Nel prossimo turno di Serie A New Energy, la Feldi Eboli sarà impegnata nel derby salernitano contro Sala Consilina. Giunti alla 24ª giornata della massima competizione italiana di calcio a 5, è giunta dunque l’ora di tirare le prime somme.
Il cammino in crescendo della Feldi Eboli
Il successo non accade per caso, si costruisce. Gran parte di esso fonda le sue radici grazie all’accurato lavoro di pianificazione di un team che lavora ‘nell’ombra’, ma che lo fa affinché anche una semplice realtà diventi certezza.
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Dal campo di calcio a 11 al parquet, in un contesto totalmente nuovo rispetto al passato – differente nella tua totalità – la persona di Sergio Russo va a incastrarsi a pennello nell’organigramma stilato dal presidente Gaetano Di Domenico che dirà del suo dirigente: “Sergio è uno di famiglia, riponiamo in lui grande fiducia”.
Controllo di gestione; valutazione delle possibilità finanziarie; seguire i flussi di entrata che provengono dagli sponsor: le sue differenti mansioni, svolte in questi anni, risultano determinanti se si tiene in considerazione lo status – che sta un po’ stretto – di dilettanti affibbiato ai protagonisti della scena calcettistica.
L’intervista al responsabile amministrativo delle foxes
La nostra redazione ha avuto il piacere di intervistare, in esclusiva, uno dei protagonisti del ‘dietro le quinte’ della società ebolitana: il responsabile dell’area amministrativa delle volpi, Sergio Russo.
Le sue prime parole in rossoblù furono: “Chi approda in questa società sa di dover dare tutto”
«Le ricordo bene. Provenivo dal calcio a 11; lasciai poiché quel contesto aveva cambiato pelle negli ultimi anni, poi si presentò questa possibilità. Devo dire che, da non intenditore, immaginavo un ambiente differente. Non pensavo che il livello fosse così alto. Rimasi entusiasta sin dall’inizio. Ero convinto che questa piazza avesse un’impostazione e una mentalità che avrebbe portato al raggiungimento di qualche trofeo. Posso dire di essere stato un profeta in questo senso (ride n. d. r.). Fu un qualcosa di istintivo, una sensazione di primo acchito. Nel mondo del futsal, l’atleta vive a tutto tondo il suo lavoro nell’arco della settimana, si tratta di un’ipocrisia l’essere qualificati come dilettanti».
Per ottenere successi “bisogna fare uno step alla volta, tenendo d’occhio il budget, senza sborsare cifre esorbitanti, lontane dal mondo del futsal, per poi scomparire o non vincere per diversi anni”: queste le parole del DT Serratore diversi mesi fa ai nostri microfoni. Lei è in linea con questo pensiero?
«Parlando una settimana fa col direttore tecnico e col presidente ho razionalizzato dicendo che, forse, una delle cause che non consente a questo sport di raggiungere la vetta, a dispetto di una base abbastanza estesa, sta proprio in questo. Non ci appartiene formare una squadra partecipando ad aste. Il tandem Di Domenico-Serratore ne è la prova, riuscendo a creare ossature durature nel tempo. I nostri successi partono dalla prima finale di Coppa Italia, dai piccoli traguardi. È un cammino iniziato prima del successo. Inoltre, abbiamo vinto lo scudetto col 4°-5° budget: questa è un’altra grande vittoria. Il tutto bisogna coniugarlo alla componente tecnica. Si tratta dunque di un lavoro di squadra. Noi abbiamo le nostre convinzioni: i giocatori sanno di trovare condizioni per dare il massimo e un ambiente esterno che li coccola. Chi bada esclusivamente all’offerta economica non fa per noi».
Avete continui confronti con la società?
«È nata una vera amicizia col presidente Di Dominico, nei rapporti di vita succede. Poi ritengo che ‘il buono attiri il buono’ e quando vi è una catena virtuosa si respinge l’elemento negativo. Vivo bene grazie all’ambiente e al rispetto, vi è una grande unità d’intenti. Bisogna creare un clima di squadra ed è una dote che riconosco al presidente. Una società giusta nei comportamenti, nella mentalità e nell’approccio può aumentare in percentuale anche il rendimento sportivo. A questo discorso si aggiungono i giocatori e un talento della guida tecnica del futsal, Salvatore Samperi: è davvero tanta roba, ne sentiremo parlare anche in futuro».
Come valuta il percorso del vostro prossimo avversario: lo Sporting Sala Consilina?
«Valuto positivamente il loro percorso, ricordiamoci che si tratta di una neopromossa e quindi, in quanto tale, la posizione che occupa attualmente rappresenta una grandissima soddisfazione. Godono del sostegno del territorio, questo è importante. Il loro palazzetto è quasi sempre pieno. L’entusiasmo dell’ambiente e dei ragazzi si vede, questo aumenta anche la cifra tecnica. Abbiamo grandissimo rispetto dello Sporting. Sono andati a giocarsela sempre con chiunque. Di conseguenza, dovremmo stare molto attenti. Indubbiamente il successo serve a entrambe. La classifica è molto corta, dal sesto al quarto posto pochi punti separano le squadre. Non abbiamo l’ambizione di vincere la regular season, ma certamente vorremo arrivare in una posizione comoda, magari nelle prime quattro di classifica, in vista dei play-off. Sarà importante avere gli uomini in forma, sia fisicamente che mentalmente, durante la post-season».
L’andamento è in linea coi piani di inizio stagione? Col senno di poi, avreste operato altre scelte?
«Credo che la cosa più difficile nello sport sia ripetersi. Perché, dopo una vittoria, nell’ambiente qualcosa si modifica. Questa cosa l’abbiamo subita. La Supercoppa è arrivata di slancio: con la mentalità giusta l’abbiamo portata a casa. Inconsciamente, c’è il rischio di adagiarsi. Poi è arrivata la Champions, un’avventura bellissima (tra le migliori sedici d’Europa per il secondo anno consecutivo n. d. r.). Al termine, risulta difficile azzerare. Nelle ultime settimane ho notato che la squadra stia recuperando la strada giusta. Nonostante i due pareggi, dove la quantità e la qualità del gioco espresso sono state evidenti, non mi sento di muovere alcuna critica, anzi mi auguro che si continui così: prima o poi i risultati che contano arriveranno. Sono moderatamente ottimista. Vi è un rammarico per la Coppa Italia, la classifica non ha aiutato in tal senso, però coi ‘se’ e coi ‘ma’ non si va da nessuna parte. Proveremo a vincere ancora: abbiamo una maglia e uno scudetto da onorare. Siamo in linea con i budget che ci eravamo prefissati, ci teniamo a rispettare i nostri impegni. Questa è un’altra nostra forza. Non possiamo correre dietro a stipendi esorbitanti. Qualunque calcettista che maturi in sé questo tipo di necessità è giusto che venga lasciato libero di cambiare aria. Abbiamo apprezzato chi ha avuto piacere nel restare, adeguando nelle giuste misure lo stipendio, ed è stato premiato anche per questo. Deve partire tutto dal giocatore, dalla sua voglia di rimanere a Eboli. Rispetto a quanto prefissato, siamo un attimino sotto le nostre aspettative: direi un 9 su 10. Il tutto potrà essere colmato nei prossimi due mesi, non dimentichiamolo».