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Walter Sabatini: “L’onestà il mio principio guida. Il calcio per me è vita”

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Questo pomeriggio a Salerno Walter Sabatini è tornato per presentare, al teatro Ghirelli, il suo libro, intitolato: “Il mio calcio furioso e sorridente” (Piemme), una presentazione tutt’altro che banale e con il titolo del libro che incarna perfettamente la vita dell’ex direttore sportivo della Salernitana prima calciatore e poi dirigente.

Walter Sabatini: “Il calcio per me è vita”

«L’onestà è un mio principio guida, se lo si è si vive meglio e più compiutamente la vita. Questo è un principio che mi ha tenuto in piedi in un mondo, che ho frequentato e continuerò a frequentare, in cui essere onesti fino in fondo non è semplice. Ho deciso di andare in accordo con situazioni e personaggi non chiarissimi, ma io ho tenuto sempre la barra dritta per educazione, criterio di vita e per convinzione intellettuale; questo è il mio principio guida».


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«Per quanto riguarda il libro questa volta ho scritto per necessità, perché mi sono ritrovato nei mesi di giugno e luglio, dopo tanti anni di attività professionale come sospeso nel vuoto e non riuscivo a finire le giornate senza un senso di castrazione e di umiliazione. Da lì ho iniziato la sera a buttare giù delle idee, dei frammenti della mia vita e dei pensieri che inizialmente pensavo di accantonare lì ma che poi sono sfociati in questo libro. Oggi però sono contento di averlo scritto perché ne è valsa la pena ed è stato terapeutico per me perché l’ho fatto in un momento non facile della mia vita».

«Io, come tanti altri, non sono un uomo che riesce a stare lontano dal suo lavoro, ma non perché io sia speciale, ma perché tutti quelli che rimangono senza lavoro nel calcio si ritrovano in una sorta di perdizione, perché il calcio, così come diceva Pasolini: “È l’ultima rappresentazione sacra vigente“. Chi è stato escluso, come lo sono stato io, da questo mestiere soffre moltissimo; in questo momento vedo persone che nel calcio ci sono, e ci sono state, e che quando non lavorano provano un sentimento sovrapponibile al mio».

«Perdere il posto nel calcio non è come perdere il posto in banca o un posto di lavoro qualsiasi è come perdere la vita, perché il calcio è vita. A me manca il litigio nel calcio, il calcio è litigio che inizia la mattina e finisce a notte fonda e a me manca moltissimo. Ho dovuto quindi scrivere per lenire questa sofferenza e per edulcorarla». 

Salernitana, una questione di percentuali (o quasi)

«In quel momento la stampa specializzata fece una statistica in cui dicevano che la Salernitana era retrocessa al 93%, da quel momento il “7%” divenne uno slogan e capii che sarebbe diventato un collagene con la gente, infatti, si iniziarono a stampare maglie con questa percentuale, compresa mia moglie (risate n.d.r)».

«Io non ho nessuna difficoltà a parlare della mia salute. Mi dissero che avevo un tumore ai polmoni e che mi sarei dovuto operare a Padova. Domandai al professore, che mi avrebbe dovuto operare, quante percentuali avessi che questo non fosse un tumore irreversibile senza cura, lui sbuffando si prese un 0,5%, una statistica peggiore di quella della Salernitana (ride n.d.r). Entrai nella sala operatoria trionfante e mi ripresi. Quindi io con la Salernitana ho fatto tesoro di questa cosa e mi sono detto: “Se io mi sono salvato da un tumore in cui la percentuale di vita era così risicata perché non mi devo salvare con la Salernitana in cui la percentuale del 7% è abbondantissimo».

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