Peppe Poeta è certamente uno dei volti più iconici del panorama cestistico italiano. Dalla provincia di Salerno, Poeta si è fatto largo tra i big del Basket europeo fino ad approdare nella nazionale di basket italiana, collezionando 120 presenze. SalernoSport24 lo ha intervistato in esclusiva per voi.
Peppe Poeta, “Vincere non è tutto”
In comparazione al suo talento, Peppe Poeta non ha vinto (quasi) nulla. L’unico trofeo in bacheca è una coppa Italia con la Fiat Torino nel 2018. Nonostante questo, egli rimane uno dei più grandi talenti degli ultimi anni ed un punto di riferimento per i bambini che sognano di diventare professionisti. Il giorno del suo addio al basket giocato, ha deciso di intraprendere un nuovo percorso, quello dell’assistente allenatore; ma Peppe Poeta parte da lontano, dal basket provinciale: è da qui che è partita la nostra intervista.
Dal Basket di provincia alla maglia della nazionale. Qual è la vera grande differenza tra i due palcoscenici? Vediamo spesso ottimi giocatori nell’A2 che faticano a trovare minutaggio una volta approdati nel massimo campionato.
«Ho vissuto sempre godendomi il momento. Ho fatto dalla C1 alla serie A senza perdere di vista la passione e l’entusiasmo a giocare a pallacanestro, il che mi ha dato sempre l’occasione di superare i limiti fisici che potevano frenare la mia crescita».
Questo tuo entusiasmo ti ha portato anche fuori dall’Italia, in Spagna, nel Saski Baskonia: qual è la differenza tra la cultura cestistica spagnola e quella italiana?
«Ho giocato due anni in Spagna. Sono orgoglioso di averlo fatto. La maggiore differenza tra i due campionati sono gli investimenti fatti sulle infrastrutture e l’ottima valorizzazione del prodotto fatto negli ultimi anni in Spagna. Per non parlare della fan base. Questo ti permette di avere una base di giocatori più ampia. I talenti che generi, di conseguenza, sono maggiori».
A te il talento, però, non mancava. In Nazionale hai giocato ben 120 volte. Roba non da tutti. Quali sono i primi tre ricordi legati alla maglia azzurra?
«La mia carriera è arrivata oltre ogni più rosea aspettativa. Arrivare a certi palcoscenici è stato meraviglioso. I tre ricordi a cui sono più legato in nazionale? Certamente l’esordio, a Bari, contro la Croazia; poi l’Europeo del 2013, dove abbiamo sfiorato la semifinale; uno triste, invece, è la sconfitta nella finale del 2016, contro la Croazia, valida per arrivare alle Olimpiadi».
A Torino hai vinto il tuo unico titolo ufficiale. È vero che hai ironizzato sulla vicenda dicendo a fine partita che non avevi mai vinto nulla?
«Mi sono divertito nella mia carriera e rifarei tutto uguale. Sono assolutamente orgoglioso di quello che ho fatto. Ho vissuto i miei anni migliori durante l’egemonia di Siena, quindi o giocavi a Siena o non vincevi (ride). Vincere è sicuramente una cosa bellissima, ma non è tutto».
Adesso stai affrontando un percorso che da giocatore ti porterà ad essere allenatore.
«Questo è stato un passaggio molto naturale. Oggi sto in un periodo di transizione, dove provo a dare una mano al capo allenatore con la mia esperienza di ex giocatore. Avrei potuto probabilmente giocare un altro paio di anni, ma sto seguendo il flusso naturale delle cose»
Uno sguardo verso domenica
Peppe Poeta siederà alla panchina dell’Olimpia Milano, a fianco del coach Messina, quando la squadra lombarda accoglierà i campani dello Scafati Basket. Sarà la partita di esordio per Stefano Sacripanti, nuovo arrivato in panchina gialloblù. Noi di SalernoSport24 seguiremo la partita e la racconteremo per voi.