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Vignaroli: “Salvezza? Va cambiato il modo di pensare e…”

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In vista della gara di campionato tra Salernitana e Monza, il doppio ex Fabio Vignaroli è intervenuto ai nostri microfoni. Ecco le sue dichiarazioni.

L’intervista a Fabio Vignaroli

Dopo aver mosso i primi passi da calciatore nelle fila del Como, con la cui maglia disputa tre stagioni di C1, nella stagione 1998-1999 si trasferisce a Monza, in Serie B. In Brianza si fa notare, attirando l’attenzione della Salernitana, che lo acquista nell’estate del 2000. Proprio con la maglia granata, alla seconda stagione in Campania, raggiunge per la prima (e unica) volta la doppia cifra di gol. Saranno 21 le marcature tra campionato e coppa sotto la guida di Zdenek Zeman. L’anno successivo, dopo l’esonero del tecnico boemo, a gennaio dice addio anche Vignaroli, che si trasferisce a Modena, in Serie A.


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Dopo due stagioni in massima serie, il Modena retrocede, e Vignaroli, nel gennaio del 2005, si accasa al Parma. Poi Bologna e Bari (in B), e la Lazio nel 2007, prima di lasciare l’Italia, in direzione Grecia. Nel 2009, da pioniere, si trasferisce in Australia, ai Newcastle Jets, con i quali gioca fino al ritorno a Monza, avvenuto nel gennaio del 2011. La sua carriera si conclude dopo la parentesi biennale nel campionato maltese: è il 2014.

Lei è passato dal Monza alla Salernitana nel 2000. Cosa la spinse a scegliere Salerno?

«Il Monza era in difficoltà, stavano cambiando proprietà e c’era l’esigenza di vendere. Ero uno dei pochi giocatori rimasti ed ebbi quest’opportunità di andare alla Salernitana, il cui direttore mi stava seguendo».

Avrebbe mai immaginato che il Monza potesse diventare la società che è oggi?

«Già allora il Monza era in orbita Milan; poi si è strutturata in maniera diversa, ma aveva già un buon centro sportivo ed aveva ai vertici degli imprenditori importantissimi».

A Salerno, nella stagione 2001-2002, con Zeman in panchina, ha messo a segno 21 gol. Ci parla di quell’annata fenomenale?

«In generale, fu un’annata di alti e bassi: eravamo partiti con un certo tipo di gioco, adattandoci a ciò che chiedeva il mister e ci stavamo anche divertendo. Potevamo ambire a qualcosa di più, ma, purtroppo, abbiamo avuto un calo importante verso la fine. Personalmente è stata una soddisfazione, ma alla fine c’è stata la grande delusione per non aver raggiunto la Serie A».

Oggi, invece, la Salernitana non ha un attaccante da doppia cifra. Pensa che Weissman sia un acquisto adeguato per porre rimedio a questa mancanza?

«Non so se siano necessari attaccanti da doppia cifra per raggiungere certi obiettivi (la salvezza, ndr). Tuttavia, lo avevano, ma ci sono stati problemi interni, penso d’intendimenti. Weissman ha una gran fame e si sta facendo notare proprio per quello e per la rabbia agonistica. È una cosa che dovrebbe avere tutta la squadra, non solo l’attaccante».

E su Dia? Quanto sta pesando sul suo rendimento ciò che è successo in estate?

«Sono cose molto antipatiche: quando ci sono situazioni poco chiare è sempre controproducente per società e calciatori. Chi fa calcio conosce questi meccanismi e dovrebbe sapere che andare muro contro muro fa solamente danni a tutto l’ambiente».

Crede che la Salernitana sia ancora in grado di salvarsi con l’arrivo di Liverani?

«La situazione è molto difficile, ma ci sono state squadre che hanno guadagnato molti punti nel girone di ritorno, facendo dei miracoli. Quindi, fino a quando la matematica non condannerà la Salernitana, è giusto crederci. Naturalmente va cambiato il modo di pensare e di approcciare le partite».

Un pronostico sulla partita di sabato?

«Il Monza arriva da una gran vittoria contro il Milan e la Salernitana da una brutta sconfitta. Sono due squadre alle quali sono molto affezionato, ma spero che la Salernitana vinca, poiché ha più bisogno di punti in questo momento».

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