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Le parole del mister Nicola al termine di Salernitana-Udinese

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Le dichiarazioni del mister Nicola, autore di un altro miracolo sportivo con la sua Salernitana. Ecco quanto dichiarato in conferenza stampa post partita.

Salernitana, Nicola: “Godiamoci questa salvezza”

Il 7% è diventato 100%. Avete fatto qualcosa di veramente incredibile

«Partiamo dall’inizio. Quindici partite, non credo che altre squadre ce l’abbiano fatta con lo stesso numero di match a disposizione. Stasera abbiamo sentito l’emotività del momento. Me ne ero già accorto dopo la partita con l’Empoli. I ragazzi erano non sfiduciati, ma seccati. Per la seconda volta avremmo potutto chiudere la pratica salvezza in anticipo. Però va considerato che abbiamo dovuto fare una rincorsa pazzesca dal punto di vista non solo della struttura del gioco in campo, ma del ritmo, dell’attenzione mentale, delle energie impresse. Stasera, al pari del Cagliari, sono state due squadre che hanno sentito molto la partita. I ragazzi meritavano dei gol, ma stasera sentivamo talmente tanto la responsabilità di voler chiudere questa pratica che a tratti ci ha giocato un brutto scherzo. Fortunatamente e meritatamente ci siamo salvati».

Sull’impresa ripetuta dopo quella con il Crotone

«Non si possono paragonare le due salvezze. Qui, però, ho avuto il supporto dal primo giorno. Dal presidente al direttore sportivo. Perdendo alcuni pezzi abbiamo avuto qualche difficolta, ma alla fine il DS ha creato una squadra che è diventata velocemente squadra. Si pensava non lo potesse essere e alla fine ha prodotto risultati. Sono contento soprattutto perché lo stadio visto stasera merita questa categoria e la meritano anche i ragazzi per quello che hanno dato».

Sul futuro a Salerno e sul pensare al Cagliari durante il match

«Sono ancora elettrizzato. Ci sono i modi e i tempi per tutte le cose. Credo di essermi già espresso. Sapete qual è la difficoltà di un allenatore: è sempre nella centrifuga e non si gode mai nulla. Devi sempre pensare alla partita dopo. In campo pensavo alla mia partita e mi dava fastidio che qualcuno menzionasse un’altra partita. È una salvezza che potevi perdere e potevi conquistare, ma questo lo sapevamo dall’inizio. La difficoltà più grossa è stata preparare emotivamente i miei ragazzi. Stasera sono rimasti gelati in certi momenti, avevano fretta di fare tutto subito. È stato complesso gestire le emozioni. Ci sono giocatori che non arrivano mai in tutta una carriera a giocarsi una partita del genere. Per me è il quinto/sesto anno e non è che mi piaccia giocare sempre partite del genere. Mi piacerebbe giocare anche per altri obiettivi».

C’erano le premesse o sono giunte in seguito ad una determinata partita?

«Non ci ho mai pensato. Sono arrivato con l’intenzione e la scossa che mi ha dato il presidente e il direttore a telefono. Mi sembrava una cosa talmente pazzesca che ho detto “è perfetto per me”. Cercavo qualcosa di stimolante. Era estremamente difficile e quindi c’erano i presupposti giusti perché io potessi portare il mio lavoro e le mie idee. Mi secca che in questa partita i ragazzi non abbiano ottenuto un risultato, perché i ragazzi lo meritavano per il lavoro quotidiano fatto. Forse avevamo vinto a Udine al 93′ e a parti inverse avremmo dovuto vincere così anche stasera: sarebbe stato il perfetto coronamento del percorso. Però la vita è questa. La cosa che mi fa più piacere è che questo campionato è stato vero dall’inizio alla fine. Non c’è stata neanche una partita che non sia stata combattuta, per noi. Tra l’altro, arrivando dopo una settimana incredibile. Abbiamo sperimentato il ciclo della vita: è morto il padre di un nostro collaboratore ed è nata la figlia di un nostro giocatore. Abbiamo avuto difficoltà anche a livello di giocatori titolari. Alla fine abbiamo avuto bisogno di tutti. Per quello che abbiamo dimostrato credo che Salerno meriti la Serie A».

A chi dedica questa salvezza?

