L’allenatore della Salernitana, Paulo Sousa, incontra i giornalisti nella consueta conferenza stampa pre partita. Quella del “Meazza” contro il Milan sarà la partita che domani, lunedì 13 marzo, chiuderà la 26ª giornata di Serie A.
Salernitana, la conferenza di Paulo Sousa
Domani al “Meazza”, alle 20:45, andrà in scena il match di chiusura del 26esimo turno di Serie A. La Salernitana è impegnata in un complicatissimo incontro con il Milan di Pioli, fresco di una qualificazione ai quarti di Champions League che mancava da ben undici anni. I rossoneri, sulle ali dell’entusiasmo, proveranno a proseguire la rincorsa alla zona Champions. I granata, invece, si ritrovano con un po’ di vantaggio sulla zona rossa della classifica, ma non è ancora abbastanza per stare tranquili. Ecco le parole dell’allenatore portoghese in vista del posticipo del lunedì.
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«Le convocazioni usciranno nel pomeriggio. Fazio non verrà convocato, così come Troost-Ekong. Ieri Fazio ha fatto parte dell’allenamento in gruppo, ma non sarà disponibile».
«Stimo tantissimo Pioli, ha meritato di vincere il campionato lo scorso anno. Ha tanta esperienza in Serie A e con i suoi giocatori. Io ho appena tre partite con i nostri giocatori. Dobbiamo cercare di restare vicini alla nostra identità. Il Milan è una squadra che è arrivata nelle prime otto d’Europa. Ha una qualità individuale altissima. Noi dobbiamo essere concentrati. Questa è stata forse la migliore settimana da quando sono arrivato qui. Tutti stanno arrivando ad una capacità di conoscenza su quello che dobbiamo fare in ogni ruolo e come squadra. Siamo sulla strada giusta. Vuol dire che dobbiamo riconoscere che dobbiamo dare di più di ciò che siamo individualmente. Sappiamo che il Milan ha molta mobilità soprattutto sulla corsia sinistra, c’è molta capacità di movimenti interni tra Hernandez e Leao, giocano quasi come nel futsal. Hanno una grossa intesa, si coinvolgono anche nella costruzione. Il loro centrocampo è molto intenso, la squadra è abituata a ritmi alti e pressa alta. Sarà difficile. Siamo in un momento molto diverso rispetto al loro. Dobbiamo aggrapparci alla nostra identità per riuscire domani a superare le difficoltà. Dobbiamo creare spazi per mettere in difficoltà i nostri avversari. Ci credo, per la settimana che abbiamo fatto ci credo tantissimo e domani vorrei trovare una squadra capace di competere a livello alto».
«Abbiamo bisogno di tutta la qualità che abbiamo a livello individuale, e dobbiamo inserirla nella nostra identità. La responsabilità individuale, a livello di valore, è importante per le caratteristiche di ogni giocatore e non solo. Questa settimana ho visto una squadra con tutti i giocatori, anche quelli che giocano di meno, che stanno tirando fuori dei valori per mettersi a disposizione di tutta la squadra. Questo mi fa molto piacere».
«Ho sempre detto che bisogna avere un comportamento di squadra, un’identità, quello che dobbiamo fare difensivamente e offensivamente, quando recuperiamo il pallone, sui calci piazzati… Di partita in partita voi dovete riconoscere questa identità. Poi a livello strategico ci sono adattamenti in base a chi incontriamo. Mi adatto. Se guardate il mio percorso, posso avere centrocampisti più offensivi, così come trequartisti, o attaccanti puri a giocare tra le linee. Con la Polonia ho giocato con tre punte di razza, dipende dal momento. Certo, quanta più capacità abbiamo per controllare il pallone, più possiamo controllare il gioco. Oggi vorrei più equilibrio nelle due fasi».
«A San Siro da ex giocatore e da ex avversario? È un palco da campioni. Dobbiamo giocare da campioni. C’è differenza tra le due squadre, ma dobbiamo giocare sempre con questa mentalità. Una mentalità che mi ha sempre accompagnato da quando ho iniziato a giocare a pallone. Voglio trasmetterla ai miei giocatori. Vogliamo competere a questi livelli».
«La mia idea di calcio non si avvicina, al momento, a quella del Milan. Oggi, in base ai giocatori che abbiamo, penso ad un calcio più posizionale. Ma in futuro sì, mi piacerebbe. Per me il calcio è basato su tempi e spazi. Se hai un giocatore intelligente a livello tattico e capisce le situazioni e ha capacità di decisione riesci ad avere molto più movimento e molti più cambi posizionali. Quel giocatore detterà il tempo a tutta la squadra di muoversi negli spazi. La mia idea di calcio è molto simile a quella del Milan: usare l’intensità per stare più vicini alla porta avversaria».
