venerdì 19 04 24
spot_img
HomeEsclusiveVerso Salernitana-Sassuolo, Della Rocca: "Il fattore campo può essere decisivo"
spot_img

Verso Salernitana-Sassuolo, Della Rocca: “Il fattore campo può essere decisivo”

spot_imgspot_img

In attesa di Salernitana-Sassuolo di sabato, la redazione di SalernoSport24 ha realizzato un’intervista al doppio ex Francesco Della Rocca.

La carriera del doppio ex con Sassuolo e Salernitana

Francesco Della Rocca, classe ’87 nato a Brindisi, era un jolly di centrocampo mancino capace di agire come mezzala, mediano davanti la difesa e trequartista.

Cresciuto nel settore giovanile del Bologna, viene preso in prestito dal Sassuolo nell’estate del 2008, quando il club neroverde si apprestava ad esordire in Serie B. L’allora giovane centrocampista non riesce a trovare molto spazio: solo nove presenze tra campionato e Coppa Italia prima di essere girato al Brescia nella stagione successiva. In ogni caso, gli emiliani, sotto la guida di Mandorlini, riusciranno a piazzarsi in settima posizione, mancando di quattro punti una storica qualificazione ai playoff.

Prima di arrivare a Salerno, il centrocampista pugliese passa prima per Brescia, Palermo, Bologna, Fiorentina, Siena e Perugia. Proprio dal club umbro la Salernitana lo acquista nell’estate del 2016, trovando nell’esperto centrocampista uno dei tasselli su cui costruire la salvezza. Della Rocca diventa titolare pressoché inamovibile del centrocampo granata, contribuendo con due gol in 30 presenze alla quasi qualificazione ai playoff dell’Ippocampo. Nella stagione successiva, la Salernitana ottiene una comoda salvezza, ma il contributo del centrocampista diminuisce drasticamente. Saranno soltanto sette le presenze tra campionato e Coppa Italia e, scaduto il biennale con i granata, si trasferisce a Padova dove terminerà la carriera a soli 32 anni.

Intervista a Della Rocca: “Ochoa e Dia fanno la differenza”

Cosa ricorda delle sue esperienze con Sassuolo e Salernitana, arrivate in momenti completamente opposti della tua carriera?

«Al Sassuolo ero molto giovane, ero alle prime esperienze della carriera e la squadra si apprestava a disputare il suo primo campionato di Serie B. Fu un’esperienza importante a livello personale. A Salerno, invece, ero già un giocatore maturo e affermato, con esperienze importanti in Serie A. Sono due piazze completamente diverse: a Salerno c’è il calore dei tifosi che è una delle prerogative più importanti, invece Sassuolo, che è un ambiente più piccolo, non ha tutto questo seguito, ma la società si è sempre contraddistinta per organizzazione e progettualità nel corso degli anni e si è affermata come una bellissima realtà».


Ti potrebbero interessare anche:


Si aspettava questo percorso in campionato da parte delle due squadre?

«Il Sassuolo nel girone di ritorno sta spingendo molto di più rispetto all’andata e finora ha ottenuto ottimi risultati. La Salernitana, dopo l’arrivo di Sousa, si è un po’ riassestata, però ha un rendimento ancora troppo altalenante. In linea di massima, i granata hanno comunque un organico di qualità che può garantire una salvezza tranquilla, non credo si possa fare di più».

Che tipo di partita sarà Salernitana-Sassuolo? Quale potrebbe essere l’ago della bilancia del confronto per le due squadre?

«Il fattore campo potrebbe risultare fondamentale: l’Arechi è un campo grande dove, se giochi con la difesa alta, lasci tanto spazio nelle retrovie. Il Sassuolo ha un tridente offensivo molto forte e può contare su mezzali abili negli inserimenti, secondo me sono questi i maggiori pericoli per la Salernitana. Di contro, però, il Sassuolo è una squadra che concede e la Salernitana può costruire occasioni importanti in contropiede. Mi aspetto una partita equilibrata».

Il modello Sassuolo per la scoperta e il rilancio di giovani talenti è ormai un punto di riferimento. Può la Salernitana ambire a diventare un qualcosa di molto simile alla realtà neroverde? Vedi delle similitudini nell’evoluzione di queste due realtà?

