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Dia guastafeste per la salvezza, Salernitana più forte di superbia e abusi

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Un derby da ricordare per la Salernitana nella bolgia dello stadio Maradona.

La Salernitana contro tutto e tutti va oltre i pronostici più accreditati e strappa un pareggio in extremis, fondamentale nella corsa salvezza.

Non sono mancate le polemiche, ampiamente generatisi da una gestione scellerata e unilaterale dell’evento derby, coincidente con la potenziale festa scudetto del Napoli. Salernitana invitata ma con obiettivi propri da raggiungere.

Eppure la tavolata per i festeggiamenti era stata apparecchiata con tanto di sostegno pieno delle Istituzioni locali e nazionali, più attente al diritto che al pericolo per frettino.

La partita è stata giocata quando volevano Viminale, Prefetto, Questore e Comune, senza chiedere permesso a nessuno dei protagonisti, senza la necessità di porre una domanda di disponibilità agli ospiti.

La Salernitana ha subito l’abuso del cambio data, del riposo ridotto in proiezione turno infrasettimanale, della variazione del programma organizzativo. La squadra non ha più trovato sistemazione, è dovuta partire la mattina della gara perché non le è assicurato neanche l’hotel dove poter soggiornare. Il Prefetto Palomba, vero protagonista del weekend partenopeo, non ci avrà pensato, preso da tante altre problematiche.

La Bersagliera ha giocato in uno stadio tutto pronto ad espodere dopo 33 anni, preparato a puntino. Per una settimana il club granata ha dovuto a fronte ad un organizzazione in bilico ed è stato trattato da stampa e addetti ai lavori, da invitato alla festa. Ochoa e compagni avrebbero dovuto fare semplicemente le comparse, i partecipanti ad una semplice formalità sportiva da espletare. E invece allo storico goal di Olivera nella ripresa ha risposto “un golazo” di Dia dopo tunnel clamoroso ad Osimhen a sei minuti dal termine.

Le istituzioni napoletane insieme al silenzioso presidente connivente hanno creato un clima ostile nei confronti della Salernitana, data per certa come vittima sacrificale sull’altare dei festeggiamenti in “terra borbonica”.

Dopo il comodo spostamento, ottenuto grazie al benestare del Casms del Viminale (palesemente interessato alle sorti azzurre) sono state realizzate ignobili ed offensive sciarpe contro Salerno con i colori del Verona, a cui i partenopei pochi giorni fa avevano regalato un punto schierando in campo le riserve.

Il Napoli tra qualche giorno vincerà il tricolore, anche meritatamente, ma non a casa sua probabilmente e soprattutto non contro la Salernitana.

L’arroganza e la superbia sono sentimenti negativi e non pagano e questa per la realtà di Salerno è una grandissima soddisfazione.

Il ringraziamento della tifoseria granata dopo il pareggio conquistato ha rappresentato la celebrazione di chi è stato insultato, sbeffeggiato, ricoperto di fango da giorni con epiteti offensivi. È la vittoria dell’identità e della dignità di fronte ai soprusi dei poteri forti e menefreghisti delle altrui necessità. È la celebrazione di chi si è visto spostare per capricci propri una partita importante nel contesto salvezza, di chi ha dovuto silenziosamente osservare l’esposizione di goliardici wc granata, cimiteri, carta igienica e manifesto funebre. È la celebrazione di chi ha festeggiato prima di incontrare un’altra squadra che aveva (ed ha) stimoli sportivi e deve salvarsi, mancando di rispetto verso l’avversario.

La Salernitana conquista un altro punto verso la salvezza e sale a quota 34 lunghezze in classifica. Il pari ottenuto a Napoli consente a Paulo Sousa ed i suoi di allungare la striscia a ben nove risultati utili consecutivi, che attestano lo stato di forma della compagine del Cavalluccio. Ora occorre compiere l’ultimo sforzo ed entrare con la nave in porto, magari togliendosi qualche altra soddisfazione (Atalanta su tutte), per poi iniziare a programmare la nuova stagione.

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