«Penso che come calciatore e uomo non c’è limite per la crescita. Candreva è fenomenale, sia con la palla che senza. Senza palla è davvero straordinario. Con il pallone al centro potrebbe essere molto più forte, prova sempre il passaggio determinante. Quando avrà l’equilibrio per il passaggio decisivo sarà davvero un giocatore straordinario».
«Bonazzoli e Vilhena sono tecnicamente fenomenali. Per dove siamo e dove vorremmo essere, però, la qualità non è sufficiente. Dobbiamo alzare tantissimo l’intensità per mettersi a disposizione della squadra. Attenzione, non mi riferisco solo a loro. Sono fondamentali per questa squadra. La strada è quella giusta per quanto visto questa settimana, ma manca ancora tanto alla fine della stagione e ci serve sempre il giusto apporto per avere risultati. Per quanto riguarda il livello tecnico, questa è una componente che si basa sulle ripetizioni. La base del calcio è basata su controllo, passaggio, conclusione, dribbling, cross. Puoi migliorare questi componenti solo allenandoti. Per fare bene tutto questo devi analizzare bene la giocata per avere più tempo di prendere la decisione giusta. La componente tattica è fondamentale e l’intensità pure. Dobbiamo capire come aiutare i compagni per avere le opportunità di fare gol. I numeri sono importanti, ma io mi baso di più sul nostro gioco».
«I risultati degli altri? Ripeto: dal primo giorno che sono arrivato, lavorare alla mia idea di gioco con questa pressione è difficilissimo. Sono arrivato in un momento non facile per la squadra. Quello che chiedo ai ragazzi è di concentrarsi su quello che possiamo fare noi. I risultati degli altri non devono interessarci, non possiamo controllarli. Abbiamo due parti del cervello: subconscio e inconscio. Il subconscio è nel presente. Noi lavoriamo su quello, sul momento. Quando parlo degli errori fatti in partita non posso concentrarmi solo su quelli. Voglio concentrarmi soprattutto su quello che c’è da fare. È questo l’obiettivo. Sono molto fiducioso».
«Il modulo che uso qui? È completamente diverso da quello con cui sono cresciuto. Sono cresciuto con il 4-3-3, col vertice basso a centrocampo. Poi ho conosciuto giocatori che mi hanno portato su un’altra idea. Quando sono arrivato ho fatto delle valutazioni: questa squadra è costruita per avere una linea a 5 dietro. Posso utilizzare uno dei centrocampisti, come Maggiore, che riesce a giocare basso e a costruire. Ha questa capacità. La mia idea è di avere superiorità dall’inizio per arrivare davanti, nella metà campo avversaria. La crescita della squadra è quella di arrivare ad una linea sempre più alta. Avere una squadra più corta che capisce la linea e gli spazi, per controllarli anche nella transizione, da difensiva a offensiva. Molti giocatori non sono proattivi. Il mio obiettivo è quello di educare i giocatori e fare sì che diventino importanti nel gioco. Devono diventare attivi».
Nelle ultime partite Piatek aiuta la squadra ma non riesce a segnare. Non è mai stato così a lungo senza trovare il gol. Come si lavora in questi casi?
«Gli attaccanti hanno momenti così. Quelli che hanno meno momenti di questo tipo sono attaccanti di squadre fortissime. Lui ha le capacità per segnare. Deve continuare a insistere, deve stare tranquillo. Come punta deve stare vicino alla porta, deve essere molto più ‘intenso’ e avere quella sua voglia di fare. Deve essere più egoista e provare a cambiare questo momento. Nel Benfica ho avuto un giocatore che prima di calciare in porta già urlava “Gol!”. Questa capacità di sentirsi sicuri è importante».
«Sambia è un giocatore che non conoscevo. Ha un potenziale immenso. È uno che riesce ad avere un cambio di passo importante, ha qualità tecnica e capacità di tiro e cross straordinarie. Deve essere più proattivo e preparato mentalmente. Quando ci riuscirà sarà importantissimo per la nostra squadra e sarà anche pronto per altre grandi squadre. Dobbiamo stare con le linee strette. Il timing della pressione e delle distanze, il filtro, tutto questo deve aiutarci a difendere bene. Soprattutto sulla loro corsia sinistra, dove sono fortissimi».
«Gioca Ochoa? Dico che gioca la nostra città. Giocano soprattutto i nostri tifosi. Sto vedendo ancora di più, ora che sono qui, che c’è potenziale in questo progetto. I nostri tifosi sono importantissimi. Il calcio senza tifosi non è nulla. Dobbiamo giocare per loro, devono sentirsi riconosciuti e rappresentati da noi in campo. Dobbiamo apprezzare la passione dei nostri tifosi. E comunque sì, gioca Ochoa».
Fine conferenza.