«A tutti quelli che hanno creduto e che hanno generato positività, alla mia famiglia. Sono contento per il presidente e per il direttore, ma soprattutto per i miei ragazzi. Abbiamo vissuto tre mesi e mezzo insieme e vi assicuro che la sfida che gli ho posto e nei termini in cui gliel’ho posta non era facile. Solo stasera hanno sentito il peso, per il resto hanno risposto alla grande».

Ci sono le premesse per costruire un qualcosa di davvero importante?

«Questa piazza dall’arrivo di questo presidente e per quello che ha dimostrato, per la serietà che ha avuto, per la competenza e la celerità di metterci a disposizione servizi che potessero migliorare la qualità del nostro lavoro, con la scelta di alcuni professionisti – uno su tutti il direttore Sabatini, che è stato criticato, ma che ha costruito una squadra – credo che ci siano i presupposti per creare qualcosa di davvero interessante».

Sulla decisione di cambiare assetto tattico e sulle nuove sfide

«L’ho fatto diverse volte. Cerco le sfide, una logica nelle sfide. Sono subentrato più volte. Era istintivo, per me, perché così potevo dimostrare che il mio lavoro ha una certa importanza. Qui c’è stata una logica, società e direttori mi hanno dimostrato questa logica con competenza e conoscenza che non era facile da dimostrare. Ci sarà tempo per pensare al resto, al futuro. Ora godiamoci il momento. Per quanto riguarda Verdi, volevo far passare un messaggio ai ragazzi: bisogna vincere. Dal momento che non avevamo Ederson e Verdi ha già fatto la mezzala, anche nel Torino… Contro la Roma fece qualcosa di straordinario. L’ha fatto per una decina di partite. Non volevo scegliere tra Bonazzoli e Verdi perché il messaggio era quello di dover vincere. Stasera qualcuno ha sentito di più la responsabilità di non deludere quelli che erano venuti a sostenerci. Quando non si è abituati ad affrontare certe dinamiche è facile rimanerne preda. È la prima volta, bisogna costruirsi l’esperienza, la qualità e la mentalità».

È entrato in simbiosi perfetta con la città. Senza di lei questa Salernitana non si sarebbe salvata

«Credo umilmente che il più grande acquisto fatto dalla Salernitana sia il nostro presidente. Vi assicuro che ha entusiasmo ed è un vulcano di idee. Credo possa costruire la base per tutto. Indubbiamente, oltre ad accettare la sfida di Salerno, mi intrigava lavorare con Sabatini, che è un totem dal punto di vista dei DS in Italia. Ero curioso di scoprire com’era, come lavorava, come ragionava. Sono rimasto molto colpito. Credo ci siano due componenti, presidente e direttore, che siano umilmente ambiziosi. Non mi considero da meno. Quando parleremo dirò quello che penso se interpellato».

Quale sarà la prima cosa che farà in giornata

«Mi rivedrò la partita e mi godrò lo spettacolo offerto da una città che non ha eguali nel rapporto tra numero di abitanti e gente allo stadio. Se riusciamo a trovare la giusta stabilità, la giusta chimica, credo sia un posto dove far calcio e potrà diventare molto gratificante. Sull’andare al Vaticano a piedi dico che era una battuta, non mi va di fare della goliardia su un tema del genere, perché non credo che il Santo Padre abbia il tempo di vedermi. Se mi recherò in Vaticano sarà per altri motivi. È stata la salvezza del lavoro e del coraggio, secondo me».

Difficoltà dopo il 5-0 con l’Inter, un momento difficile

«Non c’è stato un momento difficile. I dati dicevano che stavamo crescendo come squadra e come produzione di gioco. È ovvio che dovevamo scegliere le priorità da migliorare e non potevamo essere perfetti. Con il Torino in quanto a numeri abbiamo dimostrato che pareggiare sarebbe stato ingiusto, poi abbiamo addirittura perso… La squadra ha sempre offerto gioco, ha sempre creduto e dal punto di vista emotivo abbiamo dato tutto. Forse stasera avremmo potuto dare di più se fosse arrivato il gol e se avessimo interpretato la partita con più calma. Invece è come se avessimo pesato tutti quelli che sono venuti a darci una mano, ma anziché spingerci ci hanno resi più pesanti visto che dovevamo fare qualcosa di importante».


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