Era difficile tornare da Brescia con un punto, figuriamoci con una vittoria. Le rondinelle vincono a mani basse, senza mai davvero spingere sull’acceleratore. Salernitana, come troppo spesso accade, volitiva solo nella ripresa quando il risultato è già sui binari incanalati dai lombardi.
Quei 200 tifosi della Salernitana al “Rigamonti”
Forse neanche quei 200 tifosi alla volta della Lombardia speravano in qualcosa di più dallo stadio “Rigamonti”. L’amicizia con la torcida bresciana, una squadra lanciata verso la Serie A, è stata la vera bellezza del pomeriggio.
Cosa ci lascia l’ennesima sconfitta della Salernitana
È sempre più l’ombra di se stessa. Se i 4 gol rifilati al Cittadella avevano restituito un po’ dell’entusiasmo perduto, ci hanno pensato Tremolada, Torregrossa e Donnarumma nel riportare tutti sulla terra. Il segno della programmazione e dei soldi spesi bene, sbatte sul viso di una società che, è evidente, non ha mai davvero cercato di fare una bella figura. Quanto meno in casa, coi propri tifosi. Mancano due punti alla salvezza, arriveranno, forse, nella prossima gara interna con il Carpi, quando gli emiliani saranno già matematicamente retrocessi. Il più della piazza salernitana già da tempo si augura che il tempo passi velocemente e che i titoli di coda scorrano su un campionato che doveva rappresentare qualcosa di più. Il qualcosa di più, forse si è comunque affacciato all’ombra dell’Arechi: la consapevolezza. Una volta di più, ha dimostrato che questa dirigenza non ha la necessità di voler portare il club in Serie A. Non solo non ne ha la necessità – e bada bene che non parliamo di volontà – ma non ne ha nemmeno i diritti (vedi art. 16 bis delle Noif).
Da Brescia a Brescia, altri tre gol
Questa volta niente tripletta per Alfredo Donnarumma, sarebbe stato l’ennesimo schiaffo in faccia a chi dice di saper fare bene il proprio mestiere e parla di sé in terza persona. L’attaccante del Brescia ha comunque messo la firma sull’incontro, con un assist e un gol su rigore. All’andata siglò tre gol in poco più di mezzora. Era una Salernitana diversa, veniva sì dalla sconfitta di Cittadella, ma aveva altre ambizioni. La semplicità con la quale la squadra di Corini passeggiò allo stadio “Arechi” fece suonare diversi campanelli che da lì a qualche giorno sarebbero sfociati nel cambio di panca. Oggi i granata pensano, invece, a quei due soli punti che mancano alla salvezza. Mancano 57 giorni al centenario. Che altro dire?!