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“This is the end”: giù il sipario sulla Virtus Arechi

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Una notizia che sorprenderà soltanto chi ha seguito con occhio distratto le vicende della Virtus Arechi Salerno: il presidente Nello Renzullo ha deciso di gettare la spugna dopo 7 stagioni.

La Virtus Arechi Salerno al capolinea

Il degno (si fa per dire) epilogo di una stagione disastrosa per gli sport di squadra del capoluogo: dopo 7 stagioni consecutive in Serie B, la Virtus Arechi Salerno chiude i battenti.

Un finale mestissimo per il club presieduto da Nello Renzullo che, dopo aver portato la Pallacanestro Sarno nel basket semiprofessionistico, aveva deciso di ripartire da Salerno con un chiaro obiettivo: raggiungere l’élite del movimento cestistico nazionale.


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Tuttavia, come insegna l’adagio, «tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare». O, se preferite, un oceano di di speranze disattese, di ambizioni talora frustrate, di risultati al di sotto delle attese, di promesse mancate.

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Il post di congedo del presidente Renzullo | © Pagina Facebook Virtus Arechi Salerno

Non è per niente giusto stendere in questa sede il cahier des doléances di un club che ha appena dato l’addio all’agonismo, se non altro perché Renzullo – a differenza di altri presidenti e dirigenti di società salernitane più o meno titolate – si è esposto senza troppi giri di parole. Ed è umanamente comprensibile che, nel suo messaggio d’addio, l’imprenditore dell’Agro abbia voluto ripercorrere le pagine più importanti della pur breve storia del club.

Tuttavia, è innegabile che – dopo gli ottimi risultati ottenuti tra il 2017 e il 2020, quando la Virtus Arechi ha stabilmente frequentato il salotto buono della serie cadetta – lo slancio (non solo emotivo) degli esordi sia pian piano svanito, un po’ per via dei risultati al di sotto delle attese, un po’ per la cronica latitanza di interlocutori credibili a livello istituzionale.

L’addio nel silenzio delle istituzioni

In parole più semplici: gli amministratori cittadini – sempre pronti a lodare i successi dello sport salernitano – non hanno mai sentito il dovere di chiedersi perché la principale squadra di basket del capoluogo abbia dovuto giocare le sue partite interne al PalaLongo di Pellezzano. Non hanno speso – almeno per il momento – una parola per commentare la fine di un’esperienza sportiva che ha consentito a tanti adolescenti di giocare a tempo pieno un campionato nazionale e – come nel caso di Emanuele Caiazza – di debuttare addirittura in LBA con la Givova Scafati. Non hanno trovato il tempo di chiedersi perché Salerno stia aspettando da decenni un palasport funzionale alle esigenze di un movimento che – a dispetto di evidenti difficoltà logistiche – occupa da tempo un posto di rilievo nel panorama nazionale.

Anche così si spiega la fine – annunciata nel primo pomeriggio di sabato via social network – di una storia sportiva che, nell’ultimo biennio, ha dispensato più dispiaceri che soddisfazioni. E l’ultimo campionato di B – vissuto perennemente in fondo alla classifica, nonostante una dignitosissima campagna acquisti, e concluso con la retrocessione ai play-out – è lo specchio fedele di un declino forse irreversibile. Che nessuno, però, ha sentito il dovere di fermare in tempo.

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Carmine Marino
Carmine Marino
Nato a Battipaglia nel 1986, dal 2004 si è occupato di cronaca, attualità, cultura e sport per «Il settimanale Unico» e «Il Quotidiano della Basilicata». Telecronista di calcio, basket, calcio a cinque e pallavolo per alcune televisioni locali del Basso Salernitano, dal 2016 è speaker di manifestazioni sportive amatoriali di atletica e ciclismo, per le quali cura anche le attività di ufficio stampa. Già collaboratore fisso del «Il Quotidiano del Sud - L'altravoce dei ventenni» e di ventiblog.com, attualmente è caporedattore di SalernoSport24 per gli sport di squadra e le discipline olimpiche. Dal 4 dicembre 2023, è iscritto all'albo dei giornalisti pubblicisti della Campania. Insegnante di italiano e storia nelle scuole superiori, ha pubblicato saggi e recensioni in volumi collettanei e su riviste di storia contemporanea. Dalla primavera del 2023 è socio della Società italiana di storia dello sport.
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