«Sicuramente la Salernitana può fare meglio a livello di settore giovanile. Negli anni passati è stato fatto poco da questo punto di vista, occorrerebbe investire sulle strutture che a Salerno sono sempre mancate. Ogni tanto mi sento con Stefano Colantuono, che è il responsabile del settore giovanile, e il problema dei campi, dove i giocatori spesso sono costretti ad appoggiarsi anche in strutture diverse dal “Volpe”, è quello che salta fuori il più delle volte. Secondo me, il centro sportivo nuovo sarebbe la migliore cosa da fare per poter costruire un progetto valido per i giovani. Sassuolo, d’altro canto, è una piazza dove un giovane può crescere senza grandi pressioni da parte di pubblico e città all’interno di una struttura all’avanguardia come il Mapei Football Center, mentre a Salerno sono più esigenti ed è più difficile per un giovane gestire la pressione, senza contare la questione centro sportivo. Per quanto concerne, invece, la Prima Squadra, ora la situazione è decisamente migliorata rispetto al passato».

I giocatori che più ti hanno sorpreso fino a questo momento di entrambe le squadre

«Della Salernitana mi hanno sorpreso molto Ochoa e Dia. Ochoa è uno di quei giocatori che possono sistemare parecchie cose all’interno di una squadra. È un portiere che dà sicurezza al reparto difensivo, al di là delle parate che riesce a compiere. Un po’ come Maignan con il Milan: con e senza di loro in porta, le squadre cambiano completamente. Per quanto riguarda Dia, è un giocatore che penso la Salernitana farà fatica a trattenere l’anno prossimo, perché là davanti è un giocatore importante e che può giocare ad alti livelli. Se c’è una big italiana interessata, credo che sarà difficile per la Salernitana riuscire a trattenerlo.
Passando, invece, al Sassuolo, direi assolutamente Laurienté. Non solo perché inizialmente lo conoscevo meno, ma perché è il giocatore più temibile dei neroverdi e ha la capacità di spaccare le partite. Ha una velocità e un’efficacia negli 1 vs 1 che sono eccezionali e che hanno fatto la fortuna in passato del Sassuolo, vedi con Boga, per esempio. È uno di quei giocatori che fa la differenza e avere giocatori in squadra che sanno saltare l’uomo è fondamentale. È uno degli esterni più forti attualmente in Italia perché è un giocatore completo che riesce ad abbinare qualità e quantità e sa fare gol».

Dove possono arrivare Salernitana e Sassuolo?

«Il Sassuolo può puntare all’Europa, ma ci sono anche altre squadre in corsa che stanno facendo molto bene, come per esempio il Bologna. Secondo me la possibilità c’è. Per quanto riguarda la Salernitana, gli ultimi risultati non sono stati molto entusiasmanti. Il Sassuolo lo vedo più in palla, ma i granata, con una salvezza più tranquilla rispetto all’anno scorso, otterrebbero già un miglioramento. Lo scorso anno è stato fatto un miracolo, ma salvarsi quest’anno con più tranquillità potrebbe portare più certezze e verrebbe più facile rinforzare la squadra rispetto agli scorsi anni, magari puntando verso obiettivi più nobili. Certo, sarà difficile trattenere i giocatori migliori, ma anche saperli sostituire con altri giocatori funzionali non rallenterebbe il processo di crescita della squadra».

Che mi dici della tua nuova carriera post-calcio? Di cosa ti stai occupando?

«Attualmente sto collaborando con un’agenzia, la Gio’Sport Management, in qualità di osservatore. Abbiamo giocatori forti e giovani di Serie B, C e dilettanti, con l’obiettivo che questi possano fare il doppio salto di categoria. È un progetto che parte dal basso e che punta alla scoperta di giovani forti in contesti poco conosciuti. Ho anche una mia accademia dove faccio fare tecnica individuale e allenamenti specifici per i ragazzi a Roma. Vedremo, poi, cosa mi riserva il futuro».

spot_img
spot_img
spot_img

Notizie popolari