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Don Roberto Faccenda: “La Salernitana è passione”

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Tra i sostenitori della Salernitana, c’è un tifoso speciale, Don Roberto Faccenda, cappellano dei granata. Da vent’anni ad oggi sono due le grandi fedi di Don Roberto, quella cattolica e quella dei granata. SalernoSport24 lo ha intervistato.

La Salernitana di… Don Roberto

Il campionato Serie A 2022-2023 continua, e domenica 5 marzo i Granata hanno pareggiato con la Sampdoria. Il prossimo match sarà lunedì 13 marzo dove la squadra affronterà il Milan, con una squadra quasi al completo. Mancheranno, infatti, solo Troost-Ekong e Fazio. Di fianco ai pensieri dei calciatori ci sarà il solito ed immancabile sostegno di Don Roberto Faccenda, cappellano e guida spirituale della rosa agli ordini di Paulo Sousa.


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La fede cattolica incontra quella calcistica

Il calcio è passione ed il calcio, quello vero, non si macchia di violenza ed ignoranza, e Don Roberto questo lo sa benissimo. Il parroco di Eboli sostiene la sua Salernitana con dedizione e costanza, ma non è solo la squadra che conta. Amato e rispettato da tutti, l’unicità di Don Roberto si afferma anche grazie al suo ruolo di cappellano per la squadra del Cavalluccio.

Tra l’amore per il prossimo e l’amore per la Curva, Don Roberto rappresenta il perfetto incontro tra la calma della chiesa e la frenesia del calcio. Il prete salernitano non lascia fuori nessuno, una delle ultime iniziative che sono state attuate grazie al suo aiuto, è quella di richiedere ai calciatori granata di regalare l’abbonamento Sky per i detenuti del Casa Circondariale “Antonio Caputo” Fuorni

Come nasce l’idea di regalare ai detenuti l’abbonamento?

«Abbiamo avuto un colloquio con un carcerato e erano emerse alcune possibilità, fra queste la più complicata era proprio quella dell’abbonamento. Ho fatto da portavoce alla Salernitana e loro hanno trovato le modalità con i calciatori che sono stati davvero generosi. Da sottolineare che loro sono nell’unico carcere che non ha la possibilità di seguire la partita in Serie A, non ci sono solo salernitani, ma anche napoletani che vorrebbero seguire la propria squadra del cuore».

Nelle ultime settimane si è parlato di entusiasmo in calo anche se la Curva è riuscita a mettere fine a queste voci, lei cosa ne pensa?

«Per quanto riguarda l’entusiasmo quello può calare, però dobbiamo considerare tutti gli altri settori dello stadio oltre la curva. Quest’ultima come amore, come dedizione, come voglia non è mai calata, ovviamente vedendo prestazioni sottotono in campo è stato più complicato, ma i tifosi della Curva hanno fatto in modo di poter spronare i giocatori. La Curva era affiatata come in qualsiasi altra partita. Ho capito che il calcio è così, facilmente ci si indigna e facilmente si cambia idea appena la squadra vince. I giocatori sono sempre gli stessi che vincono e perdono, sono le giornate ad essere diverse».

In merito a ciò, com’è cambiato il suo essere tifoso da prima della conversione al dopo?

«La tensione con la quale vivo le partite non si è modificata di un grammo, invece gli epiteti che rivolgo generalmente agli avversari sicuramente adesso sono molto più leggeri. La tensione però è sempre la stessa. Io ricordo benissimo il 22 maggio 2022 nel quale ho perso dieci anni di vita, uscendo dal campo sono invecchiato, un mal di testa devastante. Ora però quello che ci interessa è fare punti, sarebbe bello uscire dall’idea di accontentarsi del quintultimo posto».

Ritornando alla fede cattolica, com’è nata questa sua vocazione?

«Dobbiamo tornare indietro di vent’anni. Come si vede nel mio vestiario e nel mio modo di parlare, porto comunque con me il mio passato dove non ero proprio dedito alla chiesa. Poi ho incontrato dei preti e dei ragazzi che frequentavano la parrocchia diocesana a Eboli, nella quale ero cresciuto. Ricordo che c’era anche una ragazza che mi piaceva in parrocchia e cominciai a frequentare; da lì… dentro di me, dopo vari percorsi, è successo che a 17 anni, quasi 18 ho iniziato a prendere più seriamente questo mondo facendo un percorso più attento alla fede. Dopo il diploma presi la decisione di entrare in seminario e a 18 anni, con un passato devastato, ho iniziato il mio percorso (sette anni di studio e tredici di conversione), e ad oggi sono contento e fiero della mia scelta e della mia esperienza».

Vuole lasciare un messaggio ai giovani tifosi?

«Il messaggio è sempre legato alla passione che ci fa sia soffrire che gioire, però questa è una passione che va accompagnata, curata e non può essere semplicemente legata ai risultati. C’è un coro della Curva che è bellissimo che recita “vada come vada”, è importante vincere, ma conta di più la passione che vogliamo mettere in questa realtà. Lo dico che per chi è tifoso da tanto tempo e potrebbe vedere affievolire la sua passione e lo dico per chi sta iniziando adesso ad essere tifoso della Salernitana. Amare una squadra è una piccola vocazione, è una piccola fede da custodire».

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