A poche ore dal debutto nella IBA Champions’ Night di pugilato contro l’armeno Narek Manasyan, SalernoSport24 ha intervistato in esclusiva il peso massimo salernitano Aziz Abbes Mouhiidine.
Intervista esclusiva ad Aziz Abbes Mouhiidine
Due argenti mondiali, un titolo europeo, un oro ai Giochi europei e il sogno olimpico: Aziz Abbes Mouhiidine, 25 anni da compiere il prossimo 6 ottobre, è l’uomo da prima pagina della boxe italiana. SalernoSport24 lo ha intervistato in esclusiva.
Aziz, partiamo dalla stretta attualità: sabato ha disputato il suo primo match sulla distanza delle 5 riprese. L’armeno Manasyan ha cercato continuamente di legare pur di sfuggire ai suoi attacchi, ma la vittoria è stata netta e limpida.
«Questa è stata di fatto la mia prima esperienza tra i pro’: ho combattuto per la prima volta sulle 5 riprese e senza maglietta. Manasyan – che avevo già sconfitto per due volte ai Mondiali – è un avversario molto scomodo e molto duro, alle volte anche scorretto. In ogni caso, con la tattica studiata anche in allenamento, sono riuscito a portare la vittoria a casa in una riunione a cui hanno partecipato i migliori pugili del mondo».
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Dopo il bilancio in rosso di Rio 2016 e il passaggio a vuoto di Tokyo 2020, con la sola Irma Testa in gara, la boxe dilettantistica italiana ha rialzato la testa: oltre a lei, altri 3 pugili sono già certi di volare a Parigi. Numeri alla mano, si può parlare di rinascita del nostro movimento pugilistico?
«Senz’altro. Dopo la disfatta al maschile di Tokyo, io e Salvatore Cavallaro abbiamo preso in mano le redini della squadra, spronando anche gli altri ragazzi del team. Volevamo lanciare un segnale a tutto il mondo della boxe, come si è visto agli Europei in Armenia, dove abbiamo vinto 7 medaglie, un risultato che mancava da oltre trent’anni. La serie vincente iniziata nel 2021 ai Mondiali è proseguita fino ai Giochi europei di Cracovia».
Torniamo per un attimo all’epilogo dei Mondiali di Tashkent e al criticatissimo verdetto che le ha negato una meritata medaglia d’oro, poi finita al collo del russo Gadzhimagomedov. Che carica le ha dato quella sconfitta, pensando anche al magnifico torneo che ha disputato in Polonia qualche settimana dopo?
«Quella sconfitta mi ha stimolato tanto, sebbene mi avesse buttato un po’ giù, perché il verdetto è stato bugiardo. Tuttavia, sono riuscito a prendere comunque il lato positivo di questa esperienza. E poi, avevo un obiettivo dietro l’angolo: la qualificazione olimpica a Cracovia. Anche lì dovevo farmi trovare pronto, così com’era accaduto al Mondiale. Dunque, sono riuscito a mettere da parte tutte le emozioni, ricaricandomi al 100%».
Quanto è importante aver intascato il biglietto per Parigi con più di un anno di anticipo?
«Mi è servito moltissimo sia per una questione di preparazione, sia per cominciare a ragionare su quel che servirà per trovarsi al meglio all’Olimpiade, alla quale parteciperò per vincere la medaglia d’oro. D’altra parte, i miei avversari hanno già capito che Abbes ha un solo obiettivo in mente».
Lei ha dichiarato in alcune interviste che «il rivale più difficile da battere è Aziz Abbes Mouhiidine». Perché?
«Se dico che Aziz Abbes Mouhiidine è l’uomo da battere, lo faccio anche per me stesso: ogni volta che mi guardo allo specchio, infatti, penso che il più grande avversario sia proprio io, anche se qualche volta tendo a frenarmi da solo».
Chi potrà inserirsi nella lotta per l’oro olimpico?
«Per quanto non siano ancora terminati i vari tornei di qualificazione, il rivale più pericoloso è il cubano La Cruz, campione olimpico in carica, che ho incontrato e sconfitto a febbraio in Marocco. Non mi dispiacerebbe prendermi la rivincita su Gadzhimagomedov, ma la sua partecipazione ai Giochi è vincolata alle decisioni del CIO sugli atleti russi e bielorussi. Poi, l’avversario più difficile da battere è colui che si guarda allo specchio».
Lei è entrato nel gruppo sportivo delle Fiamme Oro nel 2018. Che cosa le ha dato sul piano umano e dal punto di vista strettamente sportivo?
«La Polizia ha insegnato tanto a moltissimi atleti di livello nazionale e internazionale – come tutti i gruppi sportivi militari, del resto – perché ci aiutano ad allenarci con grandissima serenità. Sono orgogliosissimo di essere un atleta delle Fiamme Oro e di far parte della Polizia di Stato: fin da piccolo, sognavo di diventare un poliziotto. Ho raggiunto questo traguardo, praticando lo sport che amo. Sì, il pugilato ha scelto il mio cuore».