Molto più di una campionessa di ginnastica artistica: la storia di Věra Čáslavská (7 ori olimpici tra Tokyo 1964 e Città del Messico 1968) raccontata dallo scrittore Armando Fico in un volume appena pubblicato da Battaglia Edizioni.
Armando Fico racconta la vita di Věra Čáslavská
Non solo una carriera ineguagliabile, ma anche l’impegno politico a fianco dei dissidenti cecoslovacchi che denunciarono le grettezze del regime comunista: la parabola umana di Věra Čáslavská (1942-2016) nel primo libro di Armando Fico, in libreria da martedì per i tipi di Battaglia.
Da che cosa partiresti per spiegare ai nostri lettori chi era Věra Čáslavská?
«Prima di tutto, lei è stata una donna che ha avuto coraggio e non ha mai abbassato la testa, senza mai rinnegare le sue scelte sia a livello politico, sia sul piano umano. Persino quando tutto era contro di lei, Vera non ha mai fatto un passo indietro. Anche per questo, la considero uno dei più grandi personaggi dello sport moderno. Poi, è naturale che ci sia anche l’atleta, anche se si racconta un po’ da sola attraverso le sue imprese».
Perché è ancora oggi un esempio, nonostante la sua carriera agonistica si sia conclusa con i Giochi di Città del Messico, in cui sfidò apertamente le ginnastiche sovietiche dopo la drammatica invasione di Praga?
«Čáslavská è stata capace di riempire di valore un’azione. Tutt’altra cosa rispetto agli sportivi di oggi, perlopiù inconsapevoli della portata e delle conseguenze dei gesti che compiono. Al contrario, lei ha scelto di essere l’ago della bilancia di un destino, compiendo un’azione piena di valore che le è costata la condanna del regime comunista. Eppure, lei non ha mai rinnegato la scelta che aveva fatto, anche quando si è trovata in difficoltà».
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Entriamo nella tua bottega, Armando: quali sono state le linee di ricerca che hai seguito per la stesura di Vera Caslavska. Campionessa dissidente?
«Di concerto con l’editore, ho deciso di percorrere il filone del romanzo biografico, non solo in virtù del contesto storico in cui la ginnasta è vissuta, ma anche per l’irreperibilità di numerosi documenti che il regime comunista ha distrutto. La preferenza per un taglio narrativo – più orientato all’allegoria e alla metafora – nasce dal desiderio di veicolare un messaggio che arrivasse nella sua interezza ai lettori».
Il libro è stato pubblicato da una casa editrice particolarmente sensibile alle storie di sport. Come sei entrato in contatto con Battaglia Edizioni?
«Una piccola premessa: prima di arrivare a Battaglia Edizioni, ho collaborato a lungo con la rivista Crampi Sportivi. Questa rivista è stata poi il baricentro del volume collettaneo Underdog, un’antologia che ha avuto un buonissimo seguito da parte dei lettori. All’interno di quest’opera, l’editore ha approfondito alcune di queste storie, che hanno fornito a loro volta una serie di intuizioni dalle quali ha preso vita anche il mio libro».
Che cosa ha reso speciale il lavoro che ti portato a parlare di Vera Čáslavská?
«Ho provato a raccontare una storia che potesse ispirare qualcun altro a fare meglio, omaggiando un personaggio di cui le nuove generazioni sanno ben poco. Quante volte ci siamo chiesti: “Cosa avremmo potuto fare di buono se non fossimo stati superficiali? Quante volte avrei potuto dare vita ad un’azione migliore che avrebbe a sua volta migliorato ciò che c’è intorno a me?”. Forse erano proprio queste le domande che si poneva Vera».