche l’Empoli doveva rinunciare a quattro elementi (tra cui il bomber Caputo) e altri ne ha persi per infortunio a gara in corso.

Il terreno di gioco, da perfetto giudice imparziale, continua a raccontare verità da mesi lanciando segnali inequivocabili. Qualcuno ai vertici della società deve destarsi dal torpore e da illusioni su pregresse valutazioni errate e agire al meglio fin da subito. Per il bene proprio, della squadra e di una tifoseria appassionata che non merita determinate mortificazioni continue.

Serve fare chiarezza tra tutte le componenti e dare una scossa all’ambiente, ma individuare chi è ora capace di darla.

Ne sarà in grado l’allenatore a cui i suoi ragazzi sembrano non dare più fiducia?

Ne sarà in grado una società probabilmente impreparato a ritrovarsi sul ciglio del baratro e in totale confusione?

Ne saranno in grado i senatori del gruppo scontenti che sul rettangolo verde si rivelano corpi estranei e che in alcuni casi si sottraggono vigliaccamente anche ai fischi di indignazione del proprio pubblico?

Interrogativi legittimi e che si auspica possano ricevere risposta nei prossimi giorni senza dubbio alcuno.

Lo stato di preoccupazione è conseguenza naturale ma adesso non resta altro che dare fiducia a chi opera e concentrarsi per il prossimo impegno probante di sabato. Salerno risponderà certamente presente.

Macte animo.

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