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Verso Roma-Salernitana, intervista al doppio ex Davide Bombardini: “I granata possono mettere in difficoltà i giallorossi”

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In vista di Roma-Salernitana di lunedì, la redazione di SalernoSport24 ha contattato il doppio ex Davide Bombardini per un’intervista.

La carriera del doppio ex con Roma e Salernitana

Davide Bombardini, classe ’74 nativo di Faenza, era un trequartista e centrocampista sinistro dotato di grande tecnica e visione di gioco.


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Giunse alla Roma nell’estate del 2002 dopo aver girovagato molto nelle serie inferiori, trovando la propria consacrazione in Serie B con la maglia del Palermo. 11 milioni di euro sborsò la società capitolina per l’allora ventottenne centrocampista, il quale, però, accusò molto il salto di categoria e la concorrenza agguerrita, vedendo il campo soltanto in 13 occasioni tra Serie A, Coppa Italia (tra cui la finale persa con il Milan) e Champions League e mettendo a referto un assist.

Nell’estate successiva, infatti, si trasferì alla Salernitana appena ripescata dalla Serie C per tentare un’insperata salvezza in cadetteria. Bombardini mise la sua classe a disposizione della causa granata per due stagioni, diventando il leader tecnico della squadra e l’idolo della tifoseria grazie agli innumerevoli assist vincenti forniti ai compagni. Quattro gol in 64 presenze in granata tra campionato e Coppa Italia bastano e avanzano per riprovare il nuovo salto in A con la maglia nerazzurra dell’Atalanta. Massima serie che Bombardini avrebbe disputato anche con il Bologna, prima del ritiro avvenuto nella stagione 2010-2011 a 37 anni, dopo aver condotto l’Albinoleffe alla salvezza in B tramite playout. Appese le scarpette al chiodo, è diventato un imprenditore nel ramo immobiliare in quel di Milano, anche se ha tenuto a precisare che «il calcio lo seguo ancora».

Intervista a Bombardini: “Candreva è un giocatore che serve sempre”

Cosa ricordi delle tue esperienze con Roma e Salernitana?

«Sono state sicuramente esperienze positive. Se c’è una cosa che le accomuna è il tifo caloroso. Quelle della Roma e di Salerno sono tra le tifoserie più calde in Italia, e ciò è molto gratificante e molto bello per un calciatore. Oggi qualcosa è cambiato, non c’è più la pressione di un tempo. Se qualcosa non andava per il verso giusto, il malumore lo percepivi subito in città. Ora penso che la situazione sia un po’ più tranquilla da questo punto di vista, ma ci sono sempre i pro e i contro. Per me è sempre bello vivere in ambienti dove il tifo è caldo. Se le cose vanno bene, ti senti in paradiso e ciò è gratificante. Io ho giocato sia in ambienti caldi che tranquilli, però non c’è paragone, preferisco l’ambiente caldo. A Salerno mi ricordo che, quando le cose andavano bene, la tifoseria ti portava in alto su livelli impensabili e per un giocatore penso sia grandioso.

A Roma ho giocato poco, ma mi trovavo in una grande squadra piena di grandi campioni come Batistuta, Cafù, Totti, Montella, Emerson, Samuel. Per me fu gratificante condividere una simile esperienza con nomi così prestigiosi. Il pubblico era eccezionale e ha fatto sempre sentire il proprio appoggio e il proprio calore alla squadra. A Salerno era uguale da questo punto di vista, ho giocato due anni da protagonista. Ho vissuto sia momenti belli che meno belli, ma quando arrivavano quelli belli ti sentivi ripagato di tutte le sofferenze. Abbiamo giocato dei campionati molto sofferti e, a livello emotivo, ciò si faceva sentire sia in campo che fuori. C’era sempre l’ansia di dover ribaltare le cose e non la vivevi bene. Sapevamo che dovevamo dare il massimo e c’era tutto l’interesse nel voler fare bene. Poi ci sono cause di forza maggiore dove non riesci a rendere come vorresti e si presenta l’annata storta».

Te lo aspettavi questo percorso in campionato da parte delle due squadre?

«Mi aspettavo proprio questo tipo di percorso da parte di entrambe le squadre, anche se la Salernitana per un periodo ha tribolato. Io ho sempre pensato che, con questa squadra, la salvezza sarebbe stata alla portata dei granata. Non l’ho mai messa in dubbio. Poi, si sa, nel calcio basta un attimo per cambiare lo stato delle cose. Vedi l’anno scorso, per esempio, quando nessuno credeva nella salvezza e alla fine è arrivata. Quest’anno, la salvezza era il minimo a cui la squadra potesse ambire. Ormai è ad un punto dal traguardo. Forse poteva pure salvarsi qualche giornata prima, ma l’andamento è in linea con gli obiettivi prefissati. La Roma non credo, invece, possa più arrivare in zona Champions. Nel caso ci fosse riuscita avrebbe fatto sicuramente quel qualcosa in più che le serviva per crescere, ma con la rosa a disposizione è in linea con il suo campionato».

Mourinho e Sousa sono due allenatori che sono riusciti a creare entusiasmo nelle rispettive piazze: quali sono i loro punti di forza e le loro debolezze? Come giudichi il loro operato?

«Il punto di forza di Mourinho è il suo essere se stesso: la sua dialettica, la sua esperienza e il sapersi far voler bene dai calciatori. Sebbene non abbia un gioco che faccia impazzire, riesce sempre a portare a casa i risultati. Questo è ciò che conta di più in questo sport. L’anno scorso ha vinto la Conference, quest’anno è ancora in corsa per vincere l’Europa League, quindi a Mourinho non gli si può dire niente. Sousa, invece, ha dato tranquillità alla squadra e all’ambiente, ma è un allenatore che deve ancora venire fuori e dare il meglio di sé. E lo darà».

Che tipo di partita sarà Roma-Salernitana? Quale potrebbe essere l’ago della bilancia del confronto per le due squadre?

«Partita aperta a qualsiasi risultato, perché la Roma non la darà per scontata. La Salernitana viene da diverse imprese compiute fuori casa contro le big e ha la squadra per mettere in difficoltà la Roma. Nessuno regalerà niente a nessuno, se la giocheranno tutte e due a viso aperto. Sarà una bella partita».

Quali sono i giocatori che ti hanno sorpreso di più in questa stagione di entrambe le squadre?

«Nella Roma è il collettivo che fa la differenza. I giocatori li ha, ma Dybala è quello che spicca più di tutti. Lo dico sinceramente, mi sarei aspettato qualcosa di più da Zaniolo. Pensavo si sarebbe affermato fino a diventare una bandiera del club, ma così non è stato. Per la Salernitana, invece, dico Dia perché mi piace molto, così come Coulibaly a centrocampo. Secondo me, il maliano ha grandi margini di crescita ed è molto forte fisicamente. Infine c’è Candreva, il giocatore d’esperienza che serve sempre in una squadra e che è sempre stato decisivo nei momenti più importanti. Mi aspettavo qualcosa di più da Bonazzoli per le qualità che ha perché è sempre un giocatore importante. Ha reso meno per quello che vale in realtà, forse perché ha sofferto la concorrenza. L’anno scorso non sempre era partito titolare, ma riusciva ad essere decisivo. Quest’anno doveva essere il suo anno e, invece, è andata diversamente».  

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