Lo Scafati Basket può contare su due giovani promesse: Emanuele Morvillo e Kennedy Imade, entrambi classe 2005, hanno fatto il loro esordio in Serie A durante la partita contro il Reggio Emilia. Noi di Salerno Sport 24 li abbiamo intervistati in esclusiva.
Scafati Basket: due promesse classe 2005
I due cestisti a disposizione di coach Boniciolli hanno gentilmente risposto alle nostre domande.
Come è stato intraprendere il percorso con i più grandi?
Emanuele: «Sin dall’inizio della stagione, sia io che Kennedy siamo stati parte integrante del gruppo. Quest’esperienza ci aiuta “a stare sul pezzo”, perché dobbiamo mantenere un certo livello di attenzione, di cura al dettaglio, anche a quelli che ci sembrano inutili. Ovviamente, siamo stati felicissimi dell’esordio, ed è stato ancora più bello per il canestro di Kennedy, arrivato dopo il mio passaggio. Sembrava tutto già scritto. Tornare poi ad allenarci con i nostri coetanei, ci consente non solo di condividere con loro quello che impariamo dai ragazzi più esperti, ma anche di mantenere sempre i piedi per terra. Si instaura un reciproco scambio, dove ciascuno contribuisce al progresso dell’altro».
Kennedy: «L’esordio per me è stato una piccola rivalsa perché, quando ero più piccolo, tutti mi dicevano di smettere. Invece la mia società (la Basket Favaro) mi ha dato sempre fiducia. Dopo i primi risultati, sono passato a Mestre e poi a Scafati. L’anno scorso, insieme ad Emanuele, abbiamo poi intrapreso questo percorso che speriamo sia molto lungo, anzi sarà molto lungo. Gli allenamenti la scorsa stagione non sono sempre stati semplici, soprattutto per l‘avvicendarsi degli allenatori. Per noi ragazzi non è all’ordine del giorno abituarsi ad un cambio del genere. Abbiamo fatto molti passi in avanti, ma dobbiamo ringraziare Boniciolli per la fiducia e per l’esordio».
Alla vostra età, com’è stato lasciare casa?
Emanuele: «All’inizio è stato sicuramente difficile. Forse farlo prima avrebbe aiutato, perché ho dovuto lasciare i compagni di classe, gli amici. Però ci siamo abituati subito. E quando torno, cerco sempre di portare qualcosa a Kennedy per farlo sentire più a casa. L’ho sempre trattato come un fratellino, ci accudiamo a vicenda».
Kennedy: «Per me invece l’anno scorso non è stato molto semplice. Molte volte pensavo di voler tornare a casa perché sentivo la mancanza della mia famiglia. Però è una cosa a cui ti abitui, basta circondarti di persone che possono darti il giusto supporto nei momenti in cui non ce la fai. Io ho trovato Emanuele e gli altri ragazzi che sono stati qui gli anni passati».
E la scuola?
Emanuele: «Mi sono diplomato con un anno di anticipo, quindi ho deciso di prendere un anno sabbatico per dedicarmi allo sport. Ovviamente, c’è sempre l’idea di iscrivermi all’università, ma non ho ancora scelto a quale facoltà».
Kennedy: «Io ho ancora un altro anno. Comunque credo che continuerò gli studi dopo le superiori, e mi piacerebbe la facoltà di chimica».
Qual è il miglior compagno in Serie A?
Senza esitare, entrambi i giovani cestisti hanno risposto: «Giovanni Pini, sicuramente».
E la migliore fonte d’ispirazione?
Emanuele: «Secondo me Riccardo Rossato, perché è cresciuto pian piano. è uno da ammirare anche per la professionalità che mette in ogni allenamento, anche quando non è al massimo».
Kennedy: «Tra quelli di quest’anno, dico Rivers, mentre tra quelli della scorsa stagione Julyan Stone».
E invece l’obiettivo?
Kennedy: «L’obiettivo è uno: giocare sempre nelle massime categorie».
Emanuele: «Come diceva sempre il mio coach Antonio Petillo, che è stato a Scafati per tanti anni, “Non importa in quale serie tu sia, devi sempre riuscire ad arrivare al tuo massimo livello”. Quindi l’obiettivo è dare sempre il massimo».