In vista di Salernitana-Sampdoria, intervista a Roberto Breda. Esclusiva della nostra redazione all’ex per eccellenza in vista di un match importante. Le sue parole e considerazioni legate alla storia che indissolubilmente lo accomuna ai granata e ai blucerchiati.
Sampdoria-Salernitana: intervista a Roberto Breda
Originario della periferia di Treviso, a quindici anni giunse a Genova per giocare nel settore giovanile della Sampdoria. Qui prese il diploma di ragioniere e conobbe la moglie Raffaella, dalla cui unione nacquero due figli. Tra il 2006 e il 2007 è stato assessore allo sport del comune di Salerno, città nella quale ha giocato per otto stagioni sportive con la maglia della Salernitana. Nel 2010 firma il contratto diventandone allenatore per la stagione di Lega Pro Prima Divisione 2010-2011.
Salernitana-Sampdoria: è doveroso chiederle un ricordo legato ad entrambi i club che si sfideranno
«Sono i due nomi per me più importanti. La Samp mi ha preso da un piccolo paesino e mi ha portato in Serie A. Salerno è la mia storia. Tutte le cose importanti e belle, sono accadute a Salerno: lì sono diventato davvero calciatore. Ho avuto la possibilità di crescere e formarmi. Sono due squadre che per me significano tanto, ma a Salerno, sono stato molto più protagonista».
A prescindere dalla salvezza, dato anche il nuovo assetto societario, cosa intravede per il futuro granata?
«Il 31 dicembre è una data fondamentale; si è passati da un inevitabile fallimento alla visione di un futuro. Un futuro molto interessante, data una proprietà con voglia, ambizione e forza economica. Ha detto bene, a prescindere da Serie A, Serie B, quest’anno noi pagheremo dei mesi buttati al vento tra confusione e uno stato mentale non proprio ottimale per i ragazzi. La squadra ora è matura, gioca le partite con entusiasmo e ha voglia di ripartire con dignità. Bisogna anche saper perdere con dignità».
Ha usato la parola ‘noi’ parlando della Salernitana. Si intuisce dunque il suo cuore in che direzione vada: ma come pensa andrà il match di sabato?
«Ho detto noi perché sono legato a Salerno e spero, anche con possibilità non proprio incoraggianti, che possa magari accadere il miracolo. Non amo fare pronostici, ha poco senso per me ma spero possa andare bene per i granata e per Nicola».
Infine le chiedo: auspica per lei un futuro sulla panchina granata? Spera in una chiamata dalla società?
«Ho già allenato la Salernitana, non è che non mi piacerebbe rifarlo, anzi. Penso però che un professionista, debba essere chiamato non per la sua storia ma per le potenzialità testate nel corso della carriera. Sono molto fatalista, se arrivasse una chiamata, ci rifletterei in maniera molto tranquilla. Nella vita, mai dire mai. Conosco la piazza, so cosa vuol dire stare a Salerno ma vorrei fosse fatto per quel che valgo e non per i miei trascorsi».