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Cavese, il DS Fusco si racconta: “Pronti per questo rush finale. D’Angelo uomo spogliatoio”

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Il direttore sportivo della Cavese Pietro Fusco pochi giorni fa, ha rilasciato una lunga intervista ai colleghi di Mondo Blufoncé.

Cavese, Fusco: “Sogniamo la vittoria del campionato”

Sono tanti gli argomenti trattati dai colleghi di Mondo Blufoncé nella lunga intervista rilasciata dal DS Pietro Fusco.

Dal sogno Serie C, all’esonero di Ferazzoli e all’arrivo di Emanuele Troise. Pietro Fusco si racconta a 360° gradi.

Umanamente quanto le è costato esonerare Pino Ferazzoli?

«Umanamente tanto. Infatti, Pino è un ragazzo per bene, però se mi facessi trasportare dai sentimenti, non potrei fare questo tipo di lavoro. Gli allenatori si mandano via solo se la squadra non risponde, non se la squadra perde una o due partite. In quel momento lì eravamo deboli. Non mi è piacque la partita con il Portici, nonostante la vittoria. Volevo esonerare il mister perché avevo avuto la percezione che la squadra non seguisse l’allenatore. Però lì è subentrata la mia debolezza, perché so quanto Pino ci tenesse alla sfida con la Gelbison essendo un ex. A Vallo sono stati più bravi di noi, ma se una squadra esperta come la Cavese pareggia al 88′ non deve prendere gol un minuto dopo». 

Si parlava di tanti allenatori. Si sceglie Troise, che scelta è stata?

«I nomi come sempre sono stati fatti dai giornalisti. Però Troise è stato il mio unico nome da dopo l’esonero di Pino Ferazzoli. Da Sant’Agata qualcosa è cambiato, anche se a Lamezia abbiamo fatto una partita importante nonostante il pareggio. Il mister ha una metodologia diversa da quella di Ferazzoli, quindi c’è voluto un po’ di tempo per assimilare il tutto. La squadra ovviamente è ben diversa da quello di inizio di campionato. La squadra ha più coraggio, sono arrivati calciatori con caratteristiche importanti. Abbiamo migliorato tanti piccoli aspetti fondamentali. Troise ha dato più coraggio alla squadra ed è un allenatore che con la Serie D non ha nulla a che fare». 

Tornando all’aspetto societario, il rapporto con il presidente Santoriello?

«Sinceramente? Una proprietà così presente e disponibile non l’ho trovata nemmeno in Serie B. La società sta provando a prendere in concessione il Lamberti per 20 anni, la Cavese non può non avere uno stadio di proprietà o di gestione, perché non è pensabile che dobbiamo mandare un email quando la squadra deve allenarsi. Dobbiamo ringraziare il Comune di Bracigliano per l’ospitalità, però la Cavese deve stare a Cava, noi siamo lì perché non ci sono strutture adeguate e nel 2022 questo non deve accedere. So che le difficoltà che ci sono ma la Cavese può essere il motivo trainante della città».

 È ancora tutto aperto per la Cavese?

«Pensiamo  partita dopo partita. Sono stato a vedere il Portici domenica ed ha una squadra che ha qualità e dobbiamo stare attenti. Ma domenica sarà un’altra battaglia visto che il Licata è un’ottima squadra. È ancora tutto aperto perché oltre alla Cavese ci sono anche Gelbison, Acireale e Lamezia che ambiscono alla Serie C e questa battaglia è bellissima. Ci sono tre proprietà importanti che lottano per la vittoria più l’Acireale che ha qualcosa in più delle altre tre squadre a livello qualitativo».

Capitolo Angelo D’Angelo, il giocatore fermo per infortunio per lungo tempo e lungamente criticato, ultimamente ha deciso la gara con il Castrovillari. Sarà l’arma in più?

«Su D’Angelo possiamo scrivere pagine e pagine. Il calciatore è bollito, si è venuto a prendere passatemi il termine la pensione. Se c’è una persona fuori categoria a Cava de’ Tirreni è proprio Angelo D’Angelo. Vi racconto un aneddoto: D’Angelo tempo fa mi disse: «Direttore, dica al presidente che io rinuncio agli stipendi da qui fino a quando non guarisco». Detto questo al presidente la risposta fu: «Non mi interessa. So che D’Angelo mi risolverà i problemi alla fine». Questi sono due uomini importanti: un uomo che vuole pagare lo stipendio al calciatore che chiede di rinunciarlo. Potrà essere sicuramente l’arma in più per queste 10 finali».

Che scelte si sono prese visto l’arrivo di Foggia e l’addio di Diaz?

«La scelta è mia. Purtroppo in questo campionato non c’è meritocrazia, perché sei “costretto” a schierare i 4 under. Non possiamo avere tre prime punte come Allegretti, Foggia e Diaz e non farli giocare o mandarli addirittura uno dei tre in tribuna. Ho scelto di cedere Diaz perché vedo Allegretti un giocatore fondamentale rispetto ad Augusto. Per la situazione di Maffei, invece è diversa. Ho sbagliato alcune valutazioni al tempo. Io ero convinto che si riuscisse a ricucire il rapporto con Maffei in breve tempo. Caserta l’avevo chiesto già in estate, ma il Benevento non me l’ha voluto cedere perché puntavano su di lui per vincere il campionato di Primavera 2». 

Nell’annata 1997-1998 all’arrivo ad Empoli, il mister Luciano Spalletti le disse: Pietro sei pronto a fare la guerra? Nell’annata 2021-2022 la Cavese è pronta a fare la guerra?

«Si, ora si. Siamo ben consapevoli di quello che vogliamo, ma non dipende solo da noi, ma anche da noi. Io non temo Gelbison, Acireale e Lamezia. Temo il Licata che sarà il nostro prossimo avversario. Tutte le avversarie hanno delle problematiche da affrontare, ma noi siamo stati il nostro massimo problema. Ancora non ho digerito la sconfitta di Troina».

Quale giocatore secondo lei non ha avuto il giusto spazio?

«Guarda, secondo me tutti hanno ricevuto il giusto spazio. Però devo dirti che mi è dispiaciuto cedere Kasteris che secondo me avrà un grande futuro. Arriverà a fare il calciatore in categoria importanti. Se devo parlarti di prospettiva abbiamo vari calciatori che secondo me in pochi anni potranno giocare stabilmente nei professionisti tipo: Zielski, Paduano, De Caro. I calciatori della Cavese sanno che, se mi portano alla gloria verranno riconfermati. Poi, se vogliono andare via perché magari perché hanno offerte migliori, ci siediamo e ne parliamo. L’ambiente sarà fondamentale in queste dieci finali. La città di Cava farà la differenza».

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Ugo D'Amico
Ugo D'Amico
Classe 1996, giornalista pubblicista dal 2022 e prossimo alla laurea in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali. Nato praticamente con una palla tra i piedi, ma vista la scarsa qualità il sogno ora è di raccontare le mille emozioni che regala quel magico prato verde. Sono cresciuto seguendo le gesta di: Del Piero, Buffon, Ronaldo, Messi e tanti altri. Appassionato di calcio locale, passione che permette di capire a 360° le innumerevoli sfaccettature che sono presenti in questo fantastico mondo